Sarà Sergio Mattarella la figura chiave per risolvere il rebus dell’elezione del Presidente della Repubblica?
La risposta è attesa per sabato mattina, giornata iniziale del quarto
scrutinio che prevede il requisito della maggioranza assoluta degli
aventi diritto al voto per la scelta del nuovo inquilino del Quirinale.
Lo scenario del ritorno di un rappresentante della storia democratico-cristiana al Colle rende felice Paolo Cirino Pomicino, parlamentare e ministro di lungo corso dello Scudo crociato.
Come giudica l’eventualità dell’elezione di Mattarella al ruolo di Capo dello Stato?
Sono felice per due elementi che spazzano via tanti luoghi comuni.
Tutti i candidati veri al Colle sono personalità della prima Repubblica,
mentre la seconda non è stata capace di proporne uno credibile. E due
dei tre contendenti – Pierferdinando Casini e Sergio Mattarella – sono
democratici cristiani autentici. È la testimonianza dello scempio
disastroso compiuto nel 1992-1993, quando fu distrutta una classe
dirigente che aveva al proprio interno realtà e protagonisti di alto
livello e robustezza politico-istituzionale. Una valida sconfessione
della “goliardia della Rottamazione”.
Mattarella è la figura adatta per la più alta magistratura repubblicana?
Certo. Sergio proviene da una stirpe della Democrazia cristiana, con il padre Bernardo e il fratello Piersanti
assassinato dalla mafia come avvenuto per tanti rappresentanti del
nostro partito. Una famiglia di cultura forte e stabile sotto il profilo
dell’ispirazione cattolico-politica. Lo conferma il profilo serio,
prudente, costruttivo della sua personalità pubblica.
Avete condiviso molte esperienze di governo?
Per quattro anni. Nell’esecutivo guidato da Ciriaco De Mita nel
1988-1989 Mattarella ricopriva il ruolo di responsabile per i Rapporti
con il Parlamento, mentre nella compagine presieduta da Giulio Andreotti
nel 1989-1991 ha rivestito il compito di ministro per la Pubblica
istruzione. Ricordo che riuscì a ridurre i costi nel comparto supplenze,
aiutando me e Guido Carli – ministri del Bilancio e del Tesoro – a
risparmiare notevoli risorse pubbliche. Vi è poi un elemento rilevante
nel suo curriculum ministeriale.
Quale?
Nella veste di responsabile della Difesa e vice-premier nel governo
guidato da Massimo D’Alema tra il 1999 e il 2000 mise a disposizione
della Nato le basi militari di Vicenza per favorire il decollo degli
aerei che andavano a bombardare Belgrado. Era l’epoca della guerra nel Kosovo, e tale scelta costituisce un fattore di fiducia per gli Stati Uniti.
La vicenda della “Legge Mammì” vi trovò su sponde contrapposte.
Fu l’unico punto di differenziazione politica al governo. Con
altri quattro ministri della sinistra democratico-cristiana che
coltivavano un’ostilità contro le televisioni commerciali di Silvio
Berlusconi, Mattarella scelse le dimissioni dall’esecutivo. Ma la decisione corretta era la nostra. Lo avrebbe confermato la bocciatura popolare del referendum del 1995 che voleva eliminare una rete dalle proprietà Fininvest.
Mattarella però non riceverà l’appoggio del centro-destra, né del Movimento Cinque Stelle.
È vero, non verrà votato da un vasto arco di forze. Sarà un
Presidente della Repubblica scelto a maggioranza risicata, se sarà
eletto. Matteo Renzi non si è posto neanche il problema, visto che fin
dall’inizio ha caldeggiato l’elezione del Capo dello Stato al quarto
turno e preannunciato l’opzione del Pd per la scheda bianca nelle prime
tre tornate.
Che tipo di capo dello Stato sarà Mattarella?
Il futuro inquilino del Quirinale troverà nello scenario
politico-elettorale un premier “proprietario del partito di maggioranza
assoluta” grazie al nuovo meccanismo di voto.
Un Presidente del Consiglio “padrone dell’Aula parlamentare e del
governo”. Tutto ciò muta la qualità dell’azione del capo dello Stato.
Per quale ragione?
Fino a ieri il Presidente della Repubblica è stato un “notaio” tra
governo e Parlamento entrambi sovrani. Adesso i due organi
costituzionali si concentreranno in un’unica figura. E il capo dello
Stato dovrà divenire un contrappeso istituzionale del premier.
Teme agguati e sorprese negative per Mattarella nel segreto dell’urna?
Non credo che si ripeteranno le vicende che nel 2013 coinvolsero
Franco Marini e Romano Prodi. Finalmente dopo 17 anni ritorna al Colle
un esponente democratico-cristiano. A riprova che la Dc non è stata una “parentesi né un incidente della storia”. La sua esperienza e vitalità politica non sono affatto tramontate.
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