" Mi era arrivato addosso all'improvviso quel treno in corsa del cancro assassino.
Mi aveva fatto stramazzare perché io mi fermassi. Perché io riflettessi.
Perché io capissi.
Perché riprendessi il filo quasi spezzato della mia vita e ritrovassi lo scopo e il perché dell'esistenza.
Perché ripensassi ai miei giorni marginali, che erano stati la maggioranza di quelli vissuti, e non li rivivessi mai più, pochi o molti che fossero quelli che mi restavano.
Perché finalmente realizzassi che il valore della vita non è nella vita stessa - magari ce ne saranno altre di vite in altri mondi - il valore supremo è dentro le piccole cose che compongono il quotidiano, il qui e ora, alle quali non diamo mai importanza, o ne diamo troppo poca.
Perché sprechiamo il valore delle cose che contano veramente.
Perchè ci arrabbiamo e ci perdiamo dietro inutili discussioni, fangose polemiche, patibolari decisioni.
Perchè pensiamo che il bello e il buono sono sempre altrove, lontano da noi.
Invece sono qui, davanti a noi, ai nostri piedi, e non ce ne accorgiamo finendo con calpestarli e ucciderli.
Perchè il buono delle cose non è mai così nascosto da non riuscire a scorgerlo, a vederlo, ad assaporarlo.
Perchè è bella la vita, bello il sole e il freddo dell'inverno, bellissima una giornata di primavera e dolcemente bello il venticello leggero che l'accompagna.
Ma chi si ferma mai a riflettere su queste banalità quotidiane?"
Pietro Calabrese, L'albero dei mille anni. All'improvviso un cancro, la vita all'improvviso
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