mercoledì 2 ottobre 2013

Il metro di giudizio

«L’animo di un uomo è pieno di voci simili a quelle di una foresta; ci sono diecimila lingue simili a tutte le lingue degli alberi: fantasie, follie, assurdità, paure misteriose e speranze ancora più misteriose. […] 
L’unico metro di giudizio che conosco per valutare un’argomentazione o un’ispirazione è in fin dei conti il seguente: tutte le necessità nobili dell’uomo parlano il linguaggio dell’eternità. Quando un uomo compie tre o quattro azioni per cui è stato mandato sulla terra, allora parla come un individuo destinato a vivere per sempre. Chi muore per il suo paese non parla come se il suo attaccamento a un determinato luogo potesse mutare. Leonida non afferma: “La mia inclinazione attuale mi fa preferire Sparta alla Persia”. Guglielmo Tell non osserva: “La civiltà svizzera, per quanto posso vedere, è superiore a quella austriaca”. Quando gli uomini costruiscono comunità, parlano in termini assoluti e lo fanno anche quando creano quelle comunità più piccole chiamate famiglie» 
(Chesterton, da La serietà non è una virtù).

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