sabato 29 giugno 2013

Tuum semper videns principium





Il 13 giugno 2013 ricorre il centesimo anniversario dell’insediamento del Monastero delle Clarisse della SS. Annunziata nel convento di via S. Marco.



La storia di questa comunità religiosa affonda le sue radici addirittura nel 1664, allorquando il Vescovo di Jesi, Cardinale Alderano Cybo, accolse la proposta del Municipio di istituire, presso la Chiesa di S. Giovanni Battista, un convento “per le giovanette di famiglie nobili decadute”.



Due ricorrenze a distanza ravvicinata - quella di quest’anno e l’altra del 2014  in occasione dei 350 anni dalla fondazione -  che permettono di ripercorrere una storia umile, ma costellata da avvenimenti straordinari.



Durante lo stato pontificio, l’occupazione napoleonica, il risorgimento e l’unità d’Italia,  la vita del Monastero, pur lontana dal clamore mondano,  si è intrecciata con i fatti salienti della storia jesina.



Dalle cronache e dai documenti d’archivio custoditi all’interno della clausura, spuntano i protagonisti celebri della ribalta nazionale e locale (da Papa Pio IX a Re Umberto I, dal Commissario Lorenzo Valerio al Marchese Raffaele Mereghi)  le cui azioni hanno inciso, talvolta con esiti drammatici,  sull’esistenza della comunità religiosa.



Emergono, con forza, anche le figure di Madri Badesse (a titolo di esempio Luigia Segatori, Cecilia Schiaroli, Chiara Maria Damiani) vissute nel nascondimento, ma pronte a difendere, con indomito coraggio, la loro comunità monastica nel clima ostile delle soppressioni ottocentesche e nelle fasi difficili delle ricostruzioni.



Per ricordare questi avvenimenti, la comunità delle Clarisse ha affidato a Mauro Torelli la stesura del libro “Per sempre di fronte agli occhi” al quale si accompagna il testo fotografico “Nel cielo aperto del chiostro”, realizzato da Valerio Lancioni. Il progetto grafico di entrambe le opere è stato curato dalla Risedesign di Gianluca Garbuglia.



La memoria della storia del Monastero non vuole essere un esercizio celebrativo destinato agli scaffali di una biblioteca, quanto piuttosto l’occasione per ricordare la lunga strada percorsa e, soprattutto, uno stimolo per riflettere sul cammino futuro, nella fedeltà al carisma di S. Chiara.



Come ha scritto, nella prefazione, Padre Giancarlo Corsini, la vita del Monastero ha conosciuto “giorni di fervore e momenti di debolezza e fatica, ma nonostante le contraddizioni, che ineriscono alla vita dell’uomo di ogni tempo, l’opera educativa delle clarisse, soprattutto attraverso l’educandato, ha contribuito notevolmente alla crescita umana, cristiana e culturale della gente di Jesi”.


 






"Tieni sempre davanti agli occhi il punto di partenza.

I risultati raggiunti, conservali.

Ciò che fai, fallo bene.

Non arrestarti; ma anzi, con corsa veloce e passo leggero, con piede sicuro avanza confidente e lieta nella via della beatitudine che ti sei assicurata”.



L’esortazione di Chiara d’Assisi - rivolta ad Agnese di Boemia ma, indirettamente, anche a tutte le Sorelle Povere di ogni tempo e luogo – ha costituito il filo conduttore della festa dedicata, giovedì 13 giugno,  alla ricorrenza del centesimo anniversario dell’insediamento del Monastero della SS. Annunziata sul colle di San Marco.



L’incontro si è svolto nella cappella del Monastero, incapace di contenere le tantissime persone accorse per salutare la comunità delle Clarisse in occasione del compleanno.

Numerose le autorità civili (il Sindaco di Jesi Massimo Bacci, il Presidente del Consiglio Comunale Daniele Massaccesi, l’Assessore alla Cultura Luca Butini) che hanno voluto attestare la riconoscenza della cittadinanza per una realtà religiosa distintasi anche in campo sociale nelle opere caritative verso i poveri e in campo pedagogico nell’attività educativa per le giovani generazioni.



Nel corso della celebrazione eucaristica Il Vescovo Gerardo Rocconi ha rinnovato l’esortazione di Chiara, ringraziando le Clarisse per la loro quotidiana testimonianza di fedeltà nell’osservanza del Vangelo vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.



La Madre Badessa Suor Anna Maria Genco, in sintonia con l’invito clariano, ha confermato l’impegno della comunità delle Sorelle Povere a guardare alle proprie origini e a perseguire il carisma nella sua forma autentica: “Noi non smetteremo mai di cercare e alla fine della nostra ricerca arriveremo là dove siamo partiti e conosceremo quel luogo per la prima volta”.



Mauro Torelli, autore del libro “Per sempre di fronte agli occhi” (parafrasi dell’esortazione di Chiara), ha ripercorso la storia plurisecolare della presenza delle Sorelle Povere a Jesi, iniziata nella prima metà del XIII secolo nel protomonastero di San Procolo (situato nelle vicinanze dell’Abbazia di Santa Maria del Piano) e proseguita nel Cinquecento a via Valle con la fondazione del convento di Santa Chiara, destinato a trasferirsi nel Seicento nell’imponente edificio, oggi conosciuto con il nome di Appannaggio.



In particolare, Torelli ha ricordato le origini del secondo monastero di clarisse, quello della SS. Annunziata, istituito dal Vescovo Alderano Cybo “per le giovanette di famiglie nobili decadute”.

Il 4 ottobre 1664,  17 giovani ed una vedova fecero ingresso nella clausura situata nell’edificio adiacente la Chiesa di San Giovanni Battista, conosciuto ai nostri tempi come sede dell’Istituto Cuppari e, negli ultimi anni, dell’Università di Jesi. 



Nell’Ottocento, le dolorose vicende delle due soppressioni (prima napoleonica e poi neo-unitaria), determinarono ripetuti trasferimenti del Monastero della SS. Annunziata in diversi luoghi della città, fino ad arrivare, nel 1913, alla sistemazione attuale sulla bella collinetta di San Marco, secondo la definizione dell’allora Badessa Suor Chiara Maria Damiani.



Per provvidenziale destino, a conclusione di un periodo travagliato, le Clarisse edificarono la loro nuova casa in un luogo dallo straordinario valore simbolico: proprio su quella collinetta, secondo un’antica tradizione, il Poverello di Assisi aveva lasciato l’orma dei suoi piedi nel 1215, allorquando aveva ricevuto in dono dai benedettini il romitorio destinato a diventare la monumentale San Marco, chiesa-madre dei francescani della Vallesina.



Al termine dell’incontro è stato presentato anche il libro fotografico (“Nel cielo aperto del chiostro”) realizzato ad opera del Maestro Valerio Lancioni con il raffinato contributo grafico di Gianluca Garbuglia, curatore anche del volume storico.



Il percorso celebrativo, intervallato da vari appuntamenti, avrà il suo culmine nella festa di San Francesco del 4 ottobre 2014, in concomitanza con il 350° anniversario della fondazione del Monastero.





Voce della Vallesina, 9 giugno 2013



L'articolo del Prof. Vittorio Massaccesi per Voce della Vallesina (23 giugno 2013)




Jesi e la sua Valle, 29 giugno 2013





venerdì 14 giugno 2013

Insegnare la nostalgia

"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito".

Antoine de Saint-Exupéry (1900 – 1944)

domenica 9 giugno 2013

La via della beatitudine



Tieni sempre davanti agli occhi il punto di partenza.

I risultati raggiunti, conservali.

Ciò che fai, fallo bene.

Non arrestarti; ma anzi, con corso veloce e passo leggero, con piede sicuro, che neppure alla polvere permette di ritardarne l’andare, avanza confidente e lieta nella via della beatitudine che ti sei assicurata.



II lettera di Chiara d’Assisi ad Agnese di Praga

 (figlia del Re di Boemia Ottocaro I, nata del 1205, promessa sposa a Enrico VII, figlio dell’imperatore Federico II e poi a Enrico II di Inghilterra, rifiutò energicamente tali proposte, interponendo appello a Papa Gregorio IX. Avendo conosciuto dai frati minori la fama di Francesco e Chiara, dopo aver costruito un ospedale in onore di san Francesco, fece costruire un monastero e vi vestì l’abito)

mercoledì 5 giugno 2013

La Chiesa umile e la Chiesa trionfalista

Una volta ero in un momento buio della mia vita spirituale e chiedevo una grazia. Poi sono andato a predicare gli esercizi alle suore e l’ultimo giorno si confessano. E’ venuta a confessarsi una suora anziana, più di 80 anni, ma con gli occhi chiari, proprio luminosi: era una donna di Dio. Alla fine l’ho vista tanto donna di Dio che le ho detto: ‘Come penitenza preghi per me, perché ho bisogno di una grazia, eh? Se lei la chiede al Signore, me la darà sicuro’. Lei si è fermata un attimo, come se pregasse, e mi ha detto questo: ‘Sicuro che il Signore le darà la grazia ma, non si sbagli: al suo modo divino’. Questo mi ha fatto tanto bene. Sentire che il Signore sempre ci dà quello che chiediamo, ma al suo modo divino. E il modo divino è questo fino alla fine: coinvolge la Croce, non per masochismo: no, no! Per amore. Per amore fino alla fine. Chiediamo al Signore la grazia di non essere una Chiesa a metà cammino, una Chiesa trionfalista, dei grandi successi, ma di essere una Chiesa umile, che cammina con decisione, come Gesù. Avanti, avanti, avanti. Cuore aperto alla volontà del Padre, come Gesù”. 

Papa Francesco

La peggior forma di governo

  " La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per tutte le altre fino ad ora sperimentate " Winston Churchill a...