domenica 13 febbraio 2011

riflessioni sul cattolicesimo democratico

A giu­di­care dal titolo (Al Cat­to­lico per­plesso. Chiesa e poli­tica all’epoca del bipo­la­ri­smo e del plu­ra­li­smo reli­gioso, Borla, 2010), si direbbe che l’autore Ste­fano Cec­canti sconti con­sa­pe­vol­mente di rivol­gersi ad una mino­ranza nella mino­ranza. Mino­ranza è, per quanto qua­li­fi­cata, quella che rico­no­sce una matrice feconda dell’esperienza poli­tica nel per­corso di socia­liz­za­zione pro­pria di un’esperienza eccle­siale e che ha nella con­vin­zione reli­giosa per­so­nale e in una medi­tata teo­lo­gia poli­tica più di una sem­plice radice ispi­ra­trice; ma mino­ranza è, mi pare, anche quella di coloro che si direb­bero per­plessi – per­plessi nel senso di sen­tirsi sco­perti nel momento dell’esaurimento dell’unità poli­tica dei cat­to­lici, e ancora di più orfani di un ruolo ed una col­lo­ca­zione evi­dente nel qua­dro di acce­le­ra­zione dei pro­cessi di riforma della poli­tica ita­liana nell’intervallo 1991–2008 con­fluito, tra con­flitti e ten­sioni, nella sta­bi­liz­za­zione di un modello di alter­nanza di governo basato su uno schema bipolare.
Non si può non notare come pro­prio in cor­ri­spon­denza alla prima metà degli anni ’90 le con­di­zioni poli­ti­che e il clima sociale gene­rale fos­sero mas­si­ma­mente favo­re­voli ad una rifon­da­zione del sistema poli­tico che unisse aspi­ra­zioni popo­lari “dal basso” con i requi­siti tecnico-funzionali che le eli­tes rifor­mi­ste ave­vano ormai acqui­sito. Ma ciò è suc­cesso solo par­zial­mente e con troppi strappi e frat­ture den­tro la com­pa­gine rifor­mi­sta. E invece, nel giro di pochi anni, sono state get­tate le basi per una per­va­siva mag­gio­ranza silen­ziosa costi­tuita con­giun­ta­mente dai mec­ca­ni­smi cor­rut­tivi della demo­cra­zia ple­bi­sci­ta­ria abil­mente sfrut­tata da Ber­lu­sconi unita al blocco di ran­cori e di egoi­smi loca­li­stici ben con­vo­gliati dal con­senso alla Lega. Nono­stante i suc­cessi dell’Ulivo nella sua prima sta­gione di governo, parti qua­li­fi­cate dell’elettorato cat­to­lico e della stessa guida epi­sco­pale ita­liana si sono di fatto are­nati o in un’equidistanza nostal­gica della vec­chia col­lo­ca­zione cen­tri­sta o nell’acquiescenza alle derive neo­guelfe di governi di cen­tro destra mal­de­stra­mente in cerca di bene­di­zioni epi­sco­pali e di titoli di merito verso i valori cat­to­lici da capi­ta­liz­zare nel con­fronto poli­tico con il cen­tro sini­stra. A mio avviso, è nella rispo­sta a que­sta sfida che il libro di Cec­canti dà il meglio di sé.
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Così pos­siamo con­den­sare le tesi di Ceccanti:
1.esiste un con­tri­buto ori­gi­nale e vitale del pen­siero sociale e poli­tico del cat­to­li­ce­simo nove­cen­te­sco alla teo­ria della demo­cra­zia. Tale con­tri­buto emerge per con­fronto “alto” sia con i limiti e le for­za­ture delle ideo­lo­gie domi­nanti in Occi­dente (libe­ra­li­smo e mar­xi­smo clas­sici, ma anche con le teo­rie tardo nove­cen­te­sche radi­cali e della sog­get­ti­vità dei diritti), sia in oppo­si­zione cri­tica all’organicismo poli­tico della dot­trina uffi­ciale eccle­sia­stica – iden­ti­fi­ca­bile come una vul­gata del pen­siero poli­tico con­ser­va­tore e rea­zio­na­rio – che per­viene allo schema demo­cra­tico in ritardo e mal­vo­len­tieri sotto la pres­sione di una sostan­ziale mar­gi­na­liz­za­zione nell’epoca dell’apogeo del tri­no­mio “rivo­lu­zione politica-rivoluzione indu­striale –moder­ni­smo laicista”);
1. merito di que­sto filone – cui ci si può richia­mare come cat­to­li­ce­simo demo­cra­tico – è l’aver posto all’agenda della demo­cra­zia poli­tica il valore della per­sona umana come sog­getto impre­scin­di­bile di senso e come oriz­zonte non tra­va­li­ca­bile dai dise­gni ege­mo­nici della lotta poli­tica; esso ha poi saputo costruire dall’interno della Chiesa cat­to­lica le con­di­zioni essen­ziali per una tran­si­zione felice alle regole del con­fronto demo­cra­tico, sfron­dan­done le pul­sioni sostan­zia­li­sti­che e orga­ni­ci­sti­che pro­prie di una visione tota­li­ta­ria e asto­rica dell’impegno poli­tico e age­vo­lando l’accettazione, almeno pra­tica, della parte vitale del rela­ti­vi­smo impli­cito nella demo­cra­zia: vale a dire il valore del con­fronto empi­rico nella pro­po­sta dei con­tri­buti al bene comune che emer­gono solo da un con­fronto programmatico-elettorale aperto alla con­ta­mi­na­zione e al com­pro­messo fecondo;
1.In tale con­nes­sione esi­ste e va man­te­nuto lo schema che oppone una visione poli­tica di destra ad una di sini­stra: non si tratta tanto di una carat­te­riz­za­zione ideo­lo­gica, quanto di una distin­zione metafisico-politica; nella visione di destra pre­vale una let­tura ispi­rata da una visione di ordine e con­ser­va­zione, almeno in parte tri­bu­ta­ria di una visione pes­si­mi­stica dei limiti crea­tu­rali; per con­tro a sini­stra pre­vale una visione carat­te­riz­zata dalla ricerca inces­sante del cam­bia­mento inteso come spinta a supe­rare il rea­li­smo del “disor­dine costi­tuito” (Mou­nier) con la for­mula di Aldo Moro della pra­tica poli­tica come “prin­ci­pio di non appagamento”;
1.sul piano pra­tico un merito ulte­riore del cat­to­li­ce­simo demo­cra­tico è dato dall’attenzione all’evoluzione delle regole del gioco demo­cra­tico. Essenza della demo­cra­zia fun­zio­nante è la com­pe­ti­zione gui­data tra visioni in com­pe­ti­zione. Il gioco delle regole è prima di tutto regola di sal­va­guar­dia dei valori comuni e fon­danti ma è anche capa­cità di pro­muo­vere inno­va­zione e capa­cità di allar­ga­mento della pro­pria pro­po­sta met­tendo in com­pe­ti­zione effi­cace le alter­na­tive. Per­ché ciò si veri­fi­chi è però neces­sa­rio che la pra­tica della demo­cra­zia trovi un assetto fun­zio­nante. Da qui le inte­res­santi pagine del sag­gio dedi­cate al tema delle riforme isti­tu­zio­nali, che, in con­nes­sione con altri scritti dell’autore (che è pro­fes­sore di diritto costi­tu­zio­nale com­pa­rato oltre che sena­tore nelle file del PD), sot­to­li­neano la por­tata dI riforme all’insegna della demo­cra­zia com­pe­ti­tiva con regole di tipo bipo­lare e mag­gio­ri­ta­rio quale volano intorno al quale acce­le­rare il rin­no­va­mento della demo­cra­zia ita­liana. E’ il tema, già toc­cato altrove da Cec­canti, dell’attuazione della tran­si­zione secondo linee di ricom­po­si­zione che assi­cu­rino l’alternanza poli­tica ripor­tando lo scet­tro nelle mani dell’elettore e model­lando, nel con­tempo, le cul­ture poli­ti­che ad uno schema di accoun­ta­bi­lity verso gli elet­tori e di impe­gno a uti­liz­zare il man­dato di governo come tempo di attua­zione dei pro­grammi che tra­guarda al ver­detto elet­to­rale successivo;
1.esiste per­ciò uno spa­zio, entro cui il poli­tico cat­to­lico dovrebbe sen­tirsi a pro­prio agio: lo spa­zio di un rifor­mi­smo vitale, non mera­mente tec­ni­ci­stico e mediato dalle forze imper­so­nali delle tec­no­cra­zie demo­cra­ti­che, che si esprime in un rea­li­smo capace di visione solida non disgiunta però da una scelta pre­fe­ren­ziale per le classi subal­terne, e che con­si­dera l’inclusione cre­scente una con­di­zione impre­scin­di­bile per il man­te­ni­mento dell’ordine demo­cra­tico anche in pro­spet­tiva inter­na­zio­nale e di solu­zione sopra­na­zio­nale dei pro­blemi pla­ne­tari. (Al riguardo il libro con­tiene pagine con­di­vi­si­bili sia in mate­ria di poli­tica eco­no­mica dove si evince la lezione di Michele Sal­vati, sia sui modelli pos­si­bili di gestione mul­ti­la­te­rale dei con­flitti inter­na­zio­nali su scala glo­bale ispi­rati a let­ture raf­fi­nate di inter­pre­ta­zione della carta dell’ONU e dell’art. 11 della Costi­tu­zione, sia infine sulle pro­spet­tive di un riu­scito inte­gra­zio­ni­smo mul­ti­cul­tu­rale a par­tire da una decli­na­zione costi­tu­zio­nale del prin­ci­pio della libertà religiosa).
In tutto ciò si rica­pi­tola una vicenda che,anche gra­zie alle belle e medi­tate cita­zioni poste in limine a cia­scun capi­tolo, col­lega espli­ci­ta­mente la poli­tica ita­liana agli esempi e agli inse­gna­menti che ci veni­vano nei decenni dall’Europa. Forte di un a sto­ria per­so­nale che lo ha messo a con­fronto con quelle espe­rienze, Cec­canti ci ricorda la fru­stra­zione dei gio­vani intel­let­tuali cat­to­lici negli 70 e 80 di fronte alla demo­cra­zia bloc­cata vigente in Ita­lia. Ad essi a e ai loro mae­stri (anche den­tro il par­tito cat­to­lico) va ascritto il merito di avere man­te­nuto una linea solida di teo­lo­gia poli­tica anche nel momento in cui la spinta pro­pul­siva della Demo­cra­zia Cri­stiana si esau­riva rapi­da­mente sotto le con­trad­di­zioni dell’alternanza impos­si­bile e di una gestione ordi­na­ria e fine a sé stessa del potere. Tale “resi­stenza” ha costi­tuito la base cul­tu­rale delle cam­pa­gne refe­ren­da­rie rifor­mi­ste dei primi anni ’90 e, subito dopo, della sta­gione uli­vi­sta. Ma la Lega e Ber­lu­sconi erano alle porte…
Michele Con­tel

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