mercoledì 29 agosto 2012

Il problema etico della diagnosi preimpianto

29 agosto 2012

 “La sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, non definitiva perché suscettibile di rivisitazione alla Grande Chambre, non cancella le problematiche etiche connesse alla diagnosi genetica preimpianto”, commenta Lucio Romano, Presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita

“E’ bene ricordare – sottolinea Romano – che da genitori portatori di fibrosi cistica il 25% dei bambini ha probabilità di nascere malato, il 50% probabilità di nascere sano ma portatore e il 25% probabilità di nascere sano e non portatore. Con la tecnica della diagnosi genetica preimpianto, che richiede necessariamente una sovrapproduzione di embrioni, è implicito che anche embrioni sani, portatori e non, saranno soppressi”. 
“Inoltre, - continua Romano - giustificare la diagnosi genetica preimpianto sulla base di un ‘riconosciuto’ diritto all’aborto esplicita tangibilmente la finalità selettiva eugenetica della tecnica stessa. Infatti, si pongono sullo stesso piano criteriologie diverse: norme che regolano tecniche di fecondazione artificiale con quelle che normano l’interruzione volontaria di gravidanza”. 
“La legge 40 non è una legge né ideologica né confessionale, ma pensata per la tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, ivi compresi quelli del concepito”, conclude Lucio Romano.
 “La sentenza della Corte europea rivela invece un atteggiamento di riduzionismo antropologico e di discriminazione nei confronti dell’embrione, considerato meramente ‘materiale di laboratorio’, in palese contraddizione con la recente sentenza europea in materia di brevettabilità degli embrioni che riconosce la dignità di essere umano anche al concepito”. 



Ieri, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la Legge 40 del 19 febbraio 2004 che in Italia regola la procreazione assistita, viola la Convenzione europea sui diritti dell’uomo all’articolo 8, quello che prevede il diritto di ciascun cittadino al rispetto della propria vita privata e familiare.
La Corte europea ha accettato il ricorso di Rosetta Costa e Walter Pavan, genitori di una figlia di sei anni malata di fibrosi cistica, grave patologia di cui sono portatori sani: volendo un secondo figlio e volendo evitare che fosse malato, chiesero di procedere alla fecondazione assistita per poter impiantare un embrione sano e non uno malato. In Italia,  la legge li escludeva però dalla possibilità di utilizzare le tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma). La coppia aveva inoltre fatto ricorso all’interruzione di gravidanza nel 2010 quando, attraverso un’amniocentesi, si rese conto di aver trasmesso al feto quella stessa malattia.
La Legge 40 prevede che le coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche gravi non possano accedere alla Pma e quindi non possano tentare attraverso un esame diagnostico sull’embrione di avere un figlio sano. La Corte europea ha bocciato, in particolare, gli articoli 4 e 13 della Legge 40 che aveva concluso il suo iter in Parlamento l’11 dicembre 2003 sotto il governo Berlusconi: il primo limita le tecniche di Pma alle sole coppie sterili o infertili o nel caso in cui l’uomo sia affetto da una malattia virale trasmissibile per via sessuale (Hiv, epatite B o C); il secondo vieta a ogni altra coppia il ricorso alla diagnosi preimpianto per evitare “una selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti”.
Per i giudici di Strasburgo il sistema normativo italiano è «incoerente», poiché esiste già un’altra legge (la 194) che consente l’aborto terapeutico se il feto è affetto da quella stessa malattia. La Corte ha così rifiutato la posizione  del governo italiano secondo il quale tra gli obiettivi principali della legge c’era quello di difendere la libertà di coscienza dei medici e evitare una selezione eugenetica.
Prima della sentenza europea, altre 16 volte e su ricorso di altre coppie un tribunale italiano si era pronunciato sulla Legge 40. Il 13 gennaio 2010 il Tribunale di Salerno aveva inoltre e per la prima volta autorizzato una coppia fertile ma formata da un uomo e da una donna portatori sani di atrofia muscolare ad accedere all’esame diagnostico prenatale. Si trattava però di sentenze che avevano affrontato casi specifici, mentre quella della Corte europea ha una portata generale e se diventerà definitiva sarà vincolante per l’Italia.
Ora lo Stato italiano dovrà versare a Rosetta Costa e Walter Pavan 15mila euro per i danni morali e 2.500 euro per le spese legali sostenute. La condanna non è però immediata perché non ancora definitiva: il governo italiano ha 3 mesi di tempo per chiedere il riesame da parte della Grande Chambre della Corte europea. Dopo la richiesta, 5 magistrati europei esamineranno il caso e decideranno se portarlo davanti ai giudici di appello. Fra tre mesi la sentenza di ieri passerà in giudicato e lo Stato italiano dovrà modificare la legge. Al ricorso della coppia italiana si erano opposti in giudizio i governo italiano, il Movimento per la Vita e 52 parlamentari del PdL e dell’Udc. Hanno invece appoggiato la causa di Rosetta Costa e Walter Pavan contro la Legge 40, alcune associazioni e 60 altri parlamentari.
In Europa il no alla diagnosi pre-impianto è ancora previsto solo in Italia, Austria e Svizzera. Sono invece quindici i paesi europei in cui la fertilizzazione in vitro e lo screening embrionale è consentito: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Russia, Slovacchia Slovenia, Spagna, Svezia, Regno Unito. Come ricorda oggi su La Stampa Vladimiro Zagrebelsky:
La legge italiana che disciplina l’utilizzo delle procedure mediche di fecondazione assistita e più particolarmente le limitazioni che essa impone, sono oggetto di critiche e polemiche fin dalla sua approvazione nel 2004. Critiche e polemiche che riguardano sia la legge in sé, sia le linee guida emanate dal ministero della Salute per specificarne, integrarne e aggiornarne le previsioni.
Il 12 e 13 giugno 2005 si svolse il referendum promosso dai Radicali e da altre associazioni con quattro quesiti abrogativi per garantire, tra l’altro, proprio la fecondazione assistita anche alle coppie affette da malattie genetiche e trasmissibili. Il referendum non raggiunse il quorum con un’affluenza alle urne del 25,9 per cento.
Nell’aprile 2008 la ministra Livia Turco emanò in un decreto le nuove linee guida alla Legge 40 eliminando il divieto di diagnosi preimpianto sull’embrione, ma il 16 novembre 2011 (e poche ore prima della fine del Governo Berlusconi) la sottosegretaria alla salute Eugenia Roccella (che oggi chiede con forza al governo italiano di fare ricorso alla Grande Chambre della Corte europea) emanò a sua volta nuove linee guida tornando ad imporre il divieto. (fonte: il post)


domenica 5 agosto 2012

Shomer incontra il Cardinale Sgreccia

Nidastore, 3 agosto 2012


Nato a Nidastore (frazione di Arcevia) nel 1928 ed ordinato sacerdote nel 1952.
È  uno dei maggiori bioeticisti a livello internazionale. 
Per dieci anni, a partire dal 1974, è stato assistente spirituale alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Docente di Bioetica all'interno dello stesso ateneo nel 1984, è nominato ordinario nel 1990 e assieme a tale nomina giunge anche l'incarico di membro del Comitato Nazionale per la Bioetica (fino al 2006) e l'incarico di direttore dell'Istituto di Bioetica (dal 1992 al 2000). Dal 1985 al 2006 è stato direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Eletto all'episcopato, da Papa Giovanni Paolo II nel 1992.
Nell'anno 2001 all'interno del Ministero della Sanità è componente della Commissione delle linee guida nell'ambito della consulenza e dei test genetici. Dal 2003 è presidente della FIBIP, dal 2004 è presidente della Fondazione Ut Vitam Habeant e dell'Associazione Donum Vitae. Nel 2005 è stato nominato Presidente della Pontificia Accademia della Vita dalla quale si dimette per raggiunti limiti di età nel 2008.
Nel Concistoro del 2012 Papa Benedetto XVI, in considerazione della sua generosità e dedizione nel servizio alla Chiesa lo ha creato Cardinale.

mercoledì 1 agosto 2012

Il bacio dei piedi

Radio 24 - Sabrina Began, meglio nota come l'ape regina nelle feste di Silvio Berlusconi, ai microfoni de La Zanzara su Radio 24, svela: "Io Silvio l'ho sempre amato e lo amo ancora. E' stato l'uomo più importante della mia vita e ora che e' meno impegnato vorrei fare un figlio con lui. A differenza della Minetti - dice Sabina Began a Radio 24 - che lo ha solo sfruttato io l'ho amato davvero." Poi, ricordando alcuni momenti del recente passato aggiunge: "A Silvio ho pure baciato i piedi. Stavamo passeggiando a piedi nudi nel parco e gli ho baciato i piedi. I suoi piedi sono belli e profumati. E' un uomo eccezionale. E' superman". (8 maggio 2012).

La peggior forma di governo

  " La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per tutte le altre fino ad ora sperimentate " Winston Churchill a...