«La politica ci mette un po' di tempo, ma si
vendica di chi l'offende». Non solo crede che la balena bianca stia
tornando, Paolo Cirino Pomicino, ma è convinto che pian piano - dopo un
ventennio di leaderismi e oligarchie - riemergeranno tutte «le grandi
famiglie politiche europee »: il socialismo democratico,
l'ambientalismo, i liberali. «Quelle che negli altri Paesi continuavano a
operare, mentre da noi il pensiero politico scompariva e prendeva piede
una classe dirigente di stampo cortigiano».
Col leader al centro, e i seguaci pronti ad appendere al chiodo la
loro storia pur di seguirlo, nel caso del centrodestra di Silvio
Berlusconi. O con un'oligarchia egemone e sorda dalla parte opposta.
«Siamo davanti a un processo di scomposizione e ricomposizione del
sistema», dice colui che negli anni ‘80 veniva chiamato semplicemente O'
ministro, uno degli esponenti più importanti e ascoltati della fu
Democrazia Cristiana.
«La crepa aperta nel Pdl non potrà che divaricarsi. Ci vorranno sei
mesi o due anni, ma la rottura è inevitabile. Così come quando Renzi
vincerà la segreteria del Pd sarà difficile per la tradizione socialista
di stampo europeo restarci dentro». Il sindaco di Firenze, sostiene,
«non è stato democristiano per una mera questione d'età, ma è figlio del
cattolicesimo democratico». Quindi sarà così il prossimo futuro, «con
Renzi, Letta, Alfano e Tabacci da una parte; Cuperlo, Bersani e Vendola
dall'altra». Certo, potranno collaborare.
Come avviene in Europa e come avvenne in passato da noi: «Nel '76-'79
- ai tempi di Bresnev e Carter-facemmo l'intesa tra due grandi partiti
riuscendo a battere terrorismo e inflazione a due cifre». E il debito?
«Fu di gran lunga inferiore a quello generato negli ultimi 20 anni».
In Enrico Letta, l'ex ministro vede rivivere «la tradizione molto
seria di Nino Andreatta e dei suoi maestri. Angelino Alfano è invece
l'erede di una dc più prudente, alla Forlani». Quanto a Renzi, «deve
guardarsi da se stesso, non cedere alla concezione leaderistica che pure
lo attrae: ci riporterebbe in casa il veleno instillato 20 anni fa».
Perché una cosa è chiara: «Il cattolicesimo politico non può rinascere
con Berlusconi e gli uomini della destra. Un partito popolare con Mauro,
i ciellini e il Cavaliere sarebbe solo una parodia della vecchia Dc. Un
imbroglio, anzi, un intruglio».
Il primo guasto da sanare sarà l'affidamento dell'economia ai
tecnici. «Da Ciampi a Saccomanni, siamo l'unico paese che in 21 anni - a
parte la breve parentesi di Amato - ha sottratto la propria economia
alla politica. È stato un male». Ricorda Guido Carli: «Il governo dei
tecnici o è un'illusione o è un'eversione, aveva detto. Quando Andreotti
lo chiamò per guidare il Tesoro accettò a patto che alle Finanze e al
Bilancio ci fossero due politici. Così andammo io e Formica. Conosceva i
limiti della sua tecnicalità».
A differenza di Monti? «Il professore è un tecnico di valore che ha
immaginato, dopo 10 anni di commissione europea, di trasformarsi in
leader. Ma la politica è una professionalità che non si scopre a 70
anni. Senza offesa per nessuno ».
fonte: Repubblica
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