È un classico della santità la rinuncia agli averi per seguire Gesù, ma che non possiamo dare per scontato, come fosse solo un atto eroico e sublime di alcuni. Come ci ha mostrato il Vangelo odierno, è un atto che è al cuore stesso della esperienza cristiana fin dalle origini, dei primi discepoli, e quindi di ogni discepolo, di tutti noi: «Allora Pietro gli rispose: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?”. E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,27-29).
giovedì 20 gennaio 2022
Il centuplo di Don Giussani
Voi sapete meglio di me quanto don Giussani ritornasse spesso su questa pagina evangelica e quanto l’idea del centuplo fosse centrale nella sua percezione dell’essenza del cristianesimo. Il fatto è che la fede nell’incontro con Gesù ha una capacità tale di catalizzare tutta la persona che non ha pari (questo significa la rinuncia agli averi!). Ma il movente, il motivo per il quale vale la pena anche il sacrificio di sé, è una convenienza umana che Gesù ha espresso così semplicemente ed efficacemente parlando di centuplo. Don Giussani lo parafrasava in questo modo: «Io spiegavo ai ragazzi del liceo Berchet: Centuplo quaggiù, capite cosa vuol dire? Che vorrò bene cento volte di più a mia madre, a mio padre, al ragazzo o alla ragazza, agli amici… cento volte di più prenderò gusto allo studio, cento volte di più sarò in grado di sopportare le difficoltà della vita!» (Realtà e giovinezza. La sfida, p. 93). La forma con la quale questa radicalità di sequela si esprime non la decidiamo noi.
dall'omelia dell'arcivescovo di Firenze Card. Betori per l'anniversario della morte del fondatore di CL (17 febbraio 2020)
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