Paola Zanca per "il Fatto Quotidiano"
L’Angelus, questa domenica, per Vincenzo De Luca anzichè da piazza San
Pietro arriva dall’hotel Vanvitelli di Caserta. Il suo papa Francesco,
in piena sintonia con la misericordia e l’indulgenza del nuovo Giubileo,
è Raffaele Cantone. Che da lì, in un video messaggio alla riunione
degli amministratori di Sel, dispensa la sua benedizione al “tagliando”
alla legge Severino.
Mette
in chiaro, il commissario nazionale anticorruzione, che non ha nessuna
intenzione di riscrivere da capo una norma che in questi due anni è
stata “utilissima” nè tantomeno di “preoccuparsi” di quegli aspetti
della legge riferiti a “fatti specifici” e a vicende che hanno “una loro
notorietà”. Però, come si ostinano a ripetere i suoi difensori, a
Vincenzo De Luca, basta una “dose minima” di cambiamento.
Basta che la condanna in primo grado per abuso d’ufficio sparisca dalle
cause che possono determinare la sospensione dall’incarico. Proprio
quello che sostiene Cantone, seppure con un discreto scoppio ritardato.
Dopo la condanna (sempre per abuso d’ufficio, ma per fatti relativi alla
sua attività di magistrato) di Luigi de Magistris, infatti, aveva
chiesto al suo ex collega di smetterla di “danneggiare” Napoli perché la
legge era “iper garantista” e andava rispettata.
Poi
Cantone evidentemente ha riflettuto - il primo ravvedimento è di
novembre, l’ultimo di ieri - che “c’è spazio per una valutazione su
alcuni reati che forse con la sentenza di primo grado non è opportuno
intervenire con la sospensione”. È lì che il telefono del sindaco di
Salerno, vincitore delle primarie democratiche, ora in corsa per la
presidenza della regione Campania, ha cominciato a squillare. Nè da lui
nè dal suo entourage, ieri, sono arrivate dichiarazioni che potessero
dare l’impressione di “tirare per la giacchetta” mister Anticorruzione.
Ma,
certo, hanno apprezzato. E iscritto Cantone nella lunga lista dei
novelli sostenitori di un restyling della Severino. Un tempo considerata
intoccabile - in quanto legge che ha portato alla decadenza di Silvio
Berlusconi - oggi sempre più giudicata perfettibile, anche alla luce del
ricorso in attesa della Corte Costituzionale.
Matteo Renzi avrebbe volentieri fatto in modo che della questione si
occupassero solo i giudici della Consulta. Tant’è che non è escluso che
l’election day del 31 maggio sia capitato alla vigilia dell’estate anche
nella speranza che, nel frattempo, il collegio presieduto da Alessandro
Criscuolo fosse arrivato a sentenza (proprio nei giorni scorsi,
Criscuolo, ha promesso un’accelerazione, anche se il verdetto pare non
si vedrà prima di luglio). Eppure, per quanto fastidiosa sia la materia,
a Matteo Renzi toccherà occuparsene, visto che riguarda il candidato
ufficiale del suo partito in Campania.
Per il momento la faccenda è stata affidata nelle mani del
vicesegretario Lorenzo Guerini che intrattiene “colloqui frequenti” con i
fedelissimi del sindaco.
D’altronde è difficile immaginare che l’uscita domenicale di Cantone - a
cui il premier pensò un tempo di affidare anche l’incarico
delicatissimo della candidatura campana - sia esclusivamente a titolo
personale. Nel Pd, infatti, a cominciare dalla minoranza fino al
renziano capogruppo della commissione Affari Costituzionali Emanuele
Fiano, è ormai diffusa la convinzione che alla Severino si debba mettere
mano. Solo che non si può fare adesso.
La
modifica prima delle regionali è considerata troppo rischiosa e
smaccatamente ad delucam. E perfino il sindaco, va detto, si è messo
l’anima in pace e ha preferito smetterla di ricordare ogni giorno il suo
problemuccio con la legge. Sa che, se dovesse vincere le elezioni,
sarebbe immediatamente accolto il ricorso contro la sua sospensione. Non
c’è fretta, quindi, ma “il tagliando” serve. In commissione alla
Camera, come vi abbiamo raccontato, la salva De Luca è già pronta. L’ha
scritta l’avvocato Fulvio Bonavitacola, deputato Pd vicinissmo al
candidato governatore.
Prevede
che l’abuso d’ufficio - reato considerato assai diffuso tra gli
amministratori - venga escluso dalle cause che determinano la
sospensione da una carica elettiva. Praticamente lo stesso principio che
ha sostenuto ieri Cantone. Come l’abuso d’ufficio fosse un reato
bagatellare, e non invece uno dei più gravi comportamenti che può tenere
un pubblico amministratore, sfavorendo un avversario o favorendo
patrimonialmente un amico approfittando della propria posizione.
Per
ora il calendario della commissione è affollato da una serie di
provvedimenti, tra cui quello sullo ius soli che, certamente, non verrà
esaurito con una rapida discussione. Ma, dicevamo, non c’è fretta. Basta
che la schiera degli sponsor del “tagliando” alla Severino resti folta.
Da ieri, ce n’è uno in più.
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