lunedì 16 marzo 2015

Sulla Severino

Paola Zanca per "il Fatto Quotidiano"

   L’Angelus, questa domenica, per Vincenzo De Luca anzichè da piazza San Pietro arriva dall’hotel Vanvitelli di Caserta. Il suo papa Francesco, in piena sintonia con la misericordia e l’indulgenza del nuovo Giubileo, è Raffaele Cantone. Che da lì, in un video messaggio alla riunione degli amministratori di Sel, dispensa la sua benedizione al “tagliando” alla legge Severino.

Mette in chiaro, il commissario nazionale anticorruzione, che non ha nessuna intenzione di riscrivere da capo una norma che in questi due anni è stata “utilissima” nè tantomeno di “preoccuparsi” di quegli aspetti della legge riferiti a “fatti specifici” e a vicende che hanno “una loro notorietà”. Però, come si ostinano a ripetere i suoi difensori, a Vincenzo De Luca, basta una “dose minima” di cambiamento.

   Basta che la condanna in primo grado per abuso d’ufficio sparisca dalle cause che possono determinare la sospensione dall’incarico. Proprio quello che sostiene Cantone, seppure con un discreto scoppio ritardato. Dopo la condanna (sempre per abuso d’ufficio, ma per fatti relativi alla sua attività di magistrato) di Luigi de Magistris, infatti, aveva chiesto al suo ex collega di smetterla di “danneggiare” Napoli perché la legge era “iper garantista” e andava rispettata.

Poi Cantone evidentemente ha riflettuto - il primo ravvedimento è di novembre, l’ultimo di ieri - che “c’è spazio per una valutazione su alcuni reati che forse con la sentenza di primo grado non è opportuno intervenire con la sospensione”. È lì che il telefono del sindaco di Salerno, vincitore delle primarie democratiche, ora in corsa per la presidenza della regione Campania, ha cominciato a squillare. Nè da lui nè dal suo entourage, ieri, sono arrivate dichiarazioni che potessero dare l’impressione di “tirare per la giacchetta” mister Anticorruzione.


Ma, certo, hanno apprezzato. E iscritto Cantone nella lunga lista dei novelli sostenitori di un restyling della Severino. Un tempo considerata intoccabile - in quanto legge che ha portato alla decadenza di Silvio Berlusconi - oggi sempre più giudicata perfettibile, anche alla luce del ricorso in attesa della Corte Costituzionale.

   Matteo Renzi avrebbe volentieri fatto in modo che della questione si occupassero solo i giudici della Consulta. Tant’è che non è escluso che l’election day del 31 maggio sia capitato alla vigilia dell’estate anche nella speranza che, nel frattempo, il collegio presieduto da Alessandro Criscuolo fosse arrivato a sentenza (proprio nei giorni scorsi, Criscuolo, ha promesso un’accelerazione, anche se il verdetto pare non si vedrà prima di luglio). Eppure, per quanto fastidiosa sia la materia, a Matteo Renzi toccherà occuparsene, visto che riguarda il candidato ufficiale del suo partito in Campania.

   Per il momento la faccenda è stata affidata nelle mani del vicesegretario Lorenzo Guerini che intrattiene “colloqui frequenti” con i fedelissimi del sindaco.


   D’altronde è difficile immaginare che l’uscita domenicale di Cantone - a cui il premier pensò un tempo di affidare anche l’incarico delicatissimo della candidatura campana - sia esclusivamente a titolo personale. Nel Pd, infatti, a cominciare dalla minoranza fino al renziano capogruppo della commissione Affari Costituzionali Emanuele Fiano, è ormai diffusa la convinzione che alla Severino si debba mettere mano. Solo che non si può fare adesso.

La modifica prima delle regionali è considerata troppo rischiosa e smaccatamente ad delucam. E perfino il sindaco, va detto, si è messo l’anima in pace e ha preferito smetterla di ricordare ogni giorno il suo problemuccio con la legge. Sa che, se dovesse vincere le elezioni, sarebbe immediatamente accolto il ricorso contro la sua sospensione. Non c’è fretta, quindi, ma “il tagliando” serve. In commissione alla Camera, come vi abbiamo raccontato, la salva De Luca è già pronta. L’ha scritta l’avvocato Fulvio Bonavitacola, deputato Pd vicinissmo al candidato governatore.


Prevede che l’abuso d’ufficio - reato considerato assai diffuso tra gli amministratori - venga escluso dalle cause che determinano la sospensione da una carica elettiva. Praticamente lo stesso principio che ha sostenuto ieri Cantone. Come l’abuso d’ufficio fosse un reato bagatellare, e non invece uno dei più gravi comportamenti che può tenere un pubblico amministratore, sfavorendo un avversario o favorendo patrimonialmente un amico approfittando della propria posizione.


Per ora il calendario della commissione è affollato da una serie di provvedimenti, tra cui quello sullo ius soli che, certamente, non verrà esaurito con una rapida discussione. Ma, dicevamo, non c’è fretta. Basta che la schiera degli sponsor del “tagliando” alla Severino resti folta. Da ieri, ce n’è uno in più.

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