giovedì 27 aprile 2017

Riforma Madia: il parere del Consiglio di Stato

Arriva il parere “favorevole” del Consiglio di Stato alla riforma del pubblico impiego targata Madia, ma il sì è accompagnato da “osservazioni e raccomandazioni”. Fermo restando “l’apprezzamento generale” sarebbe stato “auspicabile un intervento ancor più organico e completo”, proprio perché ci sono “spiccati caratteri di innovatività”. Completezza necessaria a “non dar luogo a possibili difetti di coordinamento normativo” col rischio di “ostacolare il raggiungimento delle finalità perseguite”.
Il Consiglio di Stato nel suo parere sottolinea che si supera anche “una annosa querelle” sul diverso trattamento tra Pa e privati per quanto riguarda le tutele dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in caso di licenziamento illegittimo. Con la riforma del pubblico impiego il Governo “nel consolidare a livello normativo il principio della cosiddetta tutela reale” ha recepito gli ultimi orientamenti giurisprudenziali, escludendo “l’applicazione delle regole del lavoro privato a quello pubblico per quanto attiene alla disciplina del licenziamento”. Per gli statali resta dunque il ‘vecchio’ articolo 18.
Nella nota di Palazzo Spada si apprezza “la particolare attenzione … nel perseguire i fondamentali obiettivi della riforma”, “finalizzati alla creazione di un apparato professionale qualificato ed adeguato, regolato dal merito e orientato al servizio, capace di interagire fattivamente con le esigenze dell’utenza, secondo una logica operativa di progressiva sostituzione dell”l’amministrazione per atti’ con ‘l’amministrazione di risultato’, dell’esercizio di un potere con l’erogazione di un servizio”. La riforma – secondo il parere – considera “l’utenza … come l’effettivo destinatario di ogni cambiamento e come titolare principale di un potere di controllo diffuso sul funzionamento della pubblica amministrazione”.
Ci sono però rilievi generali, come la mancata attuazione di alcune parti della delega ad esempio in materia di prove concorsuali che privilegino i casi pratici. Si chiede poi “l’esigenza di una ulteriore valorizzazione del titolo di dottore di ricerca” e si sottolinea “l’importanza di un adeguato monitoraggio sul funzionamento della riforma”, insieme al limitato investimento finanziario che l’accompagna.
Un “punto fondamentale” del disegno riformatore è indicato nel “superamento della tradizionale determinazione del fabbisogno delle amministrazioni ancorata alla dotazione organica e l’introduzione di un piano del fabbisogno effettivo del personale”. Quanto al lavoro flessibile, però, il Consiglio di Stato suggerisce l’introduzione di eventuali misure “sanzionatorie effettive, proporzionate e dissuasive” a fronte di un illegittimo ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato che, surrettiziamente, mascherino un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Accetta la deroga al concorso pubblico per la stabilizzazione dei precari, vista la situazione eccezionale, ma “raccomanda di puntualizzare e precisare le fattispecie di illeciti che conducono al licenziamento disciplinare e che sembrano maggiormente generiche”. Esprime “rilevanti perplessità” su “l’eliminazione totale di termini perentori” per portare a compimento l’azione disciplinare nella Pa, che come sanzione massima prevede il licenziamento: così facendo si espone “il dipendente al rischio di un esercizio dell’azione disciplinare arbitrario o addirittura ritorsivo”. Ecco che si suggerisce di fissare almeno inizio e fine dell’azione, come nel caso dei cosiddetti furbetti del cartellino. Pollice in su, infine, per le novità sulle visite fiscali.
fonte: Il domani d'Italia

sabato 15 aprile 2017

Pace e bene


Sono in molti a chiederci una spiegazione del saluto di Francesco "Pace e bene!" Quello che voglio proporre è un breve possibile itinerario dell'evoluzione di questo saluto. Prima dell'esperienza francescana si racconta, nella "Leggenda dei Tre compagni" delle Fonti, che un uomo, un ignoto cittadino di Assisi, usasse girare per la città e i borghi usando il saluto "pace e bene". 

 Successivamente, a Poggio Bustone si rammentano due episodi tramandati oralmente, il primo è il racconto di Francesco che andava, percorrendo le strade del luogo, silenziosamente. Per il Santo bastava la sola testimonianza. Poi, sempre a Poggio Bustone si racconta che Francesco, incontrando le persone pronunciasse tale saluto: "Buongiorno Brava Gente!". Di questi due aspetti ne dà testimonianza Luca Walding solo nel '600. 

 Il primo saluto di cui si scrive nelle Fonti Francescane è quello del "Il Signore ti dia pace" proprio negli scritti e, in particolare, in uno dei più importanti: il Testamento è lo stesso Francesco ad annunciare che "il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto". Questa è la prima e più importante testimonianza legata alla pace. L'altro passaggio che potrebbe aiutare alla codificazione del "pace e bene" è legato alla Chartula di Francesco conservata in Assisi dove, da una parte è proposta la benedizione di Francesco a frate Leone in cui echeggia la parola "pace": "Il Signore rivolga il suo sguardo su di te e ti dia la Pace!". 

Qui troviamo la confessione di Francesco rivolta a Dio "Tu sei il bene, il sommo bene!" in cui echeggia la parola "bene". Possiamo quindi dire che la Pace è quella che diamo ai fratelli attraverso il bene che Dio è per noi. Solo quando Dio è bene per noi possiamo essere strumenti di pace. Concludo con le Parole di Benedetto XIV a ottobre 2005: "Tutti abbiamo un’anima un po’ francescana". 

fonte: www.sanfrancescopatronoditalia.it

La peggior forma di governo

  " La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per tutte le altre fino ad ora sperimentate " Winston Churchill a...