sabato 21 giugno 2014

Incoercibile

AVERE UN FIGLIO E' UN DIRITTO ASSOLUTO?
di Mario Adinolfi

Incoercibile. La nuova parola chiave scolpita nelle tavole della legge dalla Corte costituzionale è: incoercibile. Per la precisione, nel caso, incoercibile è il diritto ad avere figli se li si desiderano secondo le recenti motivazioni alla sentenza sulla fecondazione assistita scritte da Giuseppe Tesauro. Da questa incoercibilità deriva oggi l'incostituzionalità proclamata del divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, domani con questa sentenza si giustificherà altro: ad esempio il desiderio di genitorialità di una coppia omosessuale diventerà diritto, perché quello ad avere prole è configurato ormai dalla Consulta come diritto assoluto. I cancelli sono aperti. Ma la strada dove porta?

Lette e rilette le motivazioni della Consulta non convincono. Certo, ci sono pizzichi di giurisprudenziale prudenza sparsi qua e là, ma la sostanza è preoccupante e l'impressione è che da troppo tempo l'Alta Corte stia sentenziando con l'occhio rivolto più a qualche attrattiva di tipo politico-mediatico, sotto la spinta di una supposta opinione pubblica rappresentata in realtà da qualche giornale ad alta tiratura, che in punta di diritto. E così il nuovo assalto alla legge 40 sembra seguire più un caos modaiolo che un ragionamento rigoroso in termini giuridici.

Non c'è da meravigliarsi. Sono di poche settimane fa ben due sentenze di tribunali lombardi che hanno assolto altrettante donne dall'accusa di alterazione di stato, dopo aver portato in Italia "figli" acquistati all'estero e generati con le tecniche del cosiddetto utero in affitto. Sempre in virtù del presunto diritto incoercibile ad avere figli infatti è stata assolta, ad esempio, una donna 54enne milanese che è andata a comprarsi l'ovocita di una donna indiana, per impiantarlo nell'utero di un'altra donna indiana dopo averlo fecondato con lo sperma del suo compagno, acquistando poi per qualche decina di migliaia di euro il bambino così nato e da quella donna partorito in India, che dunque con la 54enne milanese non ha alcun rapporto di parentela. Quella donna può, per l'anagrafe italiana e a tutti gli effetti, dichiarare il bambino acquistato in India con questa folle procedura come suo figlio. D'altronde, se il diritto ad avere figli è un diritto assoluto, tutto è consentito. Tranne quello che è vietato. In Italia la legge vieterebbe l'utero in affitto. Ma ci penserà la Corte Costituzionale a risolvere anche questa contraddizione. Stiamo sereni.

In realtà un ordinamento che trasformi i desideri in diritti è un ordinamento destinato a perire. I desideri non sono diritti. Si può desiderare un figlio, si può cercare con la tecnica di aggirare le difficoltà, ma non si può ritenere che non ci sia un limite. Sì, nella sentenza della Corte costituzionale qualche pallida limitazione viene ancora mantenuta, ma con veli di ambiguità che hanno fatto gridare a molti che si è tornati ormai al far west procreativo antecedente al varo della legge 40. Sono stati rimossi di fatto tutti i limiti, come è logico che sia se si proclama un diritto "incoercibile" a figliare, se si trasforma il desiderio in diritto e in diritto assoluto.

Essere preda delle ondate emotive dell'opinione pubblica o della supposta opinione pubblica è un grave errore in generale, diventa gravissimo se le delicate decisioni sulla vita e sulla morte delle persone vengono prese in questo modo da quindici persone vestite d'ermellino. Questo sono decisioni che attengono al dibattito democratico, sono i cittadini a dover decidere e il Parlamento a dover legiferare. I cittadini si erano espressi sulla legge 40 per via referendaria, dopo che il Parlamento aveva legiferato. Quindici persone, tra l'altro per quel che si sa divise al loro interno, hanno deciso al posto di tutti. Otto o nove persone hanno deciso dunque che a un bambino possa essere negato il diritto a conoscere il proprio genitore, perché la fecondazione eterologa a questo espone i nascituri. L'auspicio è che il Parlamento, è che Matteo Renzi troppo silenzioso e imbarazzato sulle materie eticamente sensibili, vogliano mettere mano e legiferare. Se la politica abdica e lascia questo territorio tutto in mano alla magistratura e alle sentenze della Corte costituzionale, compie un errore irrimediabile e lo compie per viltà e incapacità, due difetti che i politici di rango proprio non possono avere.

I desideri non sono diritti, di certo non sono mai diritti assoluti. Un figlio è un dono, nasce dall'amore e dall'accoglienza. Non è un oggetto da ottenere ad ogni costo. Riscoprendo un senso del limite, forse riscopriremo anche l'intensa umanità che si annida dentro l'essere genitori e non meri procreatori. Ricordando che prima di tutto e tutti vengono i diritti dei bambini, dei figli. Prima di ogni egoismo degli adulti scambiato per amore, che è invece alla fine solo amore di sé.

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