domenica 17 ottobre 2010

800 anni, ma non li dimostra! (II edizione) introduzione


breve storia del francescanesimo jesino
da Crescenzio Grizi ad Oscar Serfilippi   

                                                            a cura di Mauro Torelli                                  
                                                           
                                                          
                                              


PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

La benevola accoglienza ricevuta, nel 2009, da “800 anni, ma non li dimostra!”, ha convinto il recalcitrante autore a ritornare a lavorare per una seconda edizione.
Il volumetto che avete tra le mani non è la semplice ristampa della prima edizione, quanto, piuttosto, l’esito di una rivisitazione della stesura originaria con l’inserimento di nuovi capitoli, l’arricchimento contenutistico di diversi paragrafi,  la correzione di alcuni refusi.
Intatte rimangono le finalità divulgative, l’impostazione concettuale  e, soprattutto,  la caratura dilettantistica di chi ha scritto!

Un rinnovato augurio di buon viaggio nella storia del francescanesimo jesino.

Jesi, novembre 2010


PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE

 di Mauro
LA MEMORIA DEL PASSATO

Otto secoli fa, in un paese dell’Umbria,  un giovane della borghesia mercantile di nome Francesco, poco più che ventenne ed in piena crisi esistenziale, decise di mettersi alla ricerca dell’Assoluto.
Fra la derisione dei compaesani e lo sconcerto del padre Bernardone, trovò il coraggio di denudarsi nella piazza di Assisi e di baciare un lebbroso incontrato sulla via: da quel momento la sua esistenza fu segnata per sempre dall’Amore.
Nel 1209,  Francesco volle recarsi a Roma con i suoi primi undici compagni per ottenere un riconoscimento ufficiale da parte del Signor Papa : Innocenzo III, dopo un’iniziale esitazione,  lo incoraggiò a perseverare nel cammino intrapreso. 
Nell’arco temporale di appena dodici anni i  frati divennero più di 5.000 e a loro si aggiunsero Chiara con le vergini consacrate e una moltitudine di laici desiderosi di seguire Francesco nel suo stile di vivere il Vangelo alla lettera.
La diffusione del movimento fu impetuosa ed inarrestabile!
In particolare, la terra marchigiana, confinante con l’Umbria, fu subito conquistata dal carisma del Santo di Assisi: veramente, come scrisse lo storico Sabatier, “la Marca d'Ancona doveva divenire e  rimanere la provincia più francescana di ogni altra”.
Anche la città di Jesi accolse il messaggio di Francesco e divenne, in breve tempo, il più importante centro di irradiazione per la Vallesina.
E questo si verificò, si noti bene, in una realtà socio-ambientale attraversata da correnti di matrice ghibellina, fortemente ostili alla Chiesa istituzionale.
Secondo lo storico Urieli, il sentimento anticlericale costituisce “una componente atavica, ancestrale, essenziale dello spirito jesino” e può essere fatta risalire addirittura “agli albori stessi della vita del libero Comune”.
Eppure sarebbe ingiusto sottovalutare  o,  addirittura,  dimenticare il ruolo di un’altra componente della storia locale ovvero quella che, sempre Urieli,  definiva “sacrale” o “religiosa”: “una religiosità che influiva nella realtà locale, in ogni suo aspetto e in ogni momento, ma che non si traduceva mai in un atteggiamento clericale; che anzi potrebbe definirsi laico, quando non laicista, mentre la Chiesa Romana era vista e considerata più come entità politica e regime dominante, meno come realtà mistica”.
In questo contesto, un ruolo centrale è esercitato dal movimento che si ispira a Francesco di Assisi.
La simpatia suscitata universalmente dai frati è motivata dall’impronta popolare del carisma francescano: “I frati devono godere quando vivono in mezzo alle persone vili e disprezzate, fra i poveri, i deboli, gli infermi, i lebbrosi e coloro che stanno a mendicare lungo la strada” (FF 194).
Sin dalle origini del francescanesimo, Jesi diventerà il crocevia di personaggi e avvenimenti di fondamentale rilievo.
Per il numero e l’importanza di quanti (frati conventuali e osservanti, riformati e cappuccini, minori, clarisse e terziari), in 800 anni, hanno tramandato l’ideale di Francesco nella nostra città, non è, dunque, azzardato parlare di una storia del francescanesimo jesino.

* * * * *

L’autore di questo scritto non è uno storico di professione, quanto piuttosto un semplice cultore della materia, con una predilezione per le vicende locali.
Essere stato allievo di  Don Costantino Urieli (lui sì, vero e indimenticato storico di spiccato profilo) ha consentito, a me come ad altri compagni di Liceo, di coltivare la passione per la storia della nostra terra.
L’idea di scrivere l’opuscolo che avete sotto gli occhi, è scaturita dalla constatazione dell’estrema frammentarietà delle fonti di conoscenza in tema di francescanesimo locale.
Tale situazione comporta oggettive difficoltà nella ricostruzione delle vicende del movimento.
Il tentativo è stato quello di “cucire” una serie di informazioni disseminate in una pluralità di documenti, di livello e provenienza diversificati.
Lo stile vuole essere, quanto più possibile, divulgativo (termine che non ha nulla da spartire con approssimativo), ovvero di agevole lettura, di facile comprensione, non riservato agli addetti ai lavori.
Ovviamente - ma non è inutile sottolinearlo - tale scelta stilistica non vuole pregiudicare in alcun modo  l’attendibilità dei contenuti e la serietà della ricerca.
Il lavoro è articolato in due parti, tra loro interconnesse: nella prima viene presentato un excursus della storia del movimento francescano dalla morte del fondatore (1226) alla riforma cappuccina (1528).
Trattasi, in larga misura, di vicende – talvolta anche drammatiche - che si sono svolte nelle Marche, a conferma della “vocazione” francescana di questa regione, non a caso definita la “Terra dei Fioretti”.
La seconda parte è interamente dedicata alla storia locale, a partire dal Ministro generale dell’Ordine Crescenzio Grizi (XIII secolo) fino a Padre Oscar Serfilippi (2006).
I due capitoli  vanno letti “in parallelo”, in considerazione dei ripetuti richiami alle vicende nazionali e locali.
Sotto il profilo metodologico si è cercato di assimilare l’autorevole lezione di Marc Bloch, secondo cui l’analisi cronologica di un fenomeno storico, sia pur collocato all’interno di un territorio di dimensioni circoscritte, assume comunque una valenza paradigmatica rispetto alla complessità.
Sotto il profilo pratico, accettando il rischio delle omissioni, si è deciso di "contenere" la ricerca in appena 40 cartelle e ciò al fine di non atterrire i nostri 25 lettori!
Buon viaggio nella storia!
Jesi, dicembre 2009

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