In
più di un’occasione, un’elettrice critica del Movimento 5 Stelle come
Fiorella Mannoia se l’è presa con la stampa italiana, eternamente
impegnata nel “dare la caccia al grillino mezzo scemo”. Se gli altri
partiti sbagliano si suole glissare, se l’inciampo è 5 Stelle parte
subito la mitraglia. Vale per gli errori gravi e pure per le gaffe
marginali, su cui oggettivamente il M5S svetta. Non in solitudine, però.
Luca
Bottura, su Radio Capital, tratteggia la senatrice Paola Taverna come
una Sora Lella 2.0. L’eloquio di non pochi parlamentari è però assai
peggiore, basta pensare ai Razzi o alle frattaglie del gruppuscolo
“Gal”. In questi mesi è poi emersa, comicamente stentorea, la figura
della gaffeuse piddina Pina Picierno, che - dopo aver straparlato di
“politica del dolce forno” – ha continuato a scivolare anche dopo la
vittoria alle Europee.
Il
28 maggio ha twittato giuliva: “Approvato nostro emendamento su aumento
pene. Vittoria!” (sì, lo ha scritto davvero). Sempre su Twitter ha
esultato per una decisione della Commissione Europea. Peccato che la
Commissione avesse appena bocciato il governo Renzi (“Servono sforzi
aggiuntivi per rispettare il Patto di Stabilità”).
“Dolce
Forno” Pina, ovviamente, non ha capito nulla: “Lo svolazzare inquieto
dei soliti gufi è stato messo a tacere- oltre che dal voto degli
italiani- anche da Bruxelles: piena fiducia al Governo!”. Idolo Pina. I
suoi disastri, però, fanno meno notizia. E anche gli harakiri delle Lara
Comi berlusconiane non paiono stimolare granché i giornalisti.
Il
grillino gaffeur, invece, eccita di più. Sia perché sta antipatico a
quasi tutti, sia perché è maggiormente incline alla bischerata. La lotta
al “grano saraceno”, che in realtà era “straniero”, è l’ultimo errore a
5 Stelle. I primi a commetterlo, nel 2011, furono però esponenti Pd e
Lega.
La
propensione alle gaffe del M5S si palesa fin dall’inizio della
legislatura, con la scelta raggelante di Lombardi e Crimi come
portavoce. La prima, in uno streaming imbarazzante (per lei), ricorderà a
Bersani che lei non contatta le parti sociali perché “noi siamo le
parti sociali” (aiutatela).
Il secondo, tra una dormitina e un
quieto perdersi nei corridoi (al punto da arrivare tardi a una
votazione decisiva), si farà notare per vibranti j’accuse contro la
Casta. All’acme della rabbia , Crimi si sfilerà “addirittura” la
cravatta come gesto di protesta: roba forte. C’è quella che crede alle
sirene, quell’altra che attribuisce poteri divinatori all’aloe. E c’è
quello dei microchip.
Il deputato Paolo Bernini, a Ballarò,
nel marzo scorso elogiò il documentario Zeitgeist e parlò di teorie
cospirazioniste internazionali: “Non so se lo sapete, ma in America
hanno già iniziato a mettere i microchip nel corpo umano per registrare,
per mettere i soldi, per il controllo della popolazione”.
Notevole
anche Serenella “Tafazzi” Fucksia, l’unica a minimizzare l’insulto di
Calderoli alla Kyenge: “Il ministro come un orango? Ma cos’ha detto
Calderoli di così negativo? Io proprio non lo capisco. Anch’io sono
convinta di assomigliare a una papera, Morra mi ricorda un camaleonte e
la Gambaro una mucca”.
Strepitoso il “Sarò breve e circonciso”
di Davide Tripiedi, peraltro corretto male dal presidente di turno
Simone Baldelli (“Coinciso”). Rutilante anche Angelo Tofalo, che a volte
le indovina (la musica di People have the Power alla Camera, con la
Boldrini che ha impiegato mezzora a capire cosa stesse accadendo) e
altre no (“Boia chi molla, Presidente!”).
In
equilibrio precario tra naif e masochismo, M5S è giustamente associato
anche alle “scie chimiche”. In realtà il tema, caro pure a Piero Pelù, è
stato portato in Parlamento dal Pd e prim’ancora dai Ds con sei
interrogazioni. Gli avversari usano le gaffes 5 Stelle come prova del
loro essere impreparati e “turisti della democrazia”; i diretti
interessati replicano sostenendo che le loro sono pagliuzze rispetto
alle travi altrui. Il dibattito è aperto. E la “caccia al grillino mezzo
scemo” continua.
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