E’ finito un anno nefasto per i Francescani? In effetti, il 2014, ha visto Papa Francesco
aprire l’Anno dedicato alla vita religiosa e si è concluso con la
vicenda dell’indagine giudiziaria in corso sulle finanze dei Frati
Minori francescani che, secondo le indiscrezioni, sembrerebbero
sull’orlo della bancarotta. Il «cospicuo ammontare di debiti» in cui
versa la Curia generale dell’Ordine, a causa di una serie di operazioni
finanziarie dubbie e spericolate, è stato ammesso dallo stesso Ministro Generale P. Michael A. Perry OFM, in una lunga lettera pubblica, datata 17 dicembre 2014, in cui si ammette la «penosa» situazione in cui versano oggi.
ECONOMO SOTTO ACCUSA
Il caso, sollevato dal settimanale Panorama
il 18 dicembre, sarebbe scoppiato ad ottobre. Gli investimenti, scrive
il vaticanista del settimanale Ignazio Ingrao, risalgono al periodo in
cui era superiore dei Frati Minori l’arcivescovo spagnolo mons. José Rodriguez Carballo. Formalmente sotto accusa, allo stato attuale, è però solo l’ex economo generale dei Frati Minori, padre Giancarlo Lati, che è stato fatto dimettere, e alcuni consulenti.
Il sequestro dei fondi, gli interessi passivi da pagare e la perdita di una parte del patrimonio per investimenti spericolati, hanno messo in ginocchio i Francescani Minori, tanto da costringere il ministro generale Padre Perry a recarsi negli Stati Uniti e in altre province a chiedere una colletta per aiutare la Curia generalizia.
Il sequestro dei fondi, gli interessi passivi da pagare e la perdita di una parte del patrimonio per investimenti spericolati, hanno messo in ginocchio i Francescani Minori, tanto da costringere il ministro generale Padre Perry a recarsi negli Stati Uniti e in altre province a chiedere una colletta per aiutare la Curia generalizia.
BANCAROTTA DEI “MINORI” E COMMISSARIAMENTO DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA
Si ingarbuglia anche la vicenda del “commissariamento” dell’Istituto
dei frati Francescani dell’Immacolata, i cui mesi di “quarantena” sono
diventati ormai diciotto (cfr. I primi nove mesi di “quarantena” dei Francescani dell’Immacolata, in Formiche.net,
18 marzo 2014). Parliamo del tempo intercorso a partire dalla clamorosa
decisione, dell’11 luglio 2013, presa con il Decreto della
Congregazione degli Istituti di Vita consacrata, di nominare un
“commissario” per verificare vari aspetti di disciplina e di governo
interno della giovane comunità di religiosi fondata dagli ex frati
Minori Conventuali Stefano Maria Manelli e Gabriele Maria Pellettieri
nel 1970 (Istituto riconosciuto di diritto pontificio da Papa Giovanni
Paolo II nel 1998). La “tutela” dei Francescani dell’Immacolata appare
ora sotto la “cattiva luce” del coinvolgimento di uno dei protagonisti
della decisione del commissariamento nella vicenda della bancarotta
dell’altra storica famiglia religiosa del francescanesimo. Gli
investimenti dei Frati Minori messi sotto inchiesta dalla Procura
svizzera, infatti, risalgono al momento in cui “generale” dell’Ordine
era l’attuale segretario della Congregazione per i religiosi, Carballo
appunto, che è stato quindi il co-firmatario del Decreto di
commissariamento dei Francescani dell’Immacolata. Il fatto è che, il
“congelamento” dell’Istituto guidato, fino alla sua messa “sotto
tutela”, da padre Stefano Manelli, sarebbe stato deciso non solo a
seguito di problemi sollevati dall’interno, ma anche a causa di non
chiarite cattive vicende di auto-governo, comprese di gestione
finanziaria.
La disavventura capitata a monsignor Carballo, che dal 2003 al 2013
ha ricoperto l’incarico di superiore generale dei Frati Minori, non
aiuta affatto a quella distensione utile a risolvere “positivamente”, o
comunque al più presto, la discussa vicenda del commissariamento dei
Francescani dell’Immacolata, la cui quarantena sta peraltro privando la
Chiesa di tutte le potenzialità di una delle congregazioni religiose,
fino all’anno scorso, fra le più dinamiche e ricche di vocazioni nel
panorama della vita consacrata mondiale.
Carballo il 2 agosto scorso aveva firmato con il cardinale Braz de
Aviz le “Linee operative per la gestione dei beni negli Istituti di vita
consacrata e nelle Società di vita apostolica”. Il documento, che si
apriva significativamente con la citazione dal Vangelo di Luca sulle
responsabilità dell’amministratore onesto (“A chiunque fu dato molto,
molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di
più”), sottolineava che, gestione e amministrazione dei beni degli
Ordini religiosi, dovevano essere «trasparenti e professionali» (cfr.
Francesco Antonio Grana, Crac francescani, linee guida per beni ordini scritte da ministro frati minori, in Il Fatto quotidiano, 21 dicembre 2014).
Non è passato sotto silenzio inoltre il fatto, evidenziato dai media
cattolici anche internazionali, che «il predecessore del Ministro dei
Frati Minori P. Perry», cioè mons. Carballo, «è stato nominato
segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica nell’aprile 2013 da Papa Francesco» (cfr.
Madeleine Teahan, Franciscan order embroiled in financial crisis. Brother Michael A Perry explains ‘grave situation’ in letter, in Catholic Herald, 19 Dicembre 2014).
ORA TOCCA ALLE SUORE FRANCESCANE?
Ad aggravare le cose vi è l’altro “caso” che, pare, si stia aprendo
per le Suore Francescane dell’Immacolata. Attualmente le religiose non
sarebbero formalmente commissariate, bensì sotto “ispezione apostolica”.
Secondo varie fonti, però, pare che a breve l’ispettore sarà
trasformato in “commissario”. Tale conclusione sembra giustificata da
passaggio di una recente intervista al prefetto della Congregazione per i
religiosi, il cardinale brasiliano João Braz de Aviz,
il quale avrebbe dichiarato che, «riguardo ai francescani
dell’Immacolata, sia nella parte maschile che in quella femminile, è in
atto il commissariamento» (cit. in Rogate Ergo, n°11/2014).
Così come ai Frati, anche alle Suore dell’Immacolata è stato
addebitato uno «scarso sentire cum ecclesia», concetto non specificato,
che ha indotto qualcuno a chiedere, così come fatto per i Francescani
del resto, quale sarebbero le pecche e gli errori compiuti dai vari
superiori, tanto da giustificare addirittura il commissariamento
dell’Istituto.
IL “COMITATO DELL’IMMACOLATA”
Intanto i laici legati all’Istituto di p. Manelli hanno organizzato a
Roma, il 13 dicembre scorso, un convegno sul tema “La crisi della
famiglia e il caso dei Francescani dell’Immacolata”. Nella suggestiva
cornice della Sala Alessandrina del Complesso Monumentale di Santo
Spirito in Sassia, i promotori del “Comitato dell’Immacolata”, che da un
anno a mezzo si stanno mobilitando, con iniziative di formazione e
sensibilizzazione in favore dei fondatori dei Francescani dell’Istituto
(cioè padre Manelli e padre Pellettieri), hanno spiegato come le
tematiche della crisi della famiglia e della vita consacrata sono
collegate e originate l’una dall’altra. Ricordando gli interventi in
questo senso anche nel contesto del recente Sinodo dei Vescovi sulla
famiglia, i vari relatori interventui (Carlo Manetti, Guido Vignelli,
Elisabetta Frezza, Piero Mainardi e Corrado Gnerre), hanno comparato la
crisi della famiglia con il caso dei Francescani dell’Immacolata,
spiegando il perché, a loro concorde avviso, tanto la famiglia umana
quanto quella religiosa, sono oggi «oggetto di un attacco che si
sostanzia nel tentativo di sgretolare i fondamenti costitutivi del loro
esistere».
Le vicissitudini che stanno vivendo questi religiosi e religiose, la
cui vita personale è, secondo l’esperienza di chiunque l’abbia
personalmente frequentati/e, di vita morigerata e povera, fanno puntare
oltremodo i riflettori sugli scandali e la “liberalità” di altri
esponenti della vita religiosa contemporanea. Una “review” dell’attività
finora portata avanti dalla Congregazione presieduta dal card. João
Braz de Aviz potrebbe intraprendersi sia con un rinnovamento di membri,
sia, probabilmente, “finalizzando” la vicenda aperta con il Decreto del
luglio scorso che ha “commissariato” l’Istituto dei frati Francescani dell’Immacolata. Il vento di tempesta che attraversa la vita religiosa potrebbe così, forse, almeno mitigarsi.
Fonte: Formiche.net
“Nella Chiesa la necessità dei beni economici non deve eccedere mai il concetto dei ‘fini’ a cui essi devono servire e di cui deve sentire il freno del limite, la generosità dell’impiego, la spiritualità del significato”. È quanto si legge nelle “Linee operative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacrata e nelle Società di vita apostolica“, emanate il 2 agosto 2014, riprendendo quanto aveva insegnato già il beato Paolo VI. Un documento che porta le firme del prefetto e del segretario della Congregazione per i religiosi, il cardinale brasiliano João Braz de Aviz e l’arcivescovo spagnolo José Rodriguez Carballo. Quest’ultimo è stato per 10 anni, dal 2003 al 2013, ministro generale dei frati minori che ora hanno dichiarato bancarotta. Ed è stato proprio il successore di monsignor Carballo, padre Michael Perry, sul sito ufficiale dell’ordine, ad ammettere il crac.
Emblematica la frase del vangelo di Luca che apre il documento vaticano: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. Ma evidentemente il dettato di Gesù agli amministratori è stato disatteso dai frati minori che hanno gestito e ristrutturato in questi anni il lussuosissimo albergo e ristorante romano “Il Cantico“, a iniziare dall’ex economo generale, padre Giancarlo Lati, dimessosi in seguito alla bancarotta dei francescani. Nel documento vaticano si legge che “il campo dell’economia è strumento dell’azione missionaria della Chiesa“. E si ribadisce che “i beni degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica sono ecclesiastici” in quando appartenenti a enti che hanno lo status di “persone giuridiche pubbliche, costituite dalla competente autorità perché entro i fini a esse prestabiliti, a nome della Chiesa compiano, a norma delle disposizioni del diritto, il proprio compito, loro affidato in vista del bene pubblico“.
Il testo sottolinea, inoltre, che la gestione e amministrazione dei beni ecclesiastici deve essere “trasparente e professionale”, alla luce dei valori del vangelo, sottolineando più volte il “principio di gratuità”, indicato da Benedetto XVI nella sua enciclica sociale, Caritas in veritate, come “espressione di fraternità”. Nella gestione dei beni si sottolinea che la fedeltà al carisma fondativo del proprio ordine religioso è, insieme alle esigenze evangeliche, il “primo criterio di valutazione delle decisioni e degli interventi che si compiono”. Sono necessarie “procedure che permettano una buona pianificazione delle risorse, prevedendo l’utilizzo di budget e di bilanci preventivi, la realizzazione e la verifica degli scostamenti, il controllo di gestione, la lettura oculata dei bilanci, le verifiche e la rimodulazione dei passi da fare; tali procedure sono indispensabili sia per l’apertura di nuove opere sia per compiere scelte oculate anche in fase di dismissione o alienazione di immobili”.
Sempre nel documento emanato dalla Congregazione per i religiosi si sottolinea che “la testimonianza evangelica esige che le opere siano gestite in piena trasparenza, nel rispetto delle leggi canoniche e civili, e poste a servizio delle tante forme di povertà. La trasparenza è fondamentale per l’efficienza e l’efficacia della missione. La vigilanza e i controlli non vanno intesi come limitazione dell’autonomia degli enti o segno di mancanza di fiducia, ma come espressione di un servizio alla comunione e alla trasparenza, anche a tutela di chi svolge compiti delicati di amministrazione”.
E vengono persino date delle indicazioni concrete agli economi generali degli ordini religiosi. Essi “documentino le transazioni e i contratti in maniera conforme ai requisiti legali della legislazione civile dei rispettivi luoghi; utilizzino moderni sistemi di archiviazione e conservazione informatica dei dati; redigano bilanci secondo schemi internazionali uniformi, introducendo regole contabili, modelli di rendicontazione e criteri di valutazione delle poste di bilancio comuni a livello nazionale e internazionale; introducano per le opere la certificazione dei bilanci e i cosiddetti audit, garanzia di correttezza economico amministrativa da parte degli Istituti”. E i frati minori? Alle autorità civili chiamate da padre Perry toccherà ora “far luce in questa faccenda”.
FrancescoGrana per il fatto quotidiano, 21 dicembre 2014
“Nella Chiesa la necessità dei beni economici non deve eccedere mai il concetto dei ‘fini’ a cui essi devono servire e di cui deve sentire il freno del limite, la generosità dell’impiego, la spiritualità del significato”. È quanto si legge nelle “Linee operative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacrata e nelle Società di vita apostolica“, emanate il 2 agosto 2014, riprendendo quanto aveva insegnato già il beato Paolo VI. Un documento che porta le firme del prefetto e del segretario della Congregazione per i religiosi, il cardinale brasiliano João Braz de Aviz e l’arcivescovo spagnolo José Rodriguez Carballo. Quest’ultimo è stato per 10 anni, dal 2003 al 2013, ministro generale dei frati minori che ora hanno dichiarato bancarotta. Ed è stato proprio il successore di monsignor Carballo, padre Michael Perry, sul sito ufficiale dell’ordine, ad ammettere il crac.
Emblematica la frase del vangelo di Luca che apre il documento vaticano: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. Ma evidentemente il dettato di Gesù agli amministratori è stato disatteso dai frati minori che hanno gestito e ristrutturato in questi anni il lussuosissimo albergo e ristorante romano “Il Cantico“, a iniziare dall’ex economo generale, padre Giancarlo Lati, dimessosi in seguito alla bancarotta dei francescani. Nel documento vaticano si legge che “il campo dell’economia è strumento dell’azione missionaria della Chiesa“. E si ribadisce che “i beni degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica sono ecclesiastici” in quando appartenenti a enti che hanno lo status di “persone giuridiche pubbliche, costituite dalla competente autorità perché entro i fini a esse prestabiliti, a nome della Chiesa compiano, a norma delle disposizioni del diritto, il proprio compito, loro affidato in vista del bene pubblico“.
Il testo sottolinea, inoltre, che la gestione e amministrazione dei beni ecclesiastici deve essere “trasparente e professionale”, alla luce dei valori del vangelo, sottolineando più volte il “principio di gratuità”, indicato da Benedetto XVI nella sua enciclica sociale, Caritas in veritate, come “espressione di fraternità”. Nella gestione dei beni si sottolinea che la fedeltà al carisma fondativo del proprio ordine religioso è, insieme alle esigenze evangeliche, il “primo criterio di valutazione delle decisioni e degli interventi che si compiono”. Sono necessarie “procedure che permettano una buona pianificazione delle risorse, prevedendo l’utilizzo di budget e di bilanci preventivi, la realizzazione e la verifica degli scostamenti, il controllo di gestione, la lettura oculata dei bilanci, le verifiche e la rimodulazione dei passi da fare; tali procedure sono indispensabili sia per l’apertura di nuove opere sia per compiere scelte oculate anche in fase di dismissione o alienazione di immobili”.
Sempre nel documento emanato dalla Congregazione per i religiosi si sottolinea che “la testimonianza evangelica esige che le opere siano gestite in piena trasparenza, nel rispetto delle leggi canoniche e civili, e poste a servizio delle tante forme di povertà. La trasparenza è fondamentale per l’efficienza e l’efficacia della missione. La vigilanza e i controlli non vanno intesi come limitazione dell’autonomia degli enti o segno di mancanza di fiducia, ma come espressione di un servizio alla comunione e alla trasparenza, anche a tutela di chi svolge compiti delicati di amministrazione”.
E vengono persino date delle indicazioni concrete agli economi generali degli ordini religiosi. Essi “documentino le transazioni e i contratti in maniera conforme ai requisiti legali della legislazione civile dei rispettivi luoghi; utilizzino moderni sistemi di archiviazione e conservazione informatica dei dati; redigano bilanci secondo schemi internazionali uniformi, introducendo regole contabili, modelli di rendicontazione e criteri di valutazione delle poste di bilancio comuni a livello nazionale e internazionale; introducano per le opere la certificazione dei bilanci e i cosiddetti audit, garanzia di correttezza economico amministrativa da parte degli Istituti”. E i frati minori? Alle autorità civili chiamate da padre Perry toccherà ora “far luce in questa faccenda”.
FrancescoGrana per il fatto quotidiano, 21 dicembre 2014
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