giovedì 8 settembre 2011

Un passo indietro

ROMA - Un governo di larghe intese, "un patto di fine legislatura" tra "tutti gli uomini di buona volontà". Con l'appoggio del Pdl e del Pd. E con un premier dotato di "credito internazionale". Beppe Pisanu, uno dei fondatori di Forza Italia e presidente della Commissione Antimafia, esce allo scoperto. E chiede esplicitamente un passo indietro al Cavaliere. "La politica - avverte - non può subire la crisi in questo modo, deve invece dominarla con intelligenza e condurla verso il bene comune. Perché tutti devono capire che la casa brucia. Anzi, è già bruciata e va quanto meno restaurata".

L'Unione europea e la Bce ci hanno avvertito da tempo che le fiamme stavano avvolgendo l'Italia ma si è fatto ben poco per spegnerle."L'Italia e l'Europa sembrano ancora oggi poco attente alla poderosa domanda di cambiamento che viene dalla drammatica evoluzione della crisi generale, dai giovani, dalle donne e dalle altre forze vitali. Questa domanda si è fatta sentire a Londra, a Madrid, nei comuni italiani e ai referendum. Soffia un vento innovatore e se non riuscirà a far avanzare cose nuove, si abbatterà furiosamente sulle vecchie".

Anche Bruxelles quindi è arrivata in ritardo?"L'Unione si sta spegnendo tra l'impotenza delle sue istituzioni e i rattoppi della banca Centrale. Si rialzano le barriere dei nazionalismi. Possono cadere nel vuoto gli angosciati richiami di Napolitano o quello lanciati proprio su Repubblica da Delors?".

A cosa si riferisce?
"Ci vuole poco a capire che la caduta dell'Euro trascinerebbe anche il dollaro, spezzando le gambe in un solo colpo tanto alle economie quanto alle democrazie dell'Occidente. E in quel caso che se ne farebbe la Signora Merkel di un nuovo marco enormemente sopravvalutato sul dollaro e perciò incapace di sorreggere le esportazioni tedesche?".

Il problema però è l'Italia non la Germania. Proprio la Merkel ha iniziato a paragonarci alla Grecia.
"E infatti dobbiamo renderci conto che siamo nell'occhio del ciclone e che in giro cominciano a guardarci male, come non era mai avvenuto. Siamo diventati, direbbe Montale, "l'anello che più non tiene", quello che, cedendo, può spezzare la catena dell'Euro e dell'Ue. Su questo avverto silenzi e sottovalutazioni preoccupanti".

Visto il balletto delle modifiche alla manovra la sottovalutazione è del governo.
"Lo stesso videogioco citato da Tremonti ci dice che i mostri sono tutti in agguato. Non basta però riconoscere la verità, bisogna dichiararla apertamente ai cittadini prima di chiedere loro sacrifici e collaborazione. Ma la diffusa convinzione che le elezioni anticipate sono alle porte ha fatto cedere il passo al calcolo elettorale. A parte i tentativi di Casini e pochi altri, c'è stata la sostanziale riluttanza dei gruppi maggiori a cercare intese impegnative sui grandi problemi".

E lei convinto che non ci saranno le elezioni anticipate?
"Sarebbe una sciagura. Ci esporrebbe alla speculazione internazionale. Con questa elegge elettorale, poi, e la questione morale tristemente estesa da un polo all'altro, ci ritroveremmo con un Parlamento più screditato, più diviso e più ingovernabile".

In che modo allora si può rimettere in piedi la casa bruciata?
"Non con le urne. Prima viene la crisi, poi la competizione elettorale. La durezza dei mercati ci impone oggi di rafforzare chiaramente la manovra finanziaria e di approvarla velocemente. Ma subito dopo bisognerà fare appello a tutte le energie disponibili e a tutte le persone di buona volontà per dare maggiore autorevolezza e credibilità politica al nostro Paese. Bisogna ritrovare l'etica della responsabilità. Non c'è tempo da perdere. È questione di settimane, forse di giorni".

Vuol dire che questo governo non può affrontare l'emergenza?
"Da sola questa maggioranza non è più in grado di evitare il tracollo e riaprire la via dello sviluppo: i fatti sono molto più grandi dei suoi numeri in Parlamento. Però è tutta la politica che deve cambiare passo, respiro, visione, insieme ai gruppi dirigenti delle organizzazioni economiche e sociali. Bisogna cambiare".

Quindi Berlusconi dovrebbe dimettersi per consentire la nascita di un nuovo esecutivo? Una coalizione di larghe intese?
"Se Berlusconi è una parte del gigantesco problema che il Paese ha davanti, sarà anche parte della soluzione che dobbiamo trovare. E una soluzione va trovata. Un patto di fine legislatura tra tutti i parlamentari di buona volontà per salvare il Paese e rimetterlo in cammino".

Napolitano ha avvertito che fino a quando questo governo ha la maggioranza, lui non può intervenire. E difficilmente Berlusconi rassegnerà volontariamente le dimissioni. Lei che percorso immagina?
"Conosco bene le difficoltà. Penso a un'iniziativa vasta che non prenda di mira nessuno e non escluda nessuno. Che nasca all'insegna dell'emergenza. Le Camere e il Paese trovino il modo di avanzare una proposta unitaria. A fine legislatura poi ciascuno si presenterà agli elettori con i propri impegni e meriti o demeriti".

E in questo progetto potrebbero entrare tutti? Sia il Pdl sia il Pd?
"Certo, tutti".

Molti indicano in Mario Monti la persona più adatta per guidare un governo di questo tipo. Lei d'accordo?
"Io penso che serva una figura dotata di credito internazionale e in grado di interloquire positivamente con il Parlamento".

Si tratterebbe dunque di un gabinetto tecnico?
"In una democrazia parlamentare tutti i governi sono politici. Chiunque lo presieda deve comunque contare sull'autorevole presenza di tutti gli schieramenti. Ma dobbiamo essere veloci".

Perché è così preoccupato dai tempi?
"Non vorrei che in questo autunno pieno di insidie l'idea del patto unitario si imponesse brutalmente sotto la sferza dei mercati, delle istituzioni internazionali o, peggio, delle piazze in rivolta". (La Repubblica, 07 settembre 2011)

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