giovedì 17 luglio 2014

Una passione pazzesca per tutto




Corrado Passera apre a Vanity Fair la porta della casa di Sabaudia, dove è in vacanza con la moglie Giovanna Salza e i figli, e racconta per la prima volta la sua vita privata, il suo periodo da ministro e la sua nuova impresa politica, nei giorni in cui, per Rizzoli, è uscito “Io siamo”, il libro che illustra il suo programma per far ripartire il Paese.

Ha scritto il libro da solo?
«Con molti amici, e soprattutto con Giovanna. La politica non era la scelta ovvia, sarebbe stato molto più facile tornare a fare il mio lavoro di prima. Abbiamo deciso insieme di buttarci in quest’avventura, un terzo inizio per noi».

Perché terzo?
«Il primo è stato quando abbiamo scelto di condividere la vita, nonostante le tante difficoltà. Il secondo, quando abbiamo deciso di lasciare la banca per il ministero. La politica è il terzo. Del resto, quando ho accettato di fare il ministro non ho mai pensato di farlo solo come tecnico: volevo cambiare il Paese».

Quel governo però ha fallito.
«Monti era partito bene con l'opera di salvataggio, ma non ha avuto lo stesso coraggio nella fase dello sviluppo e delle riforme. Ha ceduto alle vecchie regole della politica, ha iniziato a incontrare i capi di partito. Bastava reggere ancora sei mesi, si sarebbero potute fare tante cose».

Lei era ministro: non ha detto a Monti che stava sbagliando?
«Gli ho detto molto di più: che mi sentivo tradito. Ma ho ritenuto mio dovere restare, per fare quello che si poteva: energia, start-up, minibond, infrastrutture».

Per quel tradimento ha deciso poi di non seguirlo alle elezioni?
«Per presentarmi con lui gli avevo posto due condizioni: agenda fortissima e partito del tutto nuovo. Monti mi ha detto sì, ma poi Montezemolo, Fini e Casini si sono messi di mezzo e lui si è alleato con loro, per mancanza di coraggio e forse per presunzione: pensava che li avrebbe gestiti. Secondo tradimento, e me ne sono andato».


Passera racconta poi di come è iniziato il rapporto con sua moglie.«Quando il mio matrimonio precedente è entrato in crisi ho vissuto un periodo tristissimo. L'impegno preso davanti a Dio, la responsabilità verso i figli, i trent'anni passati insieme a mia moglie: era inaccettabile l'idea di separarmi. Per dieci anni abbiamo cercato in tutti i modi di salvare una storia che, però, era finita. Io ero diventato l'ombra di me stesso. Di quella sofferenza si sono accorti anche i miei figli, e proprio da loro alla fine è arrivato il gesto di amore: mi hanno detto che erano grandi, che avrebbero capito. Così ho trovato la forza di prendere la decisione e iniziare una nuova vita».


Che le ha portato...?
«Una passione pazzesca per tutto. Un grande amore, reso forte dalle difficoltà, e poi la condivisione di ogni cosa con la mia donna. Anche questa scelta della politica non sarebbe stata possibile senza Giovanna. Lei ha rotto la corazza che negli anni mi ero costruito, anche funzionale al mestiere che facevo prima, e ha tirato fuori cose di me che c'erano ma erano intrappolate».

Non è giovane, viene dai poteri forti: che chance pensa di avere in politica, dopo il 41% di Renzi alle Europee?
«Voglio rappresentare chi in questo Paese vuole un cambiamento vero. Renzi, per ora, si sta limitando a un restyling. Ha fatto male quello che ha fatto: la legge elettorale, la riforma del Senato, gli 80 euro ai non poveri ottenuti aumentando le tasse e poi, cosa più grave, non erano certo quelle le priorità in un Paese con dieci milioni di disoccupati».

Ha provato a consigliarlo?
«In passato ci sentivamo spesso, ma a un certo punto è sparito. Si vede che condividere la scena non gli piace». 

Da “Vanity Fair

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