Meglio tardi che mai. Il mondo cattolico e il termine si sforza di ricondurre un contesto variegato a unità di intenti, risconosce l'inadeguatezza del governo Berlusconi, politica ancor prima che etica. Anche se su quest'ultimo tema si era già espresso il cardinal Bagnasco in un intervento precendente al convegno di Todi del 17 ottobre.
IL DIFFICILE RAPPORTO TRA ETICA E POLITICA. Curiosamente, per le gerarchie ecclesiastiche l'etica dovrebbe valere ben più della politica, non foss'altro che la Chiesa ha rinnegato da un secolo e mezzo il suo potere temporale.
Ma nella pratica il discorso è ben diverso. Ed è difficile dare oggi piena plausibilità al richiamo del presidente della Cei avendo negli occhi le immagini della cordiale familiarità che ha caratterizzato i rapporti tra la segreteria di Stato e il Cav.
E che non è mai mancata, poiché nemmeno nei giorni degli scandali di Ruby e dintorni, il cardinal Bertone si rifiutava di stringere calorosamente la mano a Silvio .
SILVIO PECCATORE IMPENITENTE. È vero, chi è senza peccato scagli la prima pietra, e un prelato non può mai venir meno a uno dei doveri del suo ruolo, quello di redimere i peccatori. Magari sbagliamo, ma non ci pare fosse questa la principale preoccupazione del cardinal Bertone di fronte alle reiterate intemperanze morali dell'inquilino di palazzo Chigi. Il quale per altro, da par suo, è abilissimo a chiamarsi fuori, a sostenere che le bacchettate d'Oltretevere non riguardano mai lui direttamente, ma la politica tutta. Facendo implicitamente capire che da questa deriva si sente estraneo.
LA SPALLATA INESISTENTE. Esattamente la stessa cosa Berlusconi ha fatto commentando gli esiti della riunione di Todi, di cui tutto si può dire meno che la condanna del suo governo non fosse esplicita, visto che sono stati in molti a parlare di «esecutivo inadeguato e fonte di disvalori». Ma per il Cav nessuna spallata, nessuna condanna che lo riguardi in prima persona.
Il quotidiano francese Le Monde, commentando Todi e la possibile rinascita di un partito cattolico ha scritto, banalizzo per comodità la tesi, che la Chiesa si è mossa quando i buoi erano già scappati dal recinto. Insomma, una neanche tanto velata accusa di opportunismo: facile prendere le distanze da Berlusconi quando il premier ha già un piede nella sua tomba politica.
Talmente facile che Bagnasco, tutta un'altra pasta rispetto a quella tutta real politic di Bertone, passa per quello che abbandona la nave quando è del tutto sicuro del suo imminente affondamento. Quando invece, rispetto al collega porporato, aveva anche in tempi non sospetti levato la sua preoccupata voce.
LA CHIESA GUARDA AVANTI. Giocoforza, il risultato di questo ritardo non può che portare a una conclusione obbligata. Se la Chiesa, rinunciando al suo magistero morale, ovvero chiudendo gli occhi di fronte alla catastrofe etica (ed estetica, aggiungiamo noi) del berlusconismo, soltanto adesso ne prende le distanze, vuol dire che è mossa da tutt'altre preoccupazioni che non il risveglio morale delle coscienze. E sembra piuttosto intenta a lucrare una posizione di vantaggio in quello che sarà il futuro quadro politico del paese, cercando tra gli schieramenti che ad essa si ispirano e nella società civile la classe dirigente di un nuovo partito neocattolico. E appare penosa la corsa trasversale di quanti si candidano a farvi parte. Tra cui molti di coloro che hanno sin qui militato con Berlusconi, e pensando di poter calcellare il passato con un colpo di spugna, si dicono pronti alla nuova stagione.
IL DIFFICILE RAPPORTO TRA ETICA E POLITICA. Curiosamente, per le gerarchie ecclesiastiche l'etica dovrebbe valere ben più della politica, non foss'altro che la Chiesa ha rinnegato da un secolo e mezzo il suo potere temporale.
Ma nella pratica il discorso è ben diverso. Ed è difficile dare oggi piena plausibilità al richiamo del presidente della Cei avendo negli occhi le immagini della cordiale familiarità che ha caratterizzato i rapporti tra la segreteria di Stato e il Cav.
E che non è mai mancata, poiché nemmeno nei giorni degli scandali di Ruby e dintorni, il cardinal Bertone si rifiutava di stringere calorosamente la mano a Silvio .
SILVIO PECCATORE IMPENITENTE. È vero, chi è senza peccato scagli la prima pietra, e un prelato non può mai venir meno a uno dei doveri del suo ruolo, quello di redimere i peccatori. Magari sbagliamo, ma non ci pare fosse questa la principale preoccupazione del cardinal Bertone di fronte alle reiterate intemperanze morali dell'inquilino di palazzo Chigi. Il quale per altro, da par suo, è abilissimo a chiamarsi fuori, a sostenere che le bacchettate d'Oltretevere non riguardano mai lui direttamente, ma la politica tutta. Facendo implicitamente capire che da questa deriva si sente estraneo.
LA SPALLATA INESISTENTE. Esattamente la stessa cosa Berlusconi ha fatto commentando gli esiti della riunione di Todi, di cui tutto si può dire meno che la condanna del suo governo non fosse esplicita, visto che sono stati in molti a parlare di «esecutivo inadeguato e fonte di disvalori». Ma per il Cav nessuna spallata, nessuna condanna che lo riguardi in prima persona.
Il quotidiano francese Le Monde, commentando Todi e la possibile rinascita di un partito cattolico ha scritto, banalizzo per comodità la tesi, che la Chiesa si è mossa quando i buoi erano già scappati dal recinto. Insomma, una neanche tanto velata accusa di opportunismo: facile prendere le distanze da Berlusconi quando il premier ha già un piede nella sua tomba politica.
Talmente facile che Bagnasco, tutta un'altra pasta rispetto a quella tutta real politic di Bertone, passa per quello che abbandona la nave quando è del tutto sicuro del suo imminente affondamento. Quando invece, rispetto al collega porporato, aveva anche in tempi non sospetti levato la sua preoccupata voce.
LA CHIESA GUARDA AVANTI. Giocoforza, il risultato di questo ritardo non può che portare a una conclusione obbligata. Se la Chiesa, rinunciando al suo magistero morale, ovvero chiudendo gli occhi di fronte alla catastrofe etica (ed estetica, aggiungiamo noi) del berlusconismo, soltanto adesso ne prende le distanze, vuol dire che è mossa da tutt'altre preoccupazioni che non il risveglio morale delle coscienze. E sembra piuttosto intenta a lucrare una posizione di vantaggio in quello che sarà il futuro quadro politico del paese, cercando tra gli schieramenti che ad essa si ispirano e nella società civile la classe dirigente di un nuovo partito neocattolico. E appare penosa la corsa trasversale di quanti si candidano a farvi parte. Tra cui molti di coloro che hanno sin qui militato con Berlusconi, e pensando di poter calcellare il passato con un colpo di spugna, si dicono pronti alla nuova stagione.
Lettera 43, 18 Ottobre 2011
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