sabato 17 ottobre 2015

Merton: un pensatore che ha aperto nuovi orizzonti



Un Papa in un'arena. Durante il discorso al Congresso degli Stati Uniti, il primo nella storia di un pontefice, Francesco in diretta mondiale aveva gli occhiali abbassati sul naso. Non sorrideva come sa fare. Dietro di lui, a fare da ali, lo speaker Joe Boehner con una cravatta verde speranza, e Joe Biden, il vice presidente.
Papa Francesco ha parlato al popolo americano dalla sua sede più rappresentativa, in piedi, un punto bianco nel circo politico formale, sotto la scritta In God We Trust, e di fronte a due schieramenti che si dividono su cambiamento climatico, immigrazione, riforma sanitaria, sacerdozio, contraccezione, pena di morte. Quell'arena che gestisce il mondo ha atteso in seduta comune il suo capo spirituale. Domani i leoni si spartiranno le parole. E mentre il Papa parlava, fuori la stanza elegante e fredda, schermi giganti hanno diffuso le parole e gli applausi educati sulla West Lawn, gremita da migliaia di persone, all'ombra della cupola a Capitol Hill.





Francesco ha parlato del sogno americano. Oltre la fede è l'idea di quel sogno che ha sempre spinto il popolo e i suoi Stati Uniti. Il Papa lo ha rievocato, descritto, rianimato. Fiducia e fede hanno bisogno di un sogno per avere forza, di una visione. "Quel sogno è ancora vivo", ha detto Francesco. "Quel sogno continua a ispirarci. Mi rallegro che l'America continui ad essere, per molti, una terra di 'sogni'. Sogni che conducono all'azione, alla partecipazione, all'impegno. Sogni che risvegliano ciò che di più profondo e di più vero si trova nella vita delle persone. Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà".

"Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati. Tragicamente, i diritti di quelli che erano qui molto prima di noi non sono stati sempre rispettati. Per quei popoli e le loro nazioni, dal cuore della democrazia americana, desidero riaffermare la mia più profonda stima e considerazione" ha aggiunto. In sala c'era anche la piccola Sophie Cruz, la bimba messicana di 5 anni che ieri a Washington ha superato la barriera di sicurezza facendosi notare da Francesco e consegnandogli una lettera.

Sogni che passano da storie. "La mia visita capita in un momento in cui uomini e donne di buona volontà stanno celebrando gli anniversari di alcuni grandi Americani", ha detto "vorrei menzionarne quattro: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton". Quattro americani con i loro sogni da non dimenticare.



Attraverso le loro figure, il Papa ha toccato ogni tema, sfiorato cicatrici, ammonito, chiesto.
"Thomas Merton nella sua autobiografia scrisse: 'Sono venuto nel mondo. Libero per natura, immagine di Dio, ero tuttavia prigioniero della mia stessa violenza e del mio egoismo, a immagine del mondo in cui ero nato. Quel mondo era il ritratto dell’Inferno, pieno di uomini come me, che amano Dio, eppure lo odiano; nati per amarlo, ma che vivono nella paura di disperati e contradittori desideri'. Merton era anzitutto uomo di preghiera, un pensatore che ha sfidato le certezze di questo tempo e ha aperto nuovi orizzonti per le anime e per la Chiesa. Egli fu anche uomo di dialogo, un promotore di pace tra popoli e religioni.

Problemi di date

unioni civili


"E' la volta buona. Sulle unioni civili ho preso un impegno con gli italiani. Siamo già in discussione in Parlamento". Tweet di Matteo Renzi, presidente del Consiglio, del 10 marzo. Il 2 luglio scorso il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto annunciava così il suo sciopero della fame: "Da lunedì prendo solo due cappuccini al giorno, alla radicale. Non ce la facevo più a far finta di niente, ad andare avanti con il mio lavoro come al solito". E prometteva: "La scelta del digiuno per protesta" continuerà "finché non avrò una data certa di approvazione sulle unioni civili". Scalfarotto ha interrotto il digiuno poche settimane dopo, ma una data per l'approvazione al Senato del ddl Cirinnà ancora non c'è. In compenso, la capigruppo di Palazzo Madama ha stabilito il termine ultimo per l'approvazione del ddl Boschi sul Senato: il 13 ottobre. Due giorni dopo, il 15 ottobre, si apre la sessione di bilancio durante la quale non è possibile discutere leggi di spesa (come il ddl Cirinnà). Prima il Senato, poi i diritti.

La sottrazione è elementare: ai senatori restano due soli giorni per approvare la legge sulle unioni civili che è ancora in Commissione Giustizia, sotto una montagna di emendamenti. E il testo non è stato ancora calendarizzato. Lo stesso Scalfarotto ha ammesso che ormai per le unioni civili se ne riparlerà nel 2016, salvo improbabili colpi di scena. Nel 2015 restano invece sul terreno una valanga di annunci e roboanti proclami, disattesi nonostante le insistenti richieste da parte delle associazioni Lgbt.

A ottobre dell'anno scorso Lorenzo Guerini si diceva sicuro a Porta a Porta: "Il prossimo anno faremo una legge su ius soli e unioni civili, quest'ultima secondo il modello tedesco. Il partito è tutto unito sul tema e ci sono tutte le condizioni per arrivare a una legge che aderisca alla realtà italiana". Pochi mesi dopo, a febbraio, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi era ancora più ottimista: "Nelle prossime settimane il governo affronterà il tema delle unioni civili, perchè è già all'esame del Senato in commissione. L'esame dovrebbe essere completato il prossimo mese e poi si passera' in Aula. Sicuramente procederemo su questa strada".

Già il 17 giugno 2014 il renziano Marcucci rassicurava: "Le Unioni Civili si faranno in settembre, partendo dai testi presentati nella commissione Giustizia di Palazzo Madama. Sara' una legge che terrà conto delle sensibilità di tutti, che non riconoscerà il matrimonio". L'obiettivo di un anno fa era colmare un vuoto legislativo "ormai insopportabile". Durante la capigruppo, le opposizioni guidate da Sel avevano proposto la calendarizzazione lunedì prossimo per il Ddl Cirinnà, la maggioranza si è opposta per dare la precedenza alla riforma del Senato. E ha proposto l'8 ottobre, subito dopo l'approvazione del ddl Boschi. La mediazione si è così arenata, e quel vuoto legislativo così insopportabile non sarà colmato ancora per un po'.

Dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti con una decisione storica ha stabilito che il matrimonio è un diritto garantito dalla Costituzione anche alle coppie omosessuali, ci si diceva sicuri che "l'Italia non resterà fanalino di coda, #unionicivili approvate entro estate", twittava sempre Marcucci a giugno scorso. Su twitter era un proliferare dell'hashtag LoveWins. Dopo gli Usa, tocca all'Italia, era il refrain. Lo stesso Renzi, intervistato a maggio da Ballarò (un talk show, sic), disse: "Matrimoni gay? La legge che noi proponiamo è quella tedesca sono abbastanza ottimista che su quella legge finalmente arriveremo ad un punto di accordo in Parlamento già a partire da quest'estate. In questo Parlamento tanto bistrattato alla fine le cose si stanno facendo". Se a maggio il termine era l'estate, a marzo era primavera: "Approvare la legge sulle unioni civili questa primavera, possibilmente prima delle elezioni regionali di maggio", dichiarò Renzi il 16 marzo durante la riunione con i parlamentari Pd al Nazareno sui diritti civili.

"Con Renzi ne abbiamo parlato l'ultima volta che è venuto al Senato, e ci siamo confermati il cronoprogramma: portare il testo sulle unioni civili in Aula a marzo", confermava la relatrice del ddl Monica Cirinnà, a febbraio in un'intervista a La Stampa. Gli annunci si accavallano, il 20 giugno parla sempre Cirinnà: "Il traguardo ormai e' vicino, intorno al 20 luglio potremmo arrivare in Aula".
Si arriva al 18 luglio, Expo, assemblea del Pd: sulle unioni civili "la discussione può essere fatta insieme al gruppo della Camera in modo che alla Camera la lettura sia confermativa e si possa definitivamente approvare entro l'anno la legge sulle unioni civili", dichiara Renzi. L'ennesimo annuncio viene letto come un fattore di novità, tanto che il sottosegretario Scalfarotto decide di interrompere il digiuno: l'hashtag di Renzi su twitter #magnaIvan lo convince a festeggiare con una macedonia di fragole. Tre giorni dopo arriva la condanna della Corte di Strasburgo all'Italia perché non riconosce i diritti delle coppie omosessuali.

Il 31 agosto, prima della ripresa dei lavori parlamentari la vicesegretaria Debora Serracchiani continua a non mostrare segni di cedimento: "Le unioni civili non solo si faranno ma vanno fatte come ci siamo presi l'impegno di farle, entro l'anno. Ci sono le condizioni per un voto largo del Parlamento". Per ora non c'è ancora una data del calendario, ma nel frattempo è arrivato l'ennesimo richiamo dall'Ue: il parlamento europeo l'8 settembre ha chiesto oggi a nove Stati membri, tra cui l'Italia, di "considerare la possibilità di offrire" alle coppie gay istituzioni giuridiche come "la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio".

Lo stesso giorno parla Renzi, ma nelle sue parole si legge meno certezza, più una speranza: "Ci terrei a chiudere la riforma costituzionale un po' prima del 15 ottobre per consentire di chiudere anche la questione delle unioni civili prima del 15 ottobre".
La legge sui diritti civili è fatta più di rinvii che di date certe. Le difficoltà in Commissione, dove Ncd sta portando avanti il suo ostruzionismo a colpi di emendamenti, erano già palesi, ma non hanno impedito al premier Renzi di annunciare, il 6 settembre scorso, che "dopo anni di rinvii avremo una legge sui diritti civili. Lo facciamo per noi, per la dignità, del nostro paese. Facciamo le mediazioni possibili ma poi si
chiude".

fonte: Huffington Post, 25 settembre 2015

Procedura negoziata senza previa pubblicazione

Fiorenza Sarzanini per “Il Corriere della Sera

«Servizio di vigilanza armata, portierato e ronda presso tutti i siti dal 16 febbraio 2015 al 30 settembre 2015 per 15 milioni e 460 mila euro: procedura negoziata senza previa pubblicazione».

«Fornitura ricambi autobus per 58 mila e 873 euro nel 2013: procedura negoziata senza previa pubblicazione».

«Potenziamento alimentazione elettrica depositi di Garbatella e Osteria del Curato per 208 mila euro nel 2013».

«Servizio relativo alla gestione degli asili nido aziendali nei siti Magliana, Tor Sapienza e Prenestina per un periodo di tre anni dal 2015 al 2018 per un milione e 872mila euro: procedura negoziata senza previa pubblicazione».


Eccolo il dossier dell' Anticorruzione sull' Atac, l' azienda dei trasporti di Roma, sugli appalti affidati negli ultimi cinque anni per oltre due miliardi di euro. Migliaia di contratti per servizi di fornitura e manutenzione che nella maggior parte dei casi sono stati siglati con trattativa privata e dunque violando il codice che regola i lavori pubblici.

In tutto sono oltre 13 mila pagine che il presidente Raffaele Cantone sta analizzando e trasmetterà poi alla Procura e alla Corte dei Conti. Perché è vero che l' azienda ha trenta giorni per presentare le proprie controdeduzioni, ma le prime verifiche hanno già dimostrato come la scelta di procedere senza pubblicazione dei bandi di gara abbia fatto alzare in maniera vertiginosa i prezzi. Provocando un danno economico a una società con il bilancio già disastrato.


I frazionamenti per stare «sottosoglia» È stato l' assessore Stefano Esposito a chiedere la verifica per il periodo compreso tra il 2011 e il 2015 «parliamo di cifre pazzesche, gli affidamenti a Buzzi e Carminati sono briciole a confronto e qualcuno si dovrà porre il problema del perché sono dovuto arrivare io per porre questo tema». E i sospetti dell' autorità Anticorruzione sono pesantissimi. Uno su tutti: per restare sotto la soglia potrebbero essere stati frazionati alcuni appalti.


E in effetti a scorrere l' elenco dei lavori, soprattutto quelli affidati tra il 2011 e il 2012, ci sono alcune cifre che appaiono addirittura troppo basse rispetto alla media. E proprio questo ha alimentato il dubbio che si fosse deciso di dividere gli importi proprio per aggirare i controlli.

Si va dai 10 mila e 900 euro per la «sistemazione dei pali sulla linea Roma-Viterbo» ai 3 mila e 900 per la «fornitura del materiale informatico», ma anche ai 120 mila euro per la «fornitura di traverse e legnami per scambi in azobè». E poi ci sono gli oltre 10 mila euro per la «fornitura di acqua potabile nei siti aziendali» oppure le parcelle per prestazioni legali che oscillano tra i mille e i 41 mila euro. Sempre rigorosamente affidati con procedura negoziata.


Bagni, auto elettriche e fotocopie
Gli affidamenti che appaiono più interessanti per verificare la regolarità delle procedure avvengono nel 2015. Per oltre 162 mila euro si è deciso di attivare il «servizio di locazione con facoltà di acquisto di cinque veicoli elettrici per il progetto «Christmas Shopping».
Ben 1 milione e 182 mila euro sono stati invece spesi per il «servizio di noleggio operativo full service di 460 macchine fotocopiatrici digitali multifunzionali a colori e in bianco e nero collegato alla rete aziendale di Atac in configurazione base con opzioni per la durata di 50 mesi». A conti fatti ogni macchina costa all' azienda 2 mila 570 euro.

Per un milioni e 600 mila euro è stata invece aperta la procedura per «l' affidamento triennale dei servizi e lavori per la gestione, conduzione e manutenzione programmata di 91 servizi igienici automatizzati installati presso le stazioni della metropolitana» mentre le «toilette automatizzate» costano quasi 206 mila euro. E poi ci sono svariati appalti concessi per il «noleggio dei veicoli senza conducente», addirittura 4 mila euro spesi per effettuare «test e analisi sui tessuti per la gara per il rinnovo delle divise».


Capitolo a parte riguarda i servizi di «vigilanza armata, portierato e ronda presso tutti i siti Atac». A scorrere il dossier confezionato dallo staff di Cantone si scopre infatti che nel 2015 sono stati aperti diversi lotti, tutti con procedura negoziata per importi che vanno dai 67 milioni di euro ai 15 milioni di euro, ma poi si è deciso di affidare ulteriori incarichi della stessa natura e dunque dovranno essere i vertici aziendali a spiegare il criterio seguito nell' affidamento delle commesse.


Ieri con una nota Atac ha dichiarato che «con le gare on line ci sono stati ribassi del 26 per cento e affidamenti diretti sotto l' 1 per cento del totale».
Magistrati e Anticorruzione verificheranno se sia vero.

lunedì 5 ottobre 2015

Trasformazione delle concessioni da perpetue in temporanee (sentenza n. 289/2014, TAR Puglia, sez. II)

Con la sentenza n. 289/2014, il TAR Puglia, sez. II, si occupa della lite insorta tra un erede testamentario e un Comune, per avere l’Ente approvato, con una delibera consiliare del 2008, un regolamento di polizia mortuaria che ha previsto la trasformazione delle concessioni “perpetue” in concessioni a tempo determinato, con la possibilità dei concessionari di chiederne il rinnovo dietro pagamento di un canone.

Ecco un problema di attualità, e che riguarda il sottile confine situato tra il diritto dei cittadini uti singuli e la potestà di governo dell’Ente locale.
Come comporre una siffatta controversia nel rispetto delle regole fissate dall’ordinamento giuridico?
Il soggetto ricorrente contesta la norma regolamentare dacché, a suo dire, la concessione originaria rilasciata dall’Ente per la sua tomba di famiglia mantiene il carattere perpetuo e – in quanto antecedente all’entrata in vigore del DPR n. 285/1990 – risulta assoggettata al regime giuridico vigente al momento del suo rilascio, che appunto prevedeva la modificabilità del titolo concessorio solo per espressa disposizione di legge, per contratto o per il verificarsi di casi di estinzione.
Di qui l’istanza della parte attrice volta a ottenere l’accertamento giudiziale dei diritti violati, con la condanna del Comune al rimborso del canone concessorio versato all’Ente dal 2008 in avanti.
In realtà lo ius sepulchri dà luogo a un “diritto affievolito” nei confronti della Pubblica amministrazione concedente, per il fatto che la gestione dei siti cimiteriali è permeata dalla disciplina pubblicistica demaniale.
Il Tribunale, pertanto, non accoglie la pretesa del cittadino, ma riconosce le ragioni dell’Ente locale, adducendo la circostanza che la concessione dei siti cimiteriali soggiace ai poteri regolativi e di stampo pubblicistico.
Consegue da ciò che la natura demaniale dei cimiteri è incompatibile con la perpetuità delle concessioni, le quali, proprio a causa della loro durata indeterminata, finirebbero per occultare (e radicare) un diritto di proprietà privata sul demanio, che, per sua natura, è un bene pubblico destinato al vantaggio dell’intera collettività locale.
Conclude pertanto il giudice adito che “l’utilizzo di tale bene in favore di alcuni soggetti – che è ciò che si verifica attraverso una concessione – deve necessariamente essere temporalmente limitato (anche stabilendo una durata prolungata nel tempo e rinnovabile alla scadenza), venendo altrimenti contraddetta la sua ontologica finalità pubblica, al quale il bene verrebbe definitivamente sottratto (in termini, TAR Sicilia Palermo, sez. III, 2 dicembre 2013, n. 2341)”.
Alla luce di tali considerazioni, non vi è nulla di illegittimo da eccepire nel regolamento comunale in questione, là dove esso ha disposto la trasformazione delle concessioni cosiddette “perpetue” in concessioni temporanee di lunga durata, imponendo al concessionario il pagamento di un canone concessorio nel caso di rinnovo.
D’altro canto è pacifico che l’art. 842, 3° comma, del codice civile include espressamente i cimiteri nel demanio comunale, per cui gli atti dispositivi, in via amministrativa, non possono gravare senza limiti di tempo su beni del demanio pubblico.
In questo caso, come si vede, la giurisprudenza amministrativa viene in soccorso ai Comuni, che si trovano spesso alle prese con la perpetuità di concessioni rilasciate in epoca lontana.
Si tratta, in definitiva, di un condivisibile riconoscimento alle Amministrazioni locali, tenute ad assicurare la gestione degli spazi cimiteriali in modo da soddisfare le delicate esigenze che il servizio funebre richiede, e tenuto conto del fatto che in questo settore i clienti… non mancano mai!

fonte: LeggiOggi.it

domenica 4 ottobre 2015

"L’astinenza totale dalla vita d’amore è disumana"

Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l’astinenza totale dalla vita d’amore, è disumana». 

Monsignor Krzysztof Charamsa, 43 anni, polacco da 17 anni residente a Roma, lo dice con un sorriso serio e pacato. Non è un sacerdote qualunque: ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 2003, è segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana e insegna teologia alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum a Roma. Mai prima d’ora un religioso con un ruolo attivo in Vaticano aveva fatto una dichiarazione del genere. Oggi monsignor Charamsa sarà a Roma alla prima assemblea internazionale dei cattolici lgbt organizzata dal Global Network of Rainbow Catholics alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, per sostenere il dialogo sui gay cattolici.

Perché ha deciso di fare coming out? 
«Arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell’incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte - forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente - perché siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant’anni. Dunque dico alla Chiesa chi sono. Lo faccio per me, per la mia comunità, per la Chiesa. È anche mio dovere nei confronti della comunità delle minoranze sessuali».

Cosa pensa di ottenere? 
«Mi pare che nella Chiesa non conosciamo l’omosessualità perché non conosciamo gli omosessuali. Li abbiamo da tutte le parti, ma non li abbiamo mai guardati negli occhi, perché di rado essi dicono chi sono. Vorrei con la mia storia scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa. Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera. E comunicherò chi sono alle università romane dove insegno: con mio grande dolore è probabile che non potrò più lavorare nella scuola cattolica».

La dottrina cattolica esclude dal sacerdozio i gay: lei come ha potuto diventarlo? Lo fa alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, che inizia domani in Vaticano. «Sì, vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all’amore e quell’amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa. Il Cristianesimo è la religione dell’amore: è ciò che caratterizza il Gesù che noi portiamo al mondo. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri, perché è un fatto pubblico, non privato, e non è una ricerca esasperata del piacere». 

Questa però non è la concezione della Chiesa. «No, non sono posizioni dell’attuale dottrina della Chiesa, ma sono presenti nella ricerca teologica. In quella cristiana in modo ponderoso, ma abbiamo anche ottimi teologi cattolici che su questi aspetti producono contributi importanti». 

Il Catechismo cattolico sulla base della lettura biblica definisce l’omosessualità come una tendenza «intrinsecamente disordinata»... «La Bibbia non parla mai di omosessualità. Parla invece degli atti che io definirei “omogenitali”. Possono essere compiuti anche da persone eterosessuali, come succede in molte prigioni. In questo senso potrebbero essere un momento di infedeltà alla propria natura e quindi un peccato. Quegli stessi atti compiuti da una persona omosessuale esprimono invece la sua natura. Il sodomita biblico non ha niente a che fare con due omosessuali che oggi in Italia si amano e vogliono sposarsi. Non trovo nella scrittura nemmeno una pagina, neanche in San Paolo, che possa riferirsi alle persone omosessuali che chiedono di essere rispettate nel loro orientamento, un concetto sconosciuto all’epoca». 

La dottrina cattolica esclude dal sacerdozio i gay: lei come ha potuto diventarlo? 
«È una regola introdotta nel 2005 quando io ero già sacerdote, e che vale solo per le nuove ordinazioni. Per me è stato un trauma. Prima non era così e credo che sia un errore da correggere». 

Lei ha sempre saputo di essere gay? 
«Sì, ma all’inizio non lo accettavo, mi sono sottomesso con pignoleria zelante all’insegnamento della Chiesa e al vissuto che mi imponeva: il principio che “l’omosessualità non esiste”. E se c’è va distrutta». 

Come è passato dal rifiuto alla «felicità» di essere gay? 
«Studiando, pregando e riflettendo su di me. Sono stati fondamentali il dialogo con Dio e il confronto con la teologia, la filosofia, la scienza. Adesso, poi, ho un compagno che mi ha aiutato a trasformare le ultime paure nella forza d’amore». 

Un compagno? Questo non è ancora più inconciliabile con il sacerdozio cattolico? 
«So che la Chiesa mi vedrà come qualcuno che non ha saputo mantenere una promessa, che si è perso e per di più non con una donna, ma con un uomo! E so anche che dovrò rinunciare al ministero, che pure è tutta la mia vita. Ma non lo faccio per poter vivere con il mio compagno. Questa è una decisione molto più ampia che nasce dalla riflessione sul pensiero della Chiesa». 

Cioè? 
«Se non fossi trasparente, se non mi accettassi, non potrei comunque essere un buon sacerdote perché non potrei fare da tramite alla felicità di Dio. Penso che su questi temi la Chiesa sia in ritardo rispetto alle conoscenze che ha raggiunto l’umanità. È già successo in passato: ma se si è in ritardo sull’astronomia le conseguenze non sono così pesanti come quando il ritardo riguarda qualcosa che tocca la parte più intima delle persone. La Chiesa deve sapere che non sta raccogliendo la sfida dei tempi».

fonte: Corriere della Sera






La peggior forma di governo

  " La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per tutte le altre fino ad ora sperimentate " Winston Churchill a...