domenica 30 ottobre 2016

Io non ho rabbia per te, ho pietà




Matteo Renzi, classe 1975, Ciriaco De Mita classe 1928, uno di fronte all’altro, arbitro Enrico Mentana su La 7, a discutere di referendum, di si è del no, mettendo a confronto non solo le ragioni di oggi ma anche quelle di due epoche storiche. De Mita difende il “prima”, se stesso la prima Repubblica, pezzi di storia, perché «il rischio per i rivoluzionari è quello di pensare solo al presente».

Renzi “il rivoluzionario”, ascolta e quando parla ha la verve del rottamatore: «Ci avete rubato il presente, adesso speriamo che non succeda lo stesso con il presente». La sua scure si abbatte sempre dove il dente duole, ossia sul debito accumulato negli anni ’80. “In quel decennio li avete fatto la Cicala costringendo noi a fare la formica”.

Il Referendum diventa quasi un pretesto per un duello in parallelo tra prima Repubblica e il renzismo. Il leone democristiano si fa innervosire e non cela irritazione quando Renzi lo incalza a macchinetta. «Mica sono del Pd dove parla solo lui», si lamenta . Nel merito della discussione il vecchio leone democristiano è lapidario: «Riforma frettolosa poco motivata, scritta male. Se io fossi giurista avrei grossa difficoltà a leggerla così come è, con periodo lunghissimi. E le norme costituzionali devono essere brevi. Fare un periodo lungo tre colonne ê una cosa che non si è mai vista». «Io avrei tolto il Senato o lo avrei fatto con i notabili, persone che rappresentano la società cresciuta, insomma il patrimonio culturale che si esprime in una comunità e dà consigli».

«Dissento nel modo più radicale», si difende Renzi. «E’ una riforma attesa nel dibattito politico da decenni». Spiega che la camera delle autonomie era voluta dal Pci e che nessuna classe politica fini ad oggi era riuscita a imporla.
De Mita ricorda che «da parlamentare ho avuto grande curiosità per le istituzioni, da prima che tu nascessi. Non sono d’accordo quando tu dici che c’è stato un ritardo infinito e adesso c’è la luce». E ricorda «una norma di Moro molto bella: “la riforma costituzionale e la casa di tutti”».

Renzi contesta “la lettura di De Mita” e gli ricorda come sia finita la collaborazione con Forza Italia nella scrittura della riforma costituzionale, causa elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. E quando Renzi ricorda che «voi non siete riusciti a fare la riforma delle istituzioni»., De Mita lo avverte: «Chi te lo ha detto che ce la farai? Cautela». 



La posta in gioco è alta e il giovane leader non concede niente all’anziano leader. Gli dice: «Non credo che tu la abbia letta tutta questa riforma». De Mita non crede alle sue orecchie. Si sfiora la rissa. Una partita che prosegue su due campi. Passato e presente. «È una cosa antiestetica mettere tra i punti della riforma. la riduzione dei costi della politica queste cose si fanno, non si enunciano», dice De Mita.


«Sarà anche antiestetico, ma è etico», ribatte Renzi. «Va fatto non va scritto in una norma costituzionale, la mia sensazione è che tu abbia sostituito il vigore del pensiero con la quantificazione delle notizie», ribatte De Mita che risponde anche agli attacchi che Renzi fa alla sua resistenza sul campo politico: «Quando la politica è mestiere deve essere breve, quando la politica è pensiero può durare fino alla morte». E arriva la frattura insanabile.

Renzi: «L’idea che sia pensiero la politica tua che cambi partito quando ti levano un seggio nel 2008». De Mita: «Questa è una volgarità che non mi aspettavo e soprattutto detta da chi in politica le ha inventate tutte. Hai fatto un partito dove parli da solo e le tue relazioni in direzione andrebbero pubblicate per capire a cosa si è ridotta la politica. È un mestiere che vuoi gestire in maniera autoritaria». E ancora: «Io non ho rabbia per te, ho pietà, non sarò mai di quelli che cambiano partito. Sono nato e muoio democristiano tu non so».


Mentana cerca di sedare gli animi. Alla fine però Renzi insiste: «Mi dispiace che non hai letto la riforma». De Mita: «Forse sei stanco alla tua età». In questo match si sono scontrate le ragioni dei rottamati e de rottamatori, sul filo della storia. Il referendum può aspettare.

fonte: La Stampa, 29 ottobre 2016

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