«Continuiamo a piegare san Francesco alle mode della cultura moderna, ecco perché viene presentato come contestatore, hippie, ecologista… E come frati francescani non siamo esenti da questa deriva». Già in un libro illuminante Nostro fratello di Assisi (Edizioni Messaggero Padova, pp. 368, euro 20) scritto ormai più di vent’anni fa, padre Ignacio Larrañaga, frate cappuccino spagnolo, aveva messo in guardia da coloro che riducono san Francesco a «una marionetta senza Dio». Un rischio tanto più concreto oggi, secondo il religioso, perché «l’uomo moderno ha sostituito Dio con il proprio ego». Sacerdote francescano, Larrañaga, nel 1984 ha fondato i Laboratori di Preghiera e Vita, un servizio ecclesiale diffuso in più di 40 Paesi del mondo, ed è autore di numerosi best-seller di spiritualità. Da vero innamorato di san Francesco è impegnato da anni a far emergere il volto profondo del Poverello, la novità del carisma francescano che viene fuori per esempio dai lavori imprescindibili del medievista Raoul Manselli (San Francesco d’Assisi e I primi cento anni di storia francescana entrambi pubblicati dalla San Paolo). E l’originalità di un Santo che come ha detto Chesterton in un mirabile ritratto controcorrente (ripubblicato di recente da Lindau) è l’esatto contrario di un sognatore, «un uomo d’azione» che non può certo diventare «un protagonista di storie graziose».
Ecologista, pacifista, contestatore… Quante maschere sono state incollate negli anni a san Francesco?
Purtroppo la cultura moderna continua a presentare la sua figura secondo le mode del momento: ecco perché ce lo ritroviamo come hippie, contestatore, ecologista... È una tendenza che sia pure in forma lieve serpeggia anche tra i frati francescani oggi. Molti libri del resto continuano a offrire agli uomini d’oggi un Francesco senza Dio o un Dio in tono minore.
In che senso?
Nel libro Nostro fratello di Assisi ho voluto approfondire l’interiorità di Francesco, per far risaltare il suo rapporto d’amicizia con Dio. Perché senza il Dio vivo e vero, non si può comprendere il mistero di Francesco e il Santo può essere catalogato soltanto come uno psicopatico. Uno che dichiara il suo amore a Madonna Povertà, che rispetta le pietre e i vermi, che è amico dei lupi e dei lebbrosi, che si presenta a predicare in biancheria intima o che cerca la volontà divina girando su se stesso come a una trottola, lascia pensare solo a una persona squilibrata. Senza Dio, san Francesco può assomigliare soltanto a una bellissima marionetta, capace di prodigiose acrobazie. È invece Dio a rendere solida e integra la sua personalità. È Dio che rende sublime ciò che sembra ridicolo.
Lei ha criticato anche la filmografia sul Santo.
Prendiamo il film di Zeffirelli. È un bel ritratto “periferico” di Francesco. Non ci offre la spiegazione del mistero della sua anima. Tutto ci appare come un magico mondo in cui solo un masochista chimicamente puro può compiere ciò che Francesco ripete in quelle scene: sottomettersi a una vita errabonda offrendo un volto felice a facce acide, usare dolcezza nell’asprezza, trovare gioia nella povertà… Tutto questo presuppone un lungo camminare nel dolore e nella speranza, in pratica il passaggio trasformante di Dio nella vita di un uomo. E questo nel film non si vede.
Il Papa in uno dei numerosi interventi sul Santo d’Assisi (raccolti ora nel volume Benedetto XVI e San Francesco a cura di Gianfranco Grieco per la Libreria Editrice Vaticana) ha parlato di Francesco prima della conversione come di una specie di «play boy». È ancora proponibile la sua svolta ai giovani d’oggi?
È difficile oggi far comprendere a un giovane che la castità è un valore, perché viviamo in una società completamente erotizzata. Si può cominciare a comprendere il valore della castità solo nel momento in cui un giovane si lascia sedurre profondamente da Gesù Cristo.
Il prossimo 27 ottobre sarà la venticinquesima edizione dell’Incontro interreligioso di Assisi voluto da Giovanni Paolo II, sarà ancora l’occasione per riscoprire il messaggio di pace di Francesco, troppo spesso arruolato tra i pacifisti…
Ma la pace promossa da Francesco ha un’unica radice: Dio. E questo spiega anche la fratellanza cosmica: la pace riguarda tutte le creature perché tutte provengono da Dio. Di certo però non si può dire che gli animali valgono più di un embrione umano.
Pensi a san Francesco e subito ti viene in mente una figura gioiosa. Ma qual è il segreto di un uomo che andò incontro alla morte cantando?
La felicità di san Francesco derivava dal fatto che il suo cuore traboccava della presenza vibrante a amorosa di Dio. Lui credeva davvero che la morte non ci chiude le porte della vita, ma al contrario ci apre quelle della vita eterna. Mentre il problema più grande dell’uomo moderno è proprio la mancanza di fede nella vita eterna. Da qui nascono gli egoismi nevrotici, le lotte e la tendenza a buttarsi via.
Lei ha scritto che uno dei più grandi inganni della nostra società è farci credere che si possa essere completamente felici. Spesso viene taciuto che lo stesso san Francesco fronteggiò pene e tribolazioni anche nel fisico.
È una vera utopia moderna quella che ci vuole sempre felici. Bisogna far i conti con la sofferenza che è sempre in agguato. La differenza sta nel soffrire con l’ angoscia o nel soffrire con la pace. Nel primo caso è davvero una disgrazia. Ma l’esperienza di Francesco suggerisce che quando hai la pace dentro puoi sopportare ogni sofferenza. E ciò accade a coloro che hanno Dio vivo nel loro cuore.
A tal proposito lei ha scritto diversi libri sulla preghiera e ha fondato veri e propri laboratori in tutto il mondo. Ma cosa suggerisce a chi non riesce a vedere i frutti delle proprie preghiere?
Il problema non è il fallimento o il successo. Ma nel consegnare i risultati nella mani di Dio e restare in pace anche in caso di avversità. E il giorno dopo ritornare a combattere. Chi ha la pace è una persona indistruttibile, e nonostante i molti fallimenti subiti, alla fine, sarà sempre un vincitore.
Ecologista, pacifista, contestatore… Quante maschere sono state incollate negli anni a san Francesco?
Purtroppo la cultura moderna continua a presentare la sua figura secondo le mode del momento: ecco perché ce lo ritroviamo come hippie, contestatore, ecologista... È una tendenza che sia pure in forma lieve serpeggia anche tra i frati francescani oggi. Molti libri del resto continuano a offrire agli uomini d’oggi un Francesco senza Dio o un Dio in tono minore.
In che senso?
Nel libro Nostro fratello di Assisi ho voluto approfondire l’interiorità di Francesco, per far risaltare il suo rapporto d’amicizia con Dio. Perché senza il Dio vivo e vero, non si può comprendere il mistero di Francesco e il Santo può essere catalogato soltanto come uno psicopatico. Uno che dichiara il suo amore a Madonna Povertà, che rispetta le pietre e i vermi, che è amico dei lupi e dei lebbrosi, che si presenta a predicare in biancheria intima o che cerca la volontà divina girando su se stesso come a una trottola, lascia pensare solo a una persona squilibrata. Senza Dio, san Francesco può assomigliare soltanto a una bellissima marionetta, capace di prodigiose acrobazie. È invece Dio a rendere solida e integra la sua personalità. È Dio che rende sublime ciò che sembra ridicolo.
Lei ha criticato anche la filmografia sul Santo.
Prendiamo il film di Zeffirelli. È un bel ritratto “periferico” di Francesco. Non ci offre la spiegazione del mistero della sua anima. Tutto ci appare come un magico mondo in cui solo un masochista chimicamente puro può compiere ciò che Francesco ripete in quelle scene: sottomettersi a una vita errabonda offrendo un volto felice a facce acide, usare dolcezza nell’asprezza, trovare gioia nella povertà… Tutto questo presuppone un lungo camminare nel dolore e nella speranza, in pratica il passaggio trasformante di Dio nella vita di un uomo. E questo nel film non si vede.
Il Papa in uno dei numerosi interventi sul Santo d’Assisi (raccolti ora nel volume Benedetto XVI e San Francesco a cura di Gianfranco Grieco per la Libreria Editrice Vaticana) ha parlato di Francesco prima della conversione come di una specie di «play boy». È ancora proponibile la sua svolta ai giovani d’oggi?
È difficile oggi far comprendere a un giovane che la castità è un valore, perché viviamo in una società completamente erotizzata. Si può cominciare a comprendere il valore della castità solo nel momento in cui un giovane si lascia sedurre profondamente da Gesù Cristo.
Il prossimo 27 ottobre sarà la venticinquesima edizione dell’Incontro interreligioso di Assisi voluto da Giovanni Paolo II, sarà ancora l’occasione per riscoprire il messaggio di pace di Francesco, troppo spesso arruolato tra i pacifisti…
Ma la pace promossa da Francesco ha un’unica radice: Dio. E questo spiega anche la fratellanza cosmica: la pace riguarda tutte le creature perché tutte provengono da Dio. Di certo però non si può dire che gli animali valgono più di un embrione umano.
Pensi a san Francesco e subito ti viene in mente una figura gioiosa. Ma qual è il segreto di un uomo che andò incontro alla morte cantando?
La felicità di san Francesco derivava dal fatto che il suo cuore traboccava della presenza vibrante a amorosa di Dio. Lui credeva davvero che la morte non ci chiude le porte della vita, ma al contrario ci apre quelle della vita eterna. Mentre il problema più grande dell’uomo moderno è proprio la mancanza di fede nella vita eterna. Da qui nascono gli egoismi nevrotici, le lotte e la tendenza a buttarsi via.
Lei ha scritto che uno dei più grandi inganni della nostra società è farci credere che si possa essere completamente felici. Spesso viene taciuto che lo stesso san Francesco fronteggiò pene e tribolazioni anche nel fisico.
È una vera utopia moderna quella che ci vuole sempre felici. Bisogna far i conti con la sofferenza che è sempre in agguato. La differenza sta nel soffrire con l’ angoscia o nel soffrire con la pace. Nel primo caso è davvero una disgrazia. Ma l’esperienza di Francesco suggerisce che quando hai la pace dentro puoi sopportare ogni sofferenza. E ciò accade a coloro che hanno Dio vivo nel loro cuore.
A tal proposito lei ha scritto diversi libri sulla preghiera e ha fondato veri e propri laboratori in tutto il mondo. Ma cosa suggerisce a chi non riesce a vedere i frutti delle proprie preghiere?
Il problema non è il fallimento o il successo. Ma nel consegnare i risultati nella mani di Dio e restare in pace anche in caso di avversità. E il giorno dopo ritornare a combattere. Chi ha la pace è una persona indistruttibile, e nonostante i molti fallimenti subiti, alla fine, sarà sempre un vincitore.
Antonio Giuliano, La Bussola Quotidiana, 4 ottobre 2011
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