sabato 3 gennaio 2015

Un Presidente emiliano?

 
 fonte: Goffredo Pistelli twitter @pistelligoffr

Ora che le elezioni per il futuro capo dello Stato entrano nel vivo, sentire Mario Adinolfi si deve. Questo giornalista e blogger romano, classe 1971, è un interlocutore interessante, non solo perché è in politica da ragazzino, nei giovani della Dc e poi del Ppi finendo per fare un pezzo della scorsa legislatura col Pd alla Camera, ma anche perché Adinolfi ha coltivato con successo la passione per il poker, di cui è stato giocatore professionista. E questa corsa al Colle potrebbe somigliare a una di quelle partite, per vincere le quali, è necessario avere quattro carte uguali in mano. E prima, forse, bluffare un po'. Domanda. Adinolfi si fa molta tattica, mi pare. Nomi avanzati tanto per fare. O per bruciarli. Lei come la vede?Risposta. Distinguerei le soluzioni razionali da quelle irrazionali.D. Cominciamo dalle prime.R. La soluzione razionale per eccellenza è quella di individuare un presidente politico e genericamente cattolico.D. Un identikit buono per molti.R. Potrebbe emergere da uno dei cinque petali della rosa emiliano-romagnola.D. Addirittura cinque?R. Sì, perché c'è l'immarcescibile Romano Prodi, uomo da quarto scrutinio, certamente non con l'accordo dei berlusconiani.D. Gli altri?R. Dario Franceschini...D. Ferrarese, politico, cattolico...R. Pierferdinando Casini...D. Bolognese e idem come sopra. E siamo a tre...R. Pierluigi Castagnetti...D. Che è di Reggio e, pure lui, viene dalla vecchia Dc, anche se stava a sinistra. Avanti col quinto...R. Graziano Delrio.D. Emiliano, politico e cattolico, anche lui, ma nome che non circola troppo.R. È, in qualche modo, un uomo che viene da Castagnetti. È vero: si stenta a considerarla una candidatura credibile ma è un errore, perché il sottosegretario alla presidenza del consiglio gode di una stima molto ampia, anche molto aldilà del mondo renziano cui appartiene.D. Entriamo nell'irrazionale, ora. E, innanzitutto, perché irrazionale?R. È quella dimensione tipica dell'epica renziana, per cui il premier ti fa nove donne ministro, oppure decide che è meglio Marianna Madia di Pietro Ichino per il ministero della Pubblica amministrazione. O che gli fa scegliere Paolo Gentiloni per succedere a Federica Mogherini alla Farnesina anziché Lapo Pistelli, che sarebbe stato il candidato naturale. E al territorio dell'irrazionalità e apparterebbe anche la candidatura del magistrato Raffaele Cantone...D. E si era parlato anche di Riccardo Muti. Ma i tecnici? Secondo lei potrebbero emergere? Perché Renzi ha un bel pacchetto di voti ma non può fare tutto da solo.R. Al tempo! Renzi ha una maggioranza come non se ne sono mai viste in passato. Detto questo le insidie ci sono sempre. D. Torniamo ai tecnici...R. A me pare improbabile un tecnico al Quirinale.D. E perché?R. Che si tratti di un tecnico «strong», alla Mario Draghi, o di uno «light», come Pier Carlo Padoan, Renzi la vivrebbe come una dimunutio. Non accetterebbe...D. Neppure Padoan? Solo perché in passato si era detto che piacesse a Massimo D'Alema? Ma il ministro è stato sempre leale...R. Sì, ma essendo un uomo di numeri e di finanza pubblica, potrebbe trasformarsi, alla bisogna, in un riferimento immediato per la Troika. E questo vale per i tecnici i generale.D. Chiunque abbia cioè il phisique du role del commissario incaricato da Bruxelles...R. Esattamente.D. In questo senso anche Prodi, essendo stato presidente di Commissione Ue...R. Prodi non andrebbe bene a prescindere, perché troppo ingombrante per il presidente del Consiglio. Non dimentichiamo che fra i 101 che lo azzopparono, due anni fa, ci furono i renziani.D. Questo finora lo dicevano solo Chiara Geloni e Stefano Di Traglia nel libro Giorni bugiardi, ossia il fallimento di Pier Luigi Bersani letto dai bersaniani più fedeli.R. La politica è una scienza esatta, io ne sono stato sempre convinto. E che Renzi si fosse opposto a Prodi in quel contesto, cioè di pax bersaniana, era del tutto logico, anche senza quelle ricostruzioni. Con l'ex-premier sul Colle non sarebbe venuto quello che è venuto dopo: ossia l'ascesa di Renzi nel partito.D. Siamo arrivati a Bersani. Che faranno i suoi? Qualcuno dice che possano mettere insieme almeno un centinaio di grandi elettori.R. Secondo me, Bersani, coltiva ancora il sogno d'essere lui, l'uomo del Colle.D. Addirittura...R. Sì e per questo la minoranza non sarà eccessivamente ostativa all'inizio. D. Certo, non sarebbe un nome da primi scrutini...R. Almeno da dodicesimo scrutinio, ma non si sa mai.D. Ma Renzi potrebbe accettarlo?R. E perché no? Evidentemente si dovrebbe essere arrivati a una sorta di Cambogia, come quella di due anni fa. In quel caso potrebbe essere, alla fine, una prova di forza di Renzi stesso, che dimostrerebbe di essere disposto di mandare al Quirinale un suo avversario interno...D. Veniamo agli scrutini, secondo lei quanti se ne faranno?R. Credo che Renzi tirerà fuori il suo candidato già al quarto, quando cioè sarà sufficiente la maggioranza semplice di 505 voti. Anche perché i numeri ci sono: fra maggioranza e Forza Italia ci sono almeno 720 voti. D. Ma appunto, ci sono anche le minoranza interne...R. Sì, al massimo, sinistra piddina e forzisti ribelli di Raffaele Fitto, potrebbero essere un ottantina. Se sottrae questa cifra alla maggioranza arriva molto vicino alla soglia dei 672 necessari a eleggere il capo dello Stato, ai primi tre scrutini.D. E i centristi?R. Ndc, Scelta civica, Udc, Popolari mettono assieme 124 voti. E che fanno? Mica si sfilano?D. Beppe Grillo che farà? Continuera a stare sull'Aventino?R. Il M5s ha due schemi possibili: uno oppositivo, l'altro aggiuntivo, vale a dire dire di no fino alla fine oppure, a un certo punto, unirsi agli altri. In nessun caso conterà niente e nessuno mi pare interessato a rianimare politicamente il suo leader, che è in caduta libera di consensi. A meno che Renzi non voglia agitare uno spauracchio per convincere Forza Italia...D. Vale a dire?R. Lo spauracchio dell'elezione di Prodi, che significherebbe mettere assieme Pd, Sel e appunto M5s. Però su B. e i suoi avrebbe una certa deterrenza, come i missili a Cuba. Ma è appunto uno spauracchio perché nel cadeau «presidenza della Repubblica» ci sono dentro le riforme istituzionali e la legge elettorale: non credo Renzi sia disposto a mollarlo a chiunque.D. Per stare al suo esempio storico, se queste presidenziali si trasformassero in una nuova crisi cubana, chi potrebbe essere il Papa Giovanni XXIII che si mobilita per scongiurare il conflitto?R. Di pontieri al lavoro ce ne sono già molti. Ma io credo che non si arriverà nemmeno ad agitare quello spauracchio. Perché nel Patto del Nazareno c'è, secondo me, anche il Quirinale. Per questo resta segreto...D. Secondo lei, se Renzi riuscisse nell'intento di un Colle amico, o non avversario, vorrà andare al voto prima della fine della legislatura?R. Vuole un presidente che, se del caso, non gli neghi questa possibilità.D. Fenomeno curioso di questo periodo: il giurista Sabino Cassese, uno dei papabili, è diventato un editorialista del Corriere della Sera.R. Le autocandidature sono sempre interessanti ma credo che questa volta ci sarà un presidente pienamente politico.

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