sabato 23 aprile 2011

Legittima molteplicità

La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l'opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità...
I cittadini coltivino con magnanimità e lealtà l'amore verso la patria, ma senza grettezza di spirito, cioè in modo tale da prendere anche contemporaneamente in considerazione il bene di tutta la famiglia umana, di tutte le razze, popoli e nazioni, che sono unite da innumerevoli legami.
Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d'esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune, così da mostrare con i fatti come possano armonizzarsi l'autorità e la libertà, l'iniziativa personale e la solidarietà di tutto il corpo sociale, l'opportuna unità e la proficua diversità. In ciò che concerne l'organizzazione delle cose terrene, devono ammettere la legittima molteplicità e diversità delle scelte temporali e rispettare i cittadini che, anche in gruppo, difendono in maniera onesta il loro punto di vista...
Coloro che sono o possono diventare idonei per l'esercizio dell'arte politica, così difficile, ma insieme così nobile, vi si preparino e si preoccupino di esercitarla senza badare al proprio interesse e a vantaggi materiali. Agiscano con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica, al servizio di tutti.

Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes, nº 75)

venerdì 22 aprile 2011

Stanchezza cronica

Roma, 22 apr. (TMNews) - È diffusa in tutto il mondo e in Italia ne soffrono più di 300.000 persone. È la sindrome da stanchezza cronica. Il 12 maggio si celebra la giornata mondiale, anche nel nostro Paese, per portare solidarietà a chi ne è affetto. Una malattia per la quale "non esiste ancora una cura", come ha sottolineato il professor Umberto Tirelli che, insieme a un gruppo internazionale di studio, nel 1994 ne ha dato una nuova definizione, pubblicata sugli "Annals of Internal Medicine". "La sindrome colpisce soprattutto i giovani e lascia spesso per molti anni una situazione così grave dal punto di vista fisico che impedisce a tutti coloro che ne sono affetti di continuare a lavorare o a studiare", ha detto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto nazionale tumori di Aviano. Negli Stati Uniti sono stati condotti molti studi per stabilire le cause della malattia ma, per ora, non vi è alcun farmaco in grado di guarirla definitivamente. Un caso di Sindrome da stanchezza cronica è definito dalla presenza di queste condizioni: fatica cronica persistente per almeno sei mesi non alleviata dal riposo, che aumenta con piccoli sforzi e provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali. E poi da alcuni sintomi specifici, tra cui disturbi della memoria e della concentrazione, dolori delle ghiandole cervicali e ascellari, dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento delle stesse, cefalea di un tipo diverso da quella eventualmente presente in passato e sonno non ristoratore.

lunedì 4 aprile 2011

La curva ad U

Amore. Successo. Salute. La vita comincia a 50 anni. Foto di Inès de la Fressange, 53enne, che sorride: bei denti, perfetti nelle poche imperfezioni che fanno capire quanto sia tutto naturale. Ho tenuto il numero del settimanale francese Le Point sulla scrivania per giorni, senza aprirlo. Ho 46 anni, non mi manca molto a quella che viene annunciata come la seconda età dell’oro. Dopo i vent’anni, quando è il tempo di “avere tutto per possibilità” (Francesco Guccini, Eskimo), ecco i cinquanta, quando – promettono – la curva della felicità ricomimcia a salire creando una provvidenziale sorprendente U.

Ho finalmente aperto il giornale: dentro torna Inès che dice che a 50 anni si immaginava “nonna, in completo Chanel, con i suoi nipotini”. E invece? “Nel lavoro, stress zero. In amore, più premure”. In generale, “direi che il concetto stesso di felicità si comprende a 50 anni”.

Ho cominciato a leggere tutto il servizio (Bonheur à 50 ans), sono 14 pagine tra pezzo portante, interviste, grafici. In sintesi (estrema): negli anni Settanta, gli studi sulla condizione di benessere, di armonia con se stessi e il mondo, dimostrano che il grado di felicità di un Paese non ha nulla a che fare con gli indici della ricchezza (il Pil, il Prodotto interno lordo). Negli anni Novanta, l’economista britannico Andrew Clark studia 10 mila individui e riesce a isolare “la radice” della felicità. Non è il lavoro o il denaro, non il fatto di essere maschi o femmine, di essere single o sposati, con o senza figli. E’ l’età che determina il nostro grado di soddisfazione. E quale età? Dai 30 anni fino a tutti i 40 si scende in palude, a 49 si tocca il fondo del pozzo triste, a 50 si comincia a risalire, a 60 ci attende un’estasi esistenziale.
Sarebbero questi i famosi “migliori anni della nostra vita” che cantava Renato Zero?

Persino Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia 2001, sembra credere alla bontà della midlife:
Credo effettivamente che quando siamo giovani, pienamente attivi, entriamo in un rapporto ansioso con ciò che vogliamo diventare. Facciamo scelte azzardate per insicurezza. Quando raggiungiamo la metà della nostra vita professionale, familiare, patrimoniale sappiamo più o meno dove andiamo. E anche se ci capita di cadere riusciamo a rialzarci e ripartire
Sembra di capire che la chiave per aprire la porta di quella U esistenziale è una antica moderna saggezza. Che ci fa essere contenti, se non proprio felici, di quello che siamo e saremo. Una forma di lucidità che ci libera dall’ansia dei 30-40 e ci conforta mentre guardiamo a quella fetta intatta di vita buona - se avremo come dicono piene risorse fisiche e psichiche – che ci attende su una tavola che noi ci siamo apparecchiati nel tempo.
Voi tardo-quarantenni, cinquantenni, inizio-sessantenni vi sentite così? Credete (e sperimentate) che la midlife, la vostra mezza età, possa davvero offrire una seconda fioritura? Certo preferiremmo tutti avere vent’anni, non si discute, ma questo non esclude che (dopo i 49) non ci si possa sentire felici come allora

La Repubblica (web) 4 aprile 2011

La peggior forma di governo

  " La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per tutte le altre fino ad ora sperimentate " Winston Churchill a...