Senza parole. Alle 17.43 le lancette della storia si fermano per
sempre. Suona a morto la campana della democrazia. È il minuto di
silenzio della libertà. Il lasciapassare definitivo alla cavalcata
giudiziaria di un organo dello Stato che s’è fatto partito e che presto
colpirà - perché tanto colpirà (e noi garantisti saremo lì a difendervi,
ma quanto ci farà godere quel momento) - chi oggi brinda alla fine di
Berlusconi. Senza parole per lo spettacolo offerto all’estero da un
Paese allo sfascio. Senza parole per i vili e gli sciacalli, per chi non
ha palle e dignità. Senza parole per Renzo Piano, senatore a vita
sempre assente ma ricomparso per ghigliottinare il Cav. Senza parole per
chi straparla di legge uguale per tutti quando per uno, è dimostrato,
non esserlo stata. Senza parole. Le uniche sensate le riproduciamo da un
sms di un amico, vecchio comunista, disgustato dai 195 schierati nel
piazzale Loreto del Senato: «È così triste e deprimente, dopo 40 anni di
militanza politica, dover prendere atto della deriva giustizialista
della sinistra italiana». Senza parole pure lui. Senza più speranza
tutti noi.
giovedì 28 novembre 2013
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