AVERE UN FIGLIO E' UN DIRITTO ASSOLUTO?
di Mario Adinolfi
Incoercibile.
La nuova parola chiave scolpita nelle tavole della legge dalla Corte
costituzionale è: incoercibile. Per la precisione, nel caso,
incoercibile è il diritto ad avere figli se li si desiderano secondo le
recenti motivazioni alla sentenza sulla fecondazione assistita scritte
da Giuseppe Tesauro. Da questa incoercibilità deriva oggi
l'incostituzionalità proclamata del divieto di fecondazione eterologa
previsto dalla legge 40, domani con questa sentenza si giustificherà
altro: ad esempio il desiderio di genitorialità di una coppia
omosessuale diventerà diritto, perché quello ad avere prole è
configurato ormai dalla Consulta come diritto assoluto. I cancelli sono
aperti. Ma la strada dove porta?
Lette e
rilette le motivazioni della Consulta non convincono. Certo, ci sono
pizzichi di giurisprudenziale prudenza sparsi qua e là, ma la sostanza è
preoccupante e l'impressione è che da troppo tempo l'Alta Corte stia
sentenziando con l'occhio rivolto più a qualche attrattiva di tipo
politico-mediatico, sotto la spinta di una supposta opinione pubblica
rappresentata in realtà da qualche giornale ad alta tiratura, che in
punta di diritto. E così il nuovo assalto alla legge 40 sembra seguire
più un caos modaiolo che un ragionamento rigoroso in termini giuridici.
Non
c'è da meravigliarsi. Sono di poche settimane fa ben due sentenze di
tribunali lombardi che hanno assolto altrettante donne dall'accusa di
alterazione di stato, dopo aver portato in Italia "figli" acquistati
all'estero e generati con le tecniche del cosiddetto utero in affitto.
Sempre in virtù del presunto diritto incoercibile ad avere figli infatti
è stata assolta, ad esempio, una donna 54enne milanese che è andata a
comprarsi l'ovocita di una donna indiana, per impiantarlo nell'utero di
un'altra donna indiana dopo averlo fecondato con lo sperma del suo
compagno, acquistando poi per qualche decina di migliaia di euro il
bambino così nato e da quella donna partorito in India, che dunque con
la 54enne milanese non ha alcun rapporto di parentela. Quella donna può,
per l'anagrafe italiana e a tutti gli effetti, dichiarare il bambino
acquistato in India con questa folle procedura come suo figlio.
D'altronde, se il diritto ad avere figli è un diritto assoluto, tutto è
consentito. Tranne quello che è vietato. In Italia la legge vieterebbe
l'utero in affitto. Ma ci penserà la Corte Costituzionale a risolvere
anche questa contraddizione. Stiamo sereni.
In
realtà un ordinamento che trasformi i desideri in diritti è un
ordinamento destinato a perire. I desideri non sono diritti. Si può
desiderare un figlio, si può cercare con la tecnica di aggirare le
difficoltà, ma non si può ritenere che non ci sia un limite. Sì, nella
sentenza della Corte costituzionale qualche pallida limitazione viene
ancora mantenuta, ma con veli di ambiguità che hanno fatto gridare a
molti che si è tornati ormai al far west procreativo antecedente al varo
della legge 40. Sono stati rimossi di fatto tutti i limiti, come è
logico che sia se si proclama un diritto "incoercibile" a figliare, se
si trasforma il desiderio in diritto e in diritto assoluto.
Essere
preda delle ondate emotive dell'opinione pubblica o della supposta
opinione pubblica è un grave errore in generale, diventa gravissimo se
le delicate decisioni sulla vita e sulla morte delle persone vengono
prese in questo modo da quindici persone vestite d'ermellino. Questo
sono decisioni che attengono al dibattito democratico, sono i cittadini a
dover decidere e il Parlamento a dover legiferare. I cittadini si erano
espressi sulla legge 40 per via referendaria, dopo che il Parlamento
aveva legiferato. Quindici persone, tra l'altro per quel che si sa
divise al loro interno, hanno deciso al posto di tutti. Otto o nove
persone hanno deciso dunque che a un bambino possa essere negato il
diritto a conoscere il proprio genitore, perché la fecondazione
eterologa a questo espone i nascituri. L'auspicio è che il Parlamento, è
che Matteo Renzi troppo silenzioso e imbarazzato sulle materie
eticamente sensibili, vogliano mettere mano e legiferare. Se la politica
abdica e lascia questo territorio tutto in mano alla magistratura e
alle sentenze della Corte costituzionale, compie un errore irrimediabile
e lo compie per viltà e incapacità, due difetti che i politici di rango
proprio non possono avere.
I desideri non sono
diritti, di certo non sono mai diritti assoluti. Un figlio è un dono,
nasce dall'amore e dall'accoglienza. Non è un oggetto da ottenere ad
ogni costo. Riscoprendo un senso del limite, forse riscopriremo anche
l'intensa umanità che si annida dentro l'essere genitori e non meri
procreatori. Ricordando che prima di tutto e tutti vengono i diritti dei
bambini, dei figli. Prima di ogni egoismo degli adulti scambiato per
amore, che è invece alla fine solo amore di sé.
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