Alla corte di Arcore non figurano tra ministre, cubiste e turiferari anche i cappellani del re; personaggi come monsignor Fisichella e don Verzé si limitano a erogare da lontano le loro benevole "contestualizzazioni" assolutorie, attenti a non inciampare come il cardinale Bertone tra i calici di Berlusconi e Casini in casa Vespa una notte di mezza estate. Ciò che si percepisce oggi dai mondi ecclesiali è che il tasso di cautela verso il governo e il suo leader è in crescita a misura in cui il Papa batte sul tasto dell'etica politica e di una nuova generazione di cattolici in politica. I segnali di insoddisfazione si intensificano oltre Tevere e alla Cei, sotto la pressione di sotterranee rivolte dai mondi cattolici periferici. Il giornale vaticano è uscito dalla riserva il 2 ottobre con la critica alle "deplorevoli battute" di Berlusconi, la cui bestemmia ridanciana aveva offeso "il sentimento dei credenti e la memoria sacra dei sei milioni di vittime della Shoah". Ci voleva una bestemmia per scuotete le pigrizie compici delle nuove Sacre Alleanze, il cui moralismo politico si dichiara nell'apparente neutralità verso i governi, purché assicurino rendite agli interessi ecclesiastici".
Giancarlo Zizola, "Dalla Chiesa segnali di insoddisfazione", la Repubblica, 31 ottobre 2010
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