Stavolta
non è bastata neppure Medjugorje. Il ministro Marianna Madia ci ha
provato: da una settimana campeggia in copertina sui settimanali e sulle
pagine di tutti giornali, mentre confessa che la vacanza della sua vita
non è stata al mare o in montagna o un viaggio a New York,come per
tutti gli altri. Macché: la vacanza della sua vita è stata quando è
andata lì, nel luogo dove appare la Madonna.
A
Medjugorje, ha raccontato, ci è tornata quattro volte prima di entrare
nel governo. Tenetelo presente: pur non essendo ancora dimostrata
ufficialmente una relazione tra i due fatti, anche questa potrebbe
essere portata come prova ufficiale di un miracolo avvenuto nel
santuario bosniaco. E forse proprio perché ha avuto dimostrazione così
grande dell’aiuto del cielo, Marianna s’è illusa di poter puntare ancora
più in alto: se sono riuscita a diventare ministro, forse riuscirò
anche a farlo, deve aver pensato, gettando la sua fede oltre l’ostacolo.
Forse
ha osato troppo, però: finora, infatti, il secondo miracolo non è
avvenuto. Finora, infatti, non soltanto Marianna Madia non ha dato prova
di essere un ministro, ma ieri è svanita nel nulla mentre il governo
era costretto ad una clamorosa retromarcia sulla riforma della Pubblica
Amministrazione. Niente quota 96 per gli insegnanti, niente soglia dei
68 anni per i pensionamenti di medici e docenti universitari: i conti
non lo consentono. Che avesse ragione l’odiato contabile Cottarelli? I
numeri sono numeri. E con buona pace dei renziani non si modificano con
le copertine dei giornali.
Neppure quelle che
strizzano l’occhio a Medjugorje con dichiarazioni avventate del tipo:
«Alle 17 c’è un’apparizione, alle 19 si cena: ti offrono un pasto e ti
indicano il cammino per assistere a un miracolo...» (Madia dixit: forse
confonde la Madonna con gli orari della burocrazia ministeriale?). Del
resto anche quella di Marianna al governo è stata, in qualche modo,
un’apparizione. «Non me l’aspettavo, stavo guardando Peppa Pig con mio
figlio», disse il giorno del giuramento. Poi aggiunse: «Porterò come
contributo la mia inesperienza».
Sia
Peppa Pig che l’inesperienza sono due ottime consigliere, si capisce.
Ma per riformare la Pubblica Amministrazione forse ci vorrebbe qualcosa
di più: mai provato con Ernesto Sparalesto, Mototopo o Magilla Gorilla? O
magari Ughetto Cane Perfetto? «È brava, studia», dicono tutti di lei.
Perfetto, no? Se dovessimo dare l’esame di laurea avremmo trovato la
persona giusta. Purtroppo c’è da riforma lo Stato, che non è roba da
studenti.
Peccato
perché lei secchiona lo è sempre stata.Ha frequentato le scuole
francesi, il Lycée Chateaubriand, roba très chic dove naturalmente era
prima della classe. Poi si è laureata in Scienze politiche. Il padre era
consigliere comunale del Pds, il nonno materno, decano dei giornalisti
parlamentari, era legatissimo alla Dc che lo fece anche presidente Efim.
Marianna, però, è arrivata al ministero non per tradizioni familiari e
neppure per raccomandazioni. Ci è arrivata, ovviamente, per caso.
«La
carriera politica è arrivata, non l’ho cercata», ha raccontato a Vanity
Fair. E proprio perché non la cercava, appena laureata, è entrata
nell’Arel di Enrico Letta, poi si è fidanzata con il figlio di Giorgio
Napolitano, poi si è fatta eleggere alla Camera da Veltroni, poi a
Montecitorio si è appiccicata a D’Alema, poi ha sostenuto Bersani, poi
ha frequentato Pippo Civati e infine è salita sul carro di Renzi.
Praticamente
ha fatto il giro completo di tutti i dirigenti del Pd. Sempre tutto per
caso. Quasi un miracolo, come a Medjugorje quando «ti offrono un pasto e
ti indicano il cammino...». Marianna è diventata ministro mentre
aspettava la sua seconda figlia, Margherita, che è nata il 7 aprile.
Naturalmente dopo poche settimane ministro e bimba campeggiavano sulle
pagine di un settimanale in bella posa. Lei è fatta così: non cerca di
apparire con la stessa convinzione con cui non cerca di fare politica.
Le capita sempre tutto per magia, che in fondo fa rima con Madia.
Per
esempio pochi mesi prima di entrare nel governo Renzi era casualmente
entrata anche in una scena del film «Pazze di me» del regista Fausto
Brizzi, re della commedia all’italiana e casualmente sostenitore di
Renzi. Casualmente, per altro, il marito della Madia era il produttore
del film che ha casualmente incassato pure un contributo di 300mila euro
dalla Regione Lazio. A Marianna è causalmente toccato un cammeo. Solo
una battuta: «Tanto tornano, tornano tutte ».
Se
fosse stato autobiografico, sarebbe apparsa quasi una minaccia.
Comunque,dopo il 7 aprile, quando la mamma ministro è tornata al
ministero con la neonata Margherita, i cantori del renzismo si sono
prodigati per incensarla. L’hanno descritta così: «Tutto è stato
organizzato in modo da poter sottoporre alla Madia ogni passaggio della
riforma della Pubblica Amministrazione: tutto ruota attorno a sua figlia
Margherita, al fatto che dorma o meno la notte, che sia o meno
tranquilla, e che i suoi ritmi si concilino con i vertici fra la mamma e
il premier: un’altra generazione di ministri (e di mamme) è possibile
».
L’autrice
di questa soave prosa, Marianna Aprile, è stata fortunata: ha avuto un
contratto in Rai come conduttrice di una trasmissione su Raitre. La
riforma della Pubblica Amministrazione, purtroppo, ha avuto meno
fortuna.Per il momento infatti vaga nel nulla, e ieri con la retromarcia
del governo ha subito un contraccolpo mica da ridere. Sarà che
Margherita (attorno a cui tutto ruota) non aveva fatto il ruttino?Oppure
ha avuto una colica intestinale? Chi lo sa.
Intanto,mentre
il Paese s’interroga, il ministro Madia che quella riforma dovrebbe
sostenere con convinzione sembra sparita nel nulla. Ma noi, che crediamo
ai miracoli, pensiamo che sia concentrata sulla soluzione dei problemi
della macchina statale. Magari sta organizzando un’altra bella vacanza
della vita. Nel caso, questa volta proveremmo con Lourdes.
Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
5 agosto 2016
Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
5 agosto 2016
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