sabato 23 agosto 2014

Inesperienza

Stavolta non è bastata neppure Medjugorje. Il ministro Marianna Madia ci ha provato: da una settimana campeggia in copertina sui settimanali e sulle pagine di tutti giornali, mentre confessa che la vacanza della sua vita non è stata al mare o in montagna o un viaggio a New York,come per tutti gli altri. Macché: la vacanza della sua vita è stata quando è andata lì, nel luogo dove appare la Madonna.




A Medjugorje, ha raccontato, ci è tornata quattro volte prima di entrare nel governo. Tenetelo presente: pur non essendo ancora dimostrata ufficialmente una relazione tra i due fatti, anche questa potrebbe essere portata come prova ufficiale di un miracolo avvenuto nel santuario bosniaco. E forse proprio perché ha avuto dimostrazione così grande dell’aiuto del cielo, Marianna s’è illusa di poter puntare ancora più in alto: se sono riuscita a diventare ministro, forse riuscirò anche a farlo, deve aver pensato, gettando la sua fede oltre l’ostacolo.




Forse ha osato troppo, però: finora, infatti, il secondo miracolo non è avvenuto. Finora, infatti, non soltanto Marianna Madia non ha dato prova di essere un ministro, ma ieri è svanita nel nulla mentre il governo era costretto ad una clamorosa retromarcia sulla riforma della Pubblica Amministrazione. Niente quota 96 per gli insegnanti, niente soglia dei 68 anni per i pensionamenti di medici e docenti universitari: i conti non lo consentono. Che avesse ragione l’odiato contabile Cottarelli? I numeri sono numeri. E con buona pace dei renziani non si modificano con le copertine dei giornali.



Neppure quelle che strizzano l’occhio a Medjugorje con dichiarazioni avventate del tipo: «Alle 17 c’è un’apparizione, alle 19 si cena: ti offrono un pasto e ti indicano il cammino per assistere a un miracolo...» (Madia dixit: forse confonde la Madonna con gli orari della burocrazia ministeriale?). Del resto anche quella di Marianna al governo è stata, in qualche modo, un’apparizione. «Non me l’aspettavo, stavo guardando Peppa Pig con mio figlio», disse il giorno del giuramento. Poi aggiunse: «Porterò come contributo la mia inesperienza».



Sia Peppa Pig che l’inesperienza sono due ottime consigliere, si capisce. Ma per riformare la Pubblica Amministrazione forse ci vorrebbe qualcosa di più: mai provato con Ernesto Sparalesto, Mototopo o Magilla Gorilla? O magari Ughetto Cane Perfetto? «È brava, studia», dicono tutti di lei. Perfetto, no? Se dovessimo dare l’esame di laurea avremmo trovato la persona giusta. Purtroppo c’è da riforma lo Stato, che non è roba da studenti.




Peccato perché lei secchiona lo è sempre stata.Ha frequentato le scuole francesi, il Lycée Chateaubriand, roba très chic dove naturalmente era prima della classe. Poi si è laureata in Scienze politiche. Il padre era consigliere comunale del Pds, il nonno materno, decano dei giornalisti parlamentari, era legatissimo alla Dc che lo fece anche presidente Efim. Marianna, però, è arrivata al ministero non per tradizioni familiari e neppure per raccomandazioni. Ci è arrivata, ovviamente, per caso.



«La carriera politica è arrivata, non l’ho cercata», ha raccontato a Vanity Fair. E proprio perché non la cercava, appena laureata, è entrata nell’Arel di Enrico Letta, poi si è fidanzata con il figlio di Giorgio Napolitano, poi si è fatta eleggere alla Camera da Veltroni, poi a Montecitorio si è appiccicata a D’Alema, poi ha sostenuto Bersani, poi ha frequentato Pippo Civati e infine è salita sul carro di Renzi.




Praticamente ha fatto il giro completo di tutti i dirigenti del Pd. Sempre tutto per caso. Quasi un miracolo, come a Medjugorje quando «ti offrono un pasto e ti indicano il cammino...». Marianna è diventata ministro mentre aspettava la sua seconda figlia, Margherita, che è nata il 7 aprile. Naturalmente dopo poche settimane ministro e bimba campeggiavano sulle pagine di un settimanale in bella posa. Lei è fatta così: non cerca di apparire con la stessa convinzione con cui non cerca di fare politica. Le capita sempre tutto per magia, che in fondo fa rima con Madia.



Per esempio pochi mesi prima di entrare nel governo Renzi era casualmente entrata anche in una scena del film «Pazze di me» del regista Fausto Brizzi, re della commedia all’italiana e casualmente sostenitore di Renzi. Casualmente, per altro, il marito della Madia era il produttore del film che ha casualmente incassato pure un contributo di 300mila euro dalla Regione Lazio. A Marianna è causalmente toccato un cammeo. Solo una battuta: «Tanto tornano, tornano tutte ».




Se fosse stato autobiografico, sarebbe apparsa quasi una minaccia. Comunque,dopo il 7 aprile, quando la mamma ministro è tornata al ministero con la neonata Margherita, i cantori del renzismo si sono prodigati per incensarla. L’hanno descritta così: «Tutto è stato organizzato in modo da poter sottoporre alla Madia ogni passaggio della riforma della Pubblica Amministrazione: tutto ruota attorno a sua figlia Margherita, al fatto che dorma o meno la notte, che sia o meno tranquilla, e che i suoi ritmi si concilino con i vertici fra la mamma e il premier: un’altra generazione di ministri (e di mamme) è possibile ».




L’autrice di questa soave prosa, Marianna Aprile, è stata fortunata: ha avuto un contratto in Rai come conduttrice di una trasmissione su Raitre. La riforma della Pubblica Amministrazione, purtroppo, ha avuto meno fortuna.Per il momento infatti vaga nel nulla, e ieri con la retromarcia del governo ha subito un contraccolpo mica da ridere. Sarà che Margherita (attorno a cui tutto ruota) non aveva fatto il ruttino?Oppure ha avuto una colica intestinale? Chi lo sa.



Intanto,mentre il Paese s’interroga, il ministro Madia che quella riforma dovrebbe sostenere con convinzione sembra sparita nel nulla. Ma noi, che crediamo ai miracoli, pensiamo che sia concentrata sulla soluzione dei problemi della macchina statale. Magari sta organizzando un’altra bella vacanza della vita. Nel caso, questa volta proveremmo con Lourdes.

Mario Giordano per “Libero Quotidiano
 5 agosto 2016

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