sabato 17 ottobre 2015

Merton: un pensatore che ha aperto nuovi orizzonti



Un Papa in un'arena. Durante il discorso al Congresso degli Stati Uniti, il primo nella storia di un pontefice, Francesco in diretta mondiale aveva gli occhiali abbassati sul naso. Non sorrideva come sa fare. Dietro di lui, a fare da ali, lo speaker Joe Boehner con una cravatta verde speranza, e Joe Biden, il vice presidente.
Papa Francesco ha parlato al popolo americano dalla sua sede più rappresentativa, in piedi, un punto bianco nel circo politico formale, sotto la scritta In God We Trust, e di fronte a due schieramenti che si dividono su cambiamento climatico, immigrazione, riforma sanitaria, sacerdozio, contraccezione, pena di morte. Quell'arena che gestisce il mondo ha atteso in seduta comune il suo capo spirituale. Domani i leoni si spartiranno le parole. E mentre il Papa parlava, fuori la stanza elegante e fredda, schermi giganti hanno diffuso le parole e gli applausi educati sulla West Lawn, gremita da migliaia di persone, all'ombra della cupola a Capitol Hill.





Francesco ha parlato del sogno americano. Oltre la fede è l'idea di quel sogno che ha sempre spinto il popolo e i suoi Stati Uniti. Il Papa lo ha rievocato, descritto, rianimato. Fiducia e fede hanno bisogno di un sogno per avere forza, di una visione. "Quel sogno è ancora vivo", ha detto Francesco. "Quel sogno continua a ispirarci. Mi rallegro che l'America continui ad essere, per molti, una terra di 'sogni'. Sogni che conducono all'azione, alla partecipazione, all'impegno. Sogni che risvegliano ciò che di più profondo e di più vero si trova nella vita delle persone. Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà".

"Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati. Tragicamente, i diritti di quelli che erano qui molto prima di noi non sono stati sempre rispettati. Per quei popoli e le loro nazioni, dal cuore della democrazia americana, desidero riaffermare la mia più profonda stima e considerazione" ha aggiunto. In sala c'era anche la piccola Sophie Cruz, la bimba messicana di 5 anni che ieri a Washington ha superato la barriera di sicurezza facendosi notare da Francesco e consegnandogli una lettera.

Sogni che passano da storie. "La mia visita capita in un momento in cui uomini e donne di buona volontà stanno celebrando gli anniversari di alcuni grandi Americani", ha detto "vorrei menzionarne quattro: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton". Quattro americani con i loro sogni da non dimenticare.



Attraverso le loro figure, il Papa ha toccato ogni tema, sfiorato cicatrici, ammonito, chiesto.
"Thomas Merton nella sua autobiografia scrisse: 'Sono venuto nel mondo. Libero per natura, immagine di Dio, ero tuttavia prigioniero della mia stessa violenza e del mio egoismo, a immagine del mondo in cui ero nato. Quel mondo era il ritratto dell’Inferno, pieno di uomini come me, che amano Dio, eppure lo odiano; nati per amarlo, ma che vivono nella paura di disperati e contradittori desideri'. Merton era anzitutto uomo di preghiera, un pensatore che ha sfidato le certezze di questo tempo e ha aperto nuovi orizzonti per le anime e per la Chiesa. Egli fu anche uomo di dialogo, un promotore di pace tra popoli e religioni.

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