sabato 29 settembre 2012

Falso ideologico

Galeotti furono i cellulari di servizio. I benefit della Casta che si sono ritorti in una prova di reato. E’ tramite i cellulari attribuiti dal Comune di Scafati (Salerno) al sindaco Pdl Pasquale Aliberti, ai suoi assessori e alla segretaria comunale Immacolata Di Saia, che la Procura di Nocera Inferiore ha scoperto che le sedute di giunta si svolgevano in mancanza del numero legale e qualche volta senza nemmeno la segretaria, attestando falsamente la presenza di assessori assenti che avevano solo firmato un foglio in bianco. Non era mai successo che un’inchiesta sull’assenteismo si basasse sull’incrocio dei tabulati telefonici. 
Come si è arrivati a questa contestazione, che nel codice penale si chiama ‘falso ideologico’? Spulciando i tabulati. Non quelli delle chiamate, o meglio non solo. Bensì quelli, ben più rilevanti, delle celle dei ripetitori su cui i telefonini erano agganciati nei giorni e negli orari di approvazione delle delibere. In questo modo, si può risalire al luogo dove si trova un cellulare (e il suo proprietario) circoscrivendolo a un raggio di pochissime centinaia di metri. Nelle carte del fascicolo curato dal pm Roberto Lenza ci sono i tracciati ricavati dalla compagnia telefonica titolare del contratto con l’amministrazione comunale di Scafati. Si scopre così che la Di Saia, già segretaria comunale a Casapesenna (Caserta), mentre nelle delibere risultava la verbalizzatrice delle sedute della giunta di Scafati, il suo cellulare di servizio era agganciato a ripetitori del casertano. Luoghi raggiungibili con un’ora almeno di automobile. E ci sono tracciati e tabulati che dimostrerebbero che assessori ufficialmente seduti in sala giunta a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, invece parlavano tra di loro al cellulare perché uno di essi distava decine di chilometri.
E’ questo il retroscena clamoroso di un’inchiesta che sta facendo tremare il Palazzo municipale di Scafati, mentre il centrosinistra incalza e rimesta i rapporti tra la giunta azzurra, un’impresa del settore rifiuti raggiunta da un’interdittiva antimafia e una segretaria comunale che secondo l’opposizione sarebbe stata designata su indicazione di colui che continua a essere uno dei padroni del Pdl campano, il deputato di Casal di Principe Nicola Cosentino.
Da lunedì a venerdì sindaco, assessori e segretaria hanno sfilato davanti al pm Lenza che voleva interrogarli come persone indagate. Si sono quasi tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Ha fatto eccezione un componente della giunta, che avrebbe già pronta la lettera di dimissioni. Costui avrebbe rivelato di aver firmato delibere in cui gli si diceva “stai tranquillo che la segretaria e gli altri assessori stanno arrivando, intanto anticipiamoci col lavoro” e invece non arrivava nessuno.
Gli indagati possono sostenere che erano comunque presenti alle sedute di giunta perché i cellulari erano stati consegnati ad altre persone? Sì, ma in quel caso rischiano un’accusa di peculato in concorso con i presunti utilizzatori. Perché quei telefonini non erano privati, ma intestati al Comune e assegnati a sindaco, assessori e segretaria comunale in base a un provvedimento interno.
L’inchiesta è partita su un esposto che segnalava l’anomala compilazione di alcune delibere approvate tra il 29 e il 30 dicembre 2010. Provvedimenti delicati di fine anno che in più punti erano stati corretti a mano. La Procura ha messo sotto la lente d’ingrandimento 15 riunioni di giunta tra il dicembre di quell’anno e il settembre dell’anno successivo. E studiando tracciati e tabulati, sono venute a galla le sorprese.

mercoledì 19 settembre 2012

I balenotteri

Federico Fellini mi diceva sempre: "Ricordati che gli italiani si affidano ai democristiani e gli danno il voto in segreto perché assomigliano ai loro maestri e ai loro compagni di scuola, a quelli meno dotati. Non ai primi della classe, agli sportivi, ai numeri uno: a noi piacciono i tipi che non ci mettono in soggezione". Chissà cosa penserebbe oggi dei ministri tecnici, così bravi, così sapienti, così apparentemente infallibili. Non sono passati dalle urne, sono immacolati e incerti se sfidare le schede elettorali.
Guardando i loro sfidanti politici, tuttavia, la profezia di Federico sembra completamente avverarsi. Ai nastri di partenza, per ora, si agita una folla di balenotteri. Spiaggiata in malo modo la balena bianca democristiana, i cuccioli sono tutti molto determinati a riconquistare il patrimonio disperso. Il loro leader, Pier Ferdinando Casini, non ha mai mollato lo stemma di famiglia: lo scudo crociato è suo e guai a chi glielo tocca.
Il nuovissimo Matteo Renzi è un Dc di famiglia, di nascita, di storia: una garanzia. Insieme a lui sfidano Pier Luigi Bersani sicuramente Bruno Tabacci - presidente della regione Lombardia dc, allievo di Giovanni Marcora - e forse qualche ex margherita in fuga dal Pd. Sul fronte del Popolo della libertà, Angelino Alfano viene da quella storia e in privato racconta storie democristiane che risalgono alla fanciullezza (roba da far commuovere la cronista stagionata che ricorda quel clima come fosse ieri).
E non si può dimenticare che in Rai - dove tutti devono avere una maglia, almeno quelli che vanno in tv - passava per demitiano doc negli anni Ottanta anche quel Beppe Grillo che oggi vuole la rivoluzione. Una buona scuola, davvero. Centro, sinistra, destra e grillini: rischiamo di avere un prossimo Parlamento tutto post Dc. Wow! Avvertite Giampaolo Pansa, ideatore del marchio balena, che deve preparare un nuovo libro su "I figli della balena bianca". Avvisate anche gli eredi di Luigi Pintor e i colleghi del manifesto, che titolarono molti anni fa "Non moriremo democristiani".
L'antipolitica, alla fine, promuove i più furbi e i più tosti. Giulio Andreotti non ha mai fatto una piega, Amintore Fanfani si tonificava e rivoltava le platee avversarie come frittate (memorabile, nel 1989, al Palasport di Roma, quando gridò: "Se avessi avuto paura dei fischi, oggi voi non sareste qui"). Gli ex dc sono e restano i più impermeabili alle critiche, agli scandali, alle inchieste giudiziarie, alle accuse dei giornali.
Nessuno come i democristiani sa resistere a fischi, commenti, boicottaggi, lancio di oggetti - la Bindi non si è scomposta, poche ore fa, neppure quando le hanno lanciato riso e lustrini in testa - e non va dimenticato il sacrificio di Aldo Moro. Chi ha studiato a quella scuola, gioca a palla con antipolitica, accuse e attacchi. Ne sa qualcosa Luca di Montezemolo: si è scagliato contro la platea Udc, dove sedevano in prima fila Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco De Mita. Come se fossero persone qualunque. Errore blu. Loro non si sono scomposti, lui avrà qualche problema in più, nel caso volesse davvero sfidarli.

fonte: Il Foglio, Barbara Palombelli

martedì 18 settembre 2012

Fra dieci anni saremo tutti così

(ANSA) - ANCONA, 18 SET - Show del consigliere leghista Roberto Zaffini durante l'Assemblea legislativa delle Marche. Ha chiesto il rinvio della proposta di legge sul riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, ''inopportuna in un momento come questo'', e ha indossato una kefyah esponendo un cartello con la scritta 'Fra dieci anni saremo tutti cosi'''. Il presidente dell'Assemblea Vittoriano Solazzi, ha minacciato di sbattere Zaffini fuori dall'aula.

Bocciata la richiesta di rinvio.

sabato 8 settembre 2012

La rivista viva

Una rivista è viva solo se ogni volta scontenta un buon quinto dei suoi abbonati. E la giustizia vuole che non siano sempre gli stessi a rientrare in questo quinto. Altrimenti, voglio dire, quando ci si sforza a non scontentare nessuno, si cade nel sistema di quelle colossali riviste che perdono milioni, o che guadagnano milioni, per non dire nulla".

Charles Péguy, Denaro

A la fine del giorno

A la fine del giorno, Gesù mio, 
vorei tanto poté 'ncontro venitte,
ché ciò paura che, si aspetto, io
possa scordà el bisogno d'aspettatte.

Dimme, Gesù, da quale parte veni?
Non pretenno che Tu me dica quanno
ma, si de 'ncontrà me pure ce teni,
dimme la strada, ch'io me vo avvianno!

dal Breviario di un pellegrino di Anonimo borghigiano

Sbrodolature

Michele Serra, noto biblista con laurea alla Fgci, ha definito il cardinal Martini «il capo dell'opposizione» della Chiesa. Il professor Guido Rossi, celebre per raggiungere livelli celestiali quando emette le parcelle, l'ha nominato a posteriori fan della giunta Pisapia. E Eugenio Scalfari è arrivato a fargli dire che fra pregare e pensare, in fondo, per un sacerdote non c'è nessuna differenza.
Ora che i funerali si sono conclusi si può dire che è impressionante il trattamento che i grandi giornali hanno riservato all'ex arcivescovo di Milano: da uomo della gerarchia ecclesiastica, qual è sempre stato, nel bene e nel male, l'hanno trasformato in una specie di santino dei radical chic, un Papa perfetto per coloro che non credono al Papa, guru di una religione cattolica che piace molto a coloro che si professano non cattolici. Ma vi pare? Credo che torto più grande non si possa fare al cardinale Martini che eleggerlo Pontefice Massimo Alternativo, mentre è nella bara e non può rispondere.
L'ex arcivescovo di Milano, ci racconta chi gli è stato vicino, ha celebrato messa fino a quando ha potuto. E nella messa i cattolici, compresi i cardinali, ogni giorno pregano per «una» Chiesa santa e apostolica: ci possono essere dibattiti, discussioni, percorsi culturali diversi, anche divergenze forti. Ma non ci sono mai due Chiese. Tanto meno c'è la Chiesa bis di un cardinale.

Ed è dunque davvero insopportabile l'operazione mediatica che si è scatenata in queste ore per fare del cardinale, ora che è morto, un perfetto anti-Papa, mettendolo in una specie di «chiesa martiniana postuma» alternativa alla chiesa ufficiale in cui si celebrano le nozze gay, si pratica l'eutanasia, si incentiva l'uso del profilattico e in fondo si è convinti che pregare è un po' come pensare, e dunque, in sostanza, Dio non esiste.
Fateci caso: tra gli osanna sconclusionati dei sedicenti illuminati, il cardinal Martini è diventato in queste ore il profeta degli omosessuali, il sostenitore delle unioni civili di Pisapia, contrario all'ortodossia cattolica, fautore del condom, praticamente un seguace di Zapatero, più che del Papa, fino in punto di morte dove infatti, si lascia intendere, è arrivato a dire sì, con il suo esempio, all' eutanasia.

E dunque essendo in pratica l'anti-Papa, cioè il Papa buono nemico del Papa oscurantista, merita i peana di tutti i maestri del pensiero laico, fondatori di quotidiani e affondatori di commissari, ex satiri ed ex presidenti Telecom. Tutti quelli, sia detto per inciso, che normalmente non perdono occasione di sparare a zero contro la Chiesa e ora invece si trovano perfettamente in sintonia nell'esaltare l'anti-Chiesa di Martini.
E dunque avanti con le sbrodolature, pagine su pagine d'inchiostro fuso (il Corriere il primo giorno gli ha dedicato addirittura le prime nove dell'edizione nazionale più alcune altre nell'edizione locale), testimonianze, ricordi struggenti, parabole edificanti come nemmeno nei libretti del catechismo (strepitoso l'ex autista che racconta i fioretti in auto del cardinal Martini, che addomesticava le ruote di scorta come San Francesco faceva con il lupo di Gubbio).

E avanti ancora con la celebrazione fin esagerata delle lunghe code di fedeli al Duomo, l'immagine forzata della commozione di una città, i riferimenti continui al pianto della gente che avrebbe perso un padre, trasformando, con un colpo di bacchetta, il dotto studioso Martini in un presunto papà buono. E avanti, infine, con l'invito ripetuto e insistito al Papa a presentarsi ai funerali di Milano, perché in fondo avrebbe molto da guadagnarci, come lasciano intendere i grandi editorialisti dei grandi giornali che già immaginano la scena madre della Chiesa oscurantista che s'inchina finalmente alla Chiesa illuminata...

La Chiesa illuminata, ovviamente, è una Chiesa che non esiste. O meglio: una Chiesa, come dicevamo, che esiste solo nella mente di coloro che in chiesa non ci vanno mai e che però si sentono in dovere di dire anche al Papa come deve pensarla sulla vita, sulla morte, sull' etica e sulle nozze omosessuali. Per carità: liberi tutti di credere quel che vogliono a casa loro. Liberi di sognare e di immaginare qualsiasi religione zapaterista.
Ma non confondano i loro desideri con il cattolicesimo. E soprattutto evitino di bistrattare la salma di un cardinale, riducendo un principe della Chiesa al ruolo di leader del Sel.

Giordano, Il Giornale

lunedì 3 settembre 2012

Indietro di 200 anni

Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme , e Federica Radice hanno incontrato Martini l'8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il cardinale Martini ha letto e approvato il testo».

Come vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell'Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (...) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell'istituzione».

Chi può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri l'immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell'amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».

Che strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione.
Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un'autorità di riferimento o solo una caricatura nei media?
Il secondo la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (...) Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (...). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all'interiorità dell'uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti. Per chi sono i sacramenti?
Questi sono il terzo strumento di guarigione. I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l'indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (...). L'atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l'avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura. Prima della Comunione noi preghiamo: "Signore non sono degno..." Noi sappiamo di non essere degni (...). L'amore è grazia. L'amore è un dono. La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»

Lei cosa fa personalmente?
«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall'aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l'amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l'amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».

La peggior forma di governo

  " La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per tutte le altre fino ad ora sperimentate " Winston Churchill a...