Andrea Garibaldi per il “Corriere della Sera”
Luca
Cordero di Montezemolo viaggia verso la presidenza del comitato
promotore delle Olimpiadi a Roma 2024. Dopo aver lasciato la presidenza
Ferrari e aver assunto quella Alitalia. Nel marzo 2014 aveva abbandonato
anche la presidenza di Italia Futura, la sua creatura «politica», ma si
può dire che venerdì lo scivolamento dei nomi di peso di Scelta civica,
il partito di Monti e di Montezemolo, verso il Pd di Matteo Renzi metta
davvero la parola «fine» sulla sua avventura politica.
Che
tuttavia può sempre ricominciare. La «fine politica» di Montezemolo,
legata in parte a quella di Monti (più definitiva, probabilmente) è la
liquefazione di una profezia. Lo ha scritto chiaro su Studio Andrea
Romano, il primo deputato a lasciare Scelta Civica per Renzi: la
profezia «secondo la quale dalla società civile sarebbe venuta, prima o
poi, la soluzione alle magagne di una politica incapace di rinnovarsi».
«Peccato di presunzione, mio per primo — dice Carlo Calenda,
viceministro allo Sviluppo economico con Letta e Renzi, stretto
collaboratore di Montezemolo in Ferrari e in Confindustria, coordinatore
di Italia Futura —. La presunzione degli ottimati che raddrizzano il
legno storto, che salvano i cittadini dai vizi della politica. E invece
la regola prima della politica è la conquista del consenso sulla base di
un’idea». Monti più di Montezemolo ha pensato che si potesse sfidare
l’impopolarità in nome di scelte giuste. Montezemolo avrebbe potuto
gestire meglio il consenso, di sicuro si trovava più a suo agio a
sorridere, stringere mani, spiegare soluzioni.
Ma dal 2009, data di fondazione di Italia Futura, fino alla fine del 2012 quando in campo scese Monti, Montezemolo si prestò al tormentone «si candida, non si candida», anche se ai collaboratori ha sempre confidato che preferiva fare «l’allenatore della squadra». Così come nel 2008 non ha ceduto a Berlusconi che lo voleva ministro, né sei anni più tardi ha dato la disponibilità ad entrare nel governo Renzi.
«Fu
coraggioso, ai tempi di Italia Futura — ricorda Calenda — a dire a
Berlusconi e a Tremonti dove sbagliavano». Fermandosi però sempre sul
ciglio dell’impegno in prima persona. Nel novembre 2012 disse: «Basta
stare in tribuna, mai più accetteremo di vedere l’Italia derisa e
disonorata». Precisando subito: «Scendo in campo, ma non mi candido».
«Se Montezemolo si fosse candidato? Forse sarebbero cambiate molte cose... — dice Irene Tinagli, deputata, economista, una dei motori di Italia Futura —. Certo è che ora Renzi ha fatto proprie molte delle idee e proposte di Scelta Civica e di Italia Futura. Abbiamo passato l’ultimo anno a lavorare con Renzi, a difendere le proposte di Ichino riprese nel Jobs act, arginando le minoranze del Pd. Renzi si è appropriato del nostro programma...».
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