Comincerò con un tema inaspettato per i miei lettori della domenica.
Una piccola sorpresa, un confronto o meglio un paragone che ritengo
interessante tra due personaggi molto diversi tra loro ma con alcune
somiglianze significative: Fabio Volo e Matteo Renzi. Volo è in testa
alle classifiche di vendita di libri: dopo 15 giorni il suo libro "La
strada verso casa" ha già venduto 120mila copie e continuerà con
30-40mila copie vendute ogni settimana. Specie in questo tempo di crisi
della parola scritta, è un successo senza precedenti.
Renzi è in vetta ai sondaggi in vista delle primarie che avranno
luogo per la conquista della carica di segretario del Partito
democratico. Il numero degli elettori si prevede tra i 2 e i 3 milioni,
ma questo è soltanto un primo obiettivo. Il secondo dovrebbe essere
quello di guidare la competizione per vincere le elezioni politiche
generali quando ci saranno, nella primavera del 2014 o al più tardi in
quella del 2015. Per vincerle bisogna ottenere almeno 15 milioni di
consensi e Renzi spera di farcela. Molti più voti dei lettori di Volo.
Lo scrittore avrà certo le sue idee politiche ma di politica non si è
mai interessato. Renzi a sua volta ha certamente letto romanzi o saggi
letterari ma non sappiamo quali e comunque di letteratura non risulta
che si interessi.
Tuttavia piacciono molto. Non nei salotti, come tutti e due affermano
dando alla parola salotto un significato decisamente discriminatorio,
ma al grosso della gente, giovani e anziani, uomini e donne, benestanti o
disagiati; un libro costa poco, un voto non costa niente ed anzi si
spera arrechi qualche beneficio.
Tutti e due hanno sicuramente talento. Fabio però non fa niente di
speciale per vendere i suoi libri, li scrive, li pubblica e basta. La
notorietà gli proviene dal fatto che ha successo anche alla radio e alla
televisione come attore e conduttore.
Anche Renzi frequenta molto la televisione e il suo nome campeggia
spesso sui giornali. Insomma sono due piacioni, come si dice in gergo.
Volo non fa nulla di particolare per piacere, fa soltanto con grande
impegno il suo lavoro. Ricorda Balzac quando esordì scrivendo feuilleton
sui giornali popolari dell'epoca. Poi entrò in forza nella letteratura e
ne fu uno dei massimi esponenti. Auguro a Volo di fare altrettanto.
Renzi dal canto suo è un grande venditore di se stesso, a livello del
primo Berlusconi; oggi è in declino ma è ancora della partita. È
rimasto celebre il suo esordio da Santoro un anno fa, quando spolverò
col fazzoletto la poltrona dove si era seduto Travaglio prima di lui.
L'altro giorno anche Renzi è andato da Santoro ed ha avuto parole
d'apertura verso tutti quelli che auspicano la rottamazione generale di
un sistema, d'una generazione, dei personaggi che la rappresentano e
delle istituzioni come sono attualmente. I maliziosi potrebbero pensare
ad una sua somiglianza con Grillo e con Berlusconi seconda maniera.
All'uscita dalla trasmissione Renzi ha ricevuto i complimenti sinceri di
Santoro e di Travaglio. Ma in altre numerose e pubbliche occasioni
aveva manifestato la massima considerazione anche a Letta, a Civati, a
Prodi, a Pisapia e perfino a Bersani, a Rodotà, a D'Alema e naturalmente
a Napolitano.
Vendere se stessi alla gente costa poco se c'è quel talento, ma
conquistare il favore o almeno la neutralità dei "maggiorenti" per un
generale rottamatore è assai meno facile e la fatica è tanta.
Personalmente non ho letto il libro di Volo, ma il personaggio mi
piace. Ho invece letto con attenzione i documenti di Renzi e dei suoi
collaboratori a ciò delegati ed ho seguito le sue variegate mosse di
questi mesi. Il talento glielo riconosco ed è anche simpatico quando si
ha l'occasione di incontrarlo, ma non credo che lo voterò alle primarie
del Pd per la semplice ragione che, avendo promesso tutto, la sua
eventuale riuscita politica rappresenta un'imprevedibile avventura e in
politica le avventure possono giovare all'avventuriero ma quasi mai al
paese che rappresenta.
Eugenio Scalfari, La Repubblica, 10 novembre 2013
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