venerdì 9 gennaio 2015

Madre uno e madre due

Andrea Rossi per "La Stampa"
Il Comune di Torino trascriverà oggi nei suoi registri dell’Anagrafe il certificato di nascita del bambino concepito a Barcellona da due donne tramite fecondazione assistita. La città ieri sera ha deciso di dare corso alla sentenza della Corte d’Appello che, alla vigilia di Natale, ribaltando il primo verdetto del Tribunale, aveva dato ragione alle due donne. Una scelta maturata sulla base degli approfondimenti giuridici degli ultimi due giorni e nella quale non è stata indifferente la volontà del sindaco.
Rientrato da Roma, Fassino ha ascoltato le conclusioni cui erano arrivati i dirigenti dell’Anagrafe e l’avvocatura comunale e ha tirato le somme. Una decisione tecnica, chiarivano ieri sera a Palazzo Civico, senza risvolti politici né forzature ideologiche, tanto che il sindaco non ha voluto commentare, se non per dire alla scelta si è arrivati «sulla base degli approfondimenti normativi e giuridici effettuati».
Lo farà, probabilmente, lunedì in Consiglio comunale quando dovrà rispondere a molte richieste di chiarimenti e critiche che piovono da più parti. A cominciare dalla Curia, scettica e contrariata: «È vero che l’interesse primario da tutelare è quello del minore», sostiene l’arcivescovo Cesare Nosiglia. «ma l’espansione senza fine di certi diritti soggettivi porta a situazioni di grande confusione (giuridica e non solo), con il rischio che a pagarne le conseguenze siano prima di tutto proprio quei minori che si intende tutelare. Trascrizioni o no, di mamma ce n’è una sola».
  
La posizione politica della giunta torinese era già stata espressa mercoledì dall’assessore all’Integrazione Ilda Curti: «Questo bambino ha diritto di avere riconosciute le due figure genitoriali di riferimento, in questo caso due madri, che lo tutelino e abbiano nei suoi confronti gli stessi diritti e gli stessi doveri di qualsiasi altro genitore».
 
A Torino, l’accelerazione è maturata nel giro di 24 ore. La cautela di mercoledì, quando il Comune aveva deciso di prendere tempo e chiedere un parere d’urgenza al ministero dell’Interno, è svanita. Anche perché da Roma non arrivavano segnali. Più volte sollecitato, anche attraverso la Prefettura, il Viminale non si è espresso e la città ha deciso senza temporeggiare oltre.
«La nostra priorità è la tutela del bambino e dei suoi diritti», spiegava ieri sera chi ha partecipato alla riunione in cui si è deciso di procedere con la trascrizione. «E l’unica tutela possibile, attualmente, è rispettare la decisione dei giudici».
 
Nei giorni precedenti si era valutata anche una seconda opzione, più morbida: registrare il bambino, che ha tre anni, indicando solo il nome della mamma che l’ha partorito, una cittadina spagnola, e non quello dell’altra donna, italiana, che ha donato gli ovuli. Una soluzione transitoria: una volta arrivato il parere del ministero, poi, si sarebbe eventualmente aggiunto il secondo nome. Ipotesi scartata ieri pomeriggio. Se, nei prossimi giorni, il ministero dell’Interno dovesse ribaltare quanto deciso da Torino, il Comune annullerà l’atto. Ma a quel punto si aprirà un conflitto tra poteri: la sentenza di un tribunale contro una circolare del governo.

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