Chiara Pellegrini per “Libero quotidiano”
«È
puro culo essere nati in Italia», aveva detto Oscar Farinetti, patron
di Eataly lo scorso ottobre dal palco della Leopolda, parlando di
biodiversità «è puro culo essere nati in questa nazione».
Sarà
per una questione di puro derrière che ad Eataly sono stati affidati,
con aggiudicamento diretto, alcuni spazi dell’esposizione universale? La
faccenda non è chiara, almeno per il presidente dell’Autorità nazionale
anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, che ieri ha chiesto di poter
visionare le carte che hanno portato all’aggiudicazione diretta di uno
store di Expo 2015 a Eataly.
Cantone
vuole capire se le procedure si sono svolte in maniera corretta.
«Eataly è una delle più note realtà nel mondo, dopo l’interrogazione
parlamentare ho chiesto di vedere le carte», ha detto Cantone spiegando
di essere abituato ad esprimersi «sulla base dei documenti».
Sull’affidamento
diretto a Eataly era stata infatti presentata un’interrogazione
parlamentare di due deputati di Sel al ministro Maurizio Martina,
responsabile delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con
delega ad Expo. Il patron di Eataly non ci sta e annuncia perentorio:
«Se continuano le polemiche di gente che non fa e che ha un sacco di
tempo da perdere per criticare chi fa, noi ci ritiriamo senza problemi».
E
aggiunge: «Questo non è un affare sotto il profilo dei quattrini».
Insomma Farinetti sostiene di non avere alcunché da guadagnare dalla
presenza in Expo 2015 «tant’è», ragiona, «che altri appalti sulla
ristorazione sono andati deserti. Non so se Cantone abbia visionato la
nostra procedura. Credo di sì».
Poi
spiega di aver «ipotizzato investimenti fissi per 7 milioni di euro, in
più ci è stato imposto di pagare il 5% su tutti gli incassi lordi.
Questo rappresenterà un bel introito per Expo», ha aggiunto il patron di
Eataly. L’idea dell’imprenditore piemontese, che avrà a disposizione
due aree da quattromila metri quadrati ciascuna in cui funzioneranno 20
ristoranti, uno per ciascuna regione italiana, è quella di realizzare
«l’osteria più grande del mondo».
A
favore di Farinetti, cercando di ricucire lo strappo tra renziani, si è
schierato il Commissario unico del governo per l’Expo, Giuseppe Sala,
che ha difeso la scelta di concedere al patron dei mall del gusto, con
affidamento diretto, gli spazi dell’esposizione universale. «Possiamo
non fare una gara quando c’è unicità e dal nostro punto di vista Eataly è
unico» ha detto durante un incontro all’Expo Gate. Riferendosi alla
capacità e alla notorietà internazionale di Farinetti.
«Non
è facile vendere 24 milioni di biglietti e all’estero quando parli
della Scala aperta sei mesi, di Eataly, di Slow Food la gente capisce»
ha aggiunto Sala. Ma il super commissario anti corruzione non si lascia
incantare «quanto la notorietà di Eataly possa aver inciso ai fini della
gara», replica Cantone, «mi riservo di verificarlo» Ieri tanto Sala ha
fatto un bilancio sull’andamento dei lavori.
«Ce
la faremo», ha detto ostentando tranquillità. «L’attività procede
secondo cronoprogramma», con 2.800 operai all'opera che diventeranno
3.500 a gennaio e i principali lavori (rimozione interferenze e piastra)
che hanno superato il 90% e l'80%. Dei circa 80 padiglioni totali, sono
quasi pronti i Cluster (consegna a fine gennaio), mentre per i
padiglioni esteri c'è chi, come Repubblica Ceca e Bahrein, ha quasi
finito è «3-4 padiglioni che mi preoccupano perché in ritardo», ma
«arriveremo in tempo». Anche sul Padiglione Italia «abbiamo recuperato
parecchio».
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