Caro direttore,
ho letto l'intervista pubblicata dal suo giornale a Roberto Formigoni (pagina 9 del «Corriere della Sera»). Da privata cittadina e soprattutto da militante ciellina della prima ora non ho potuto trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perché, pur essendo una persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l'attuale Governatore della Regione Lombardia.
ho letto l'intervista pubblicata dal suo giornale a Roberto Formigoni (pagina 9 del «Corriere della Sera»). Da privata cittadina e soprattutto da militante ciellina della prima ora non ho potuto trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perché, pur essendo una persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l'attuale Governatore della Regione Lombardia.
Vede,
conosco lui, Antonio Simone ed altri da circa trent'anni. In questa
cerchia di relazioni ho avuto modo di condividere molte occasioni di
vita di queste persone. Bene, Formigoni non può affermare che «conoscevo
Daccò da molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me,
ma con l'assessorato».
E sorvoliamo sull'inaccettabile spiegazione
riguardo la presenza della Minetti nella sua lista: «Me l'ha detto don
Verzé».
Scarica il barile sul prossimo, quando a lui sarebbe bastato
domandarsi: «Ma questa qui, l'ha mai fatta in vita sua, non dico una
riunione di partito, ma almeno di condominio?». E passiamo al fatto che
possa serenamente dire che non ha mai avuto rapporti direttamente con
Daccò. Ebbene lo spettacolo dei suoi «rapporti» con Daccò è sotto gli
occhi dei molti chef d'alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a
spese di Daccò stesso, vuoi Sadler, vuoi Cracco, vuoi Santin, vuoi Aimo e
Nadia, per non parlare dei locali «à la page» della Costa Smeralda dove
a chi, come me, accadeva di passare per motivi vari, era possibilissimo
ammirare il nostro Governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio
Daccò, lo stesso con cui non aveva rapporti diretti. Vederli insieme era
una gioia degli occhi: soprattutto per una come me che assieme a tanti
altri meravigliosi amici di Cl ha militato per lui volantinando,
incontrando gente, garantendo sulla sua persona. Era una gioia degli
occhi perché - e qui secondo me è la vera tragedia, cioè non tanto se e
come egli abbia intascato soldi - Robertino con Daccò e tutta la sua
famigliola, si divertiva e tanto! Eccolo con la sua «24 ore»: me lo vedo
sul molo di Portisco arrivare diritto da Milano pronto ad imbarcarsi
sullo yacht di Daccò dove le sue figliole (guarda caso, non sono
depositarie del diritto a usare del Pirellone come mega location per
eventi da migliaia di euro a botta?) lo attendevano con ansia pronte a
togliersi il pezzo di sopra del bikini appena il capitano avesse tirato
su l'ancora, perché così il sole si prende meglio, chiaramente. Era una
gioia degli occhi, ma anche delle orecchie sentire Erika Daccò dire a
chiare e forti lettere, me presente, nel giugno 2011, durante una cena -
con il suo compagno allora assessore alla Cultura della Regione
Lombardia, il quale, interrogato dalla sottoscritta su cosa avrebbe
parlato ad un prossimo convegno, ovviamente rispose: «Ma di cultura!». E
io a dirmi: «Che stupida sei: un assessore alla Cultura di cosa vuoi
che parli? Ma di cultura! E se fosse stato all'agricoltura? Di
agricoltura» -: «Pensa noi Daccò siamo i migliori amici di Formigoni e
non riusciamo a dirgli di non indossare quelle orrende camicie a fiori»!
Ma certo, ci credo anch'io che Robertino non abbia mai raccolto soldi
od altri effetti dalle frequentazioni col faccendiere Daccò: a lui
bastava l'onore di essere al centro di feste e banchetti, yacht e ville.
Che se ne dovrebbe fare dei soldi uno così narcisista? I soldi a lui
non servivano. Tranne per qualche camicia a fiori o per una giacca
orrendamente gialla. Cl, a mio avviso, deve avere un sussulto di gelosia
per la propria identità, per quello che Giussani pensava al momento
della fondazione. A questo punto, bisogna domandarsi, con Benedetto XVI:
«Perché facciamo quello che facciamo?» Per finire, credo che il travaso
di bile di cui questa mia è segno non sarebbe forse avvenuto se, dopo
avere letto sul «Corriere», a pagina 9, le falsità dette da Roberto, non
avessi visto, nella Cronaca di Milano, il Governatore a tutto campo
mollemente adagiato su un letto megagalattico del Salone del Mobile, che
se la ride soddisfatto. Vede, oggi (ieri, ndr) è il 58° compleanno del
suo migliore amico Antonio Simone, detenuto nelle patrie galere di San
Vittore da venerdì alle 16.
Mi risulta che il suo migliore amico, mentre lui si adagia mollemente a beneficio dei giornalisti esibendo quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante, deve discutere su chi oggi avrà il diritto di allungare le proprie di gambe all'interno di una cella che ospita altri 5 detenuti.
Ecco, allora io vorrei approfittare per dire, davanti a tutti: «Auguri Antonio!».
Mi risulta che il suo migliore amico, mentre lui si adagia mollemente a beneficio dei giornalisti esibendo quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante, deve discutere su chi oggi avrà il diritto di allungare le proprie di gambe all'interno di una cella che ospita altri 5 detenuti.
Ecco, allora io vorrei approfittare per dire, davanti a tutti: «Auguri Antonio!».
, 19 aprile 2012
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