"LE DETRAZIONI previste dal nuovo decreto
sui beni culturali ci creano più problemi che vantaggi: riguardano i
restauri e non la valorizzazione, un tema che a noi interessa di più.
Andremo comunque avanti, cercando di portare i nostri progetti
nell'intera regione. Dopo il modello Torino, ci sarà il modello
Piemonte". Maurizio Cibrario, da un anno presidente della Consulta per
la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, espone a
'Repubblicà le sue perplessità sulle nuove regole in materia fiscale e
anticipa i progetti futuri.
Presidente Cibrario, che cosa cambia per voi con l'Art Bonus?"Guardi, per noi cambia poco. Il decreto del ministro Franceschini offre un credito d'imposta importante per i recuperi e le manutenzioni, lasciando fuori non solo la valorizzazione ma anche la fruizione, ambiti coperti in passato da un altro decreto. Mi riferisco all'articolo 100, lettera F del Testo unico delle imposte sui redditi, ora sospeso per tre anni. E allora mi chiedo: non era meglio lasciare ai privati le due opzioni? Per fare un esempio, se apriamo (e succederà a fine ottobre) il nuovo caveau per Leonardo, non detraiamo neanche un euro. Andrà meglio con Stupinigi, dove stiamo per partire con importanti lavori di restauro nella Sala da ballo di Juvarra. Ma io avrei a questo punto un'altra proposta".
Quale?
"Perché non si decide di eliminare l'Iva sugli interventi per i beni pubblici da parte di associazioni come la nostra senza scopo di lucro? Per noi l'Iva è un costo: dall'87, anno della fondazione, se ne saranno andati con quella tassa tra i 3 e i 4 milioni di euro. Ma lo sa che cosa avremmo potuto realizzare con tale cifra? Mi rendo conto che la questione è complessa, dato che si inserisce in un ambito comunitario: credo però che in altri paesi le cose vadano un po' meglio".
Presidente Cibrario, che cosa cambia per voi con l'Art Bonus?"Guardi, per noi cambia poco. Il decreto del ministro Franceschini offre un credito d'imposta importante per i recuperi e le manutenzioni, lasciando fuori non solo la valorizzazione ma anche la fruizione, ambiti coperti in passato da un altro decreto. Mi riferisco all'articolo 100, lettera F del Testo unico delle imposte sui redditi, ora sospeso per tre anni. E allora mi chiedo: non era meglio lasciare ai privati le due opzioni? Per fare un esempio, se apriamo (e succederà a fine ottobre) il nuovo caveau per Leonardo, non detraiamo neanche un euro. Andrà meglio con Stupinigi, dove stiamo per partire con importanti lavori di restauro nella Sala da ballo di Juvarra. Ma io avrei a questo punto un'altra proposta".
Quale?
"Perché non si decide di eliminare l'Iva sugli interventi per i beni pubblici da parte di associazioni come la nostra senza scopo di lucro? Per noi l'Iva è un costo: dall'87, anno della fondazione, se ne saranno andati con quella tassa tra i 3 e i 4 milioni di euro. Ma lo sa che cosa avremmo potuto realizzare con tale cifra? Mi rendo conto che la questione è complessa, dato che si inserisce in un ambito comunitario: credo però che in altri paesi le cose vadano un po' meglio".
fonte: La Repubblica
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