Marco Ansaldo per “la Repubblica”
L’Avvenire
scende in campo a difesa del Papa. Un Francesco che, a dispetto delle
svolte, comincia a essere attorniato dalle critiche e azzannato dai
lupi. Con un editoriale del suo direttore, Marco Tarquinio, dal titolo
«La barca di Pietro, i “contro rematori” e la fiducia in Francesco », il
quotidiano dei vescovi argina l’ultimo attacco. «Belle le lettere sulla
ruvida uscita prenatalizia contro il nostro Papa — scrive Tarquinio — .
Un segno che merita risposta, anche se qui di solito polemiche così
ineleganti e condotte in modo capzioso e deformante non trovano eco. In
scena sono restate le vere parole e i veri gesti di Francesco. Il Papa
della Chiesa “povera per i poveri” e “ospedale da campo” nel nostro
mondo spesso feroce con i feriti e i più deboli».
Ma
chi sono i “contro rematori”? Lo spiega uno dei lettori di Avvenire:
chi fa «pubblicità a favore di coloro che remano contro ». L’attacco era
arrivato il 24 dicembre, sul Corriere della Sera, da parte dallo
scrittore Vittorio Messori. «Una mossa congegnata — scrive Tarquinio —
per fare rumore con la pretesa di “segnare” il Natale». Messori si era
infatti lanciato in una requisitoria contro Jorge Bergoglio, parlando di
una «confessione che avrei volentieri rimandata, se non mi fosse stata
richiesta», definendolo Francesco un Papa «imprevedibile, tanto da far
ricredere via via anche qualche cardinale che era stato tra i suoi
elettori». Nell’articolo aggiungeva: «Imprevedibilità che continua,
turbando la tranquillità del cattolico medio».
Belle
ma poche le lettere dei lettori pubblicate da Avvenire. Molte però le
reazioni che arrivano adesso dalla base, da tutta Italia. Dal movimento
“Noi siamo Chiesa” al Centro Studi “Edith Stein” di Lanciano, da “Una
Chiesa a più voci” di Ronco di Cossato Biella alla Comunità Le Piagge
Firenze, e poi il Coordinamento delle Teologhe Italiane, la Comunità
Michea di Napoli, il Gruppo Impegno Missione di Casavatore (Napoli) con
il missionario comboniano Alex Zanotelli, le Comunità cristiane di
base-Italia, di S. Paolo-Roma, di Oregina-Genova, di Nord Milano, la
rivista “Preti Operai”, il Centro Balducci — Zugliano (Udine). Tutti a
sostegno di una raccolta di firme riunita sotto l’indirizzo firmiamo.
it/ fermiamo gli attacchi a papa francesco .
Tra
i primi firmatari dell’appello, don Luigi Ciotti, rappresentante del
Gruppo Abele e di Libera. Dice Vittorio Bellavite, coordinatore di “Noi
Siamo Chiesa”: «Questa presa di posizione va ben oltre la polemica con
Messori. Riguarda la situazione generale nella Chiesa e le diffuse, e
quasi sempre silenziose, ostilità nei confronti di Papa Francesco ».
Spiega don Paolo Farinella, parroco della Chiesa di San Torpete, nei
caruggi di Genova, e autore dell’iniziativa: «L’attacco è mirato e
frontale, “richiesto”, una vera dichiarazione di guerra, minacciosa
nella sostanza di un avvertimento di stampo mafioso: il Papa è
pericoloso. È tempo che torni a fare il Sommo Pontefice e lasci
governare la Curia. L’autore non fa i nomi dei “mandanti”, ma si mette
al sicuro dicendo che il suo intervento gli “è stato richiesto”».
Don
Farinella argomenta, e individua nell’ «attacco frontale di cinque
cardinali (Müller, Burke, Brandmüller, Caffarra e De Paolis) » ciò che
ha rafforzato «il fronte degli avversari che vedono in Papa Francesco
“un pericolo” che bisogna bloccare a tutti i costi».
Il
punto è che il nodo della Chiesa riformista di Bergoglio è arrivato al
pettine. O lo si scioglie o si taglia. Dopo la clamorosa rinuncia al
Pontificato di Benedetto XVI, l’improvvisa comparsa di un Pontefice
argentino, con il nome impegnativo di Francesco, ha travolto i credenti e
la Gerarchia. Le sue parole, le tante iniziative, persino i simboli
adottati (scarpe da camminatore, borsa da lavoro nera, croce d’argento
semplice) hanno conquistato i fedeli. Ma le reazioni nella Curia,
soprattutto dopo le bacchettate di Bergoglio sulle 15 malattie che la
infestano, sono le più diverse.
Dalla
Sala Clementina alcuni cardinali sono usciti l’altro giorno a testa
bassa, con le orecchie che fischiavano. E ora la lista dei nemici del
Papa «venuto dalla fine del mondo» comincia a farsi fitta. Dapprima è
cominciato il chiacchiericcio sul «Papa strano ». Poi, davanti al chiaro
impeto riformista, al dialogo intessuto con non credenti e atei, al
Sinodo di ottobre con le aperture a divorziati risposati e omosessuali, i
dubbi dei conservatori su Bergoglio hanno finito per nutrire un dossier
corposo. Una pratica che si irrobustisce negli ultimi giorni.
Il
13 dicembre nel complesso di S. Spirito in Sassia, due minuti da Piazza
San Pietro, s’è tenuto un convegno dal titolo “La crisi della famiglia e
il caso dei Francescani dell’Immacolata”. Una riunione in cui la
divisione nell’Istituto dei frati dal saio azzurro, ora commissariati da
Francesco, è apparsa compattare il fronte conservatore. Le relazioni
parlavano di «processo di destabilizzazione entrato nella Chiesa, e il
Sinodo dei vescovi lo ha mostrato in modo evidente » (Claudio Circelli),
o di «divorzio, aborto, eutanasia, tappe di questa inesorabile marcia
antiumana, ci troviamo di fronte a un piano di matrice totalitaria»
(Elisabetta Frezza).
Infine
«dialogo accoglienza amore pace sono parole liquide mutuate dalla
modernità, che non significano assolutamente niente» (Piero Mainardi).
Tutte puntate contro il Papa. Commenta il professor Mario Castellano,
cattolico e attento osservatore delle vicende dell’Istituto
commissariato: «Il tradizionalismo, nelle sue varie espressioni, sia
quelle ancora collocate nella Chiesa, sia quelle lefebvriane, che
mettono in discussione il Magistero a partire dal Concilio, sia infine
quelle sede-vacantiste, da cui viene negata l’Autorità papale, ha scelto
come terreno di scontro la vicenda dei Frati Francescani
dell’Immacolata con lo scopo di minare l’unità del Cattolicesimo».
È
del 12 dicembre un articolo di Antonio Socci su “Libero” in cui si
parla di Bergoglio come «idolo dei media, dei membri del Parlamento
europeo», ma soprattutto «della sinistra in Occidente». E non è un caso
che la copertina di Le Nouvel Observateur dell’11 dicembre fosse
dedicata al Pontefice, sotto il titolo: «Chi vuole la pelle di
Francesco? ». Profetizza sul suo libro appena uscito in Francia
(“Jusqu’où ira Francois?”) il vaticanista di Le Figaro, Jean-Marie
Guénois: «Riuscirà Francesco? Da un certo punto di vista, questo Papa
agitatore è già riuscito. Se tutto si fermasse domani, il calcio dato al
formicaio lascerà una traccia duratura. D’ora in poi, nulla sarà più
come prima». Amen.
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