sabato 9 marzo 2013

Agenzia per l'Italia Digitale: approvato lo statuto

ROMA - Adesso l'Agenzia per l'Italia Digitale è operativa e quindi passerà all'azione per rendere concreto e attuale il piano dell'Agenda digitale, con cui il governo intende trasformare profondamente la pubblica amministrazione e le città. In quest'ultimo scampolo di legislatura, infatti, ha approvato lo statuto dell'Agenzia: in extremis e tra le polemiche di varie parti politiche e sindacali, che chiedevano di ripensarci. Ad annunciare l'approvazione è stato oggi il ministro dello Sviluppo economico,Corrado Passera, su Twitter, commentando che si tratta di un "altro passo avanti per l'Agenda digitale e per dotare i cittadini di servizi più efficienti". Il nuovo organismo diventa operativo e può così svolgere "gli importanti compiti sul fronte dell'innovazione che le sono stati assegnati", sottolineano i ministri Corrado Passera, Filippo Patroni Griffi, Francesco Profumo e Vittorio Grilli, nel commentare l'approvazione dello Statuto dell'Agenzia per l'Italia digitale. "Ora abbiamo lo strumento necessario per dare continuità all'attuazione delle strategie e dei principali obiettivi contenuti nell'Agenda digitale italiana ed europea, che consideriamo prioritari per la crescita e lo sviluppo del Paese" hanno concluso i ministri.
 
Conferma a Repubblica. it Agostino Ragosa, direttore generale dell'Agenzia: "Lo statuto è un passo importante, finalmente
siamo operativi. Senza statuto l'agenzia non poteva funzionare". L'ex dirigente di Poste Italiane aggiunge che "ora i quattro ministeri competenti dovranno nominare il direttivo, per completare la governance dell'Agenzia. Poi faremo una relazione al Parlamento per indicare come intendiamo attuare il piano Ict nazionale (cioè l'Agenda digitale, ndr)". Ragosa è stato nominato già a ottobre, dal Consiglio dei ministri, a capo della nuova struttura. Ma ha aspettato finora i tempi tecnici della burocrazia per entrare nel vivo dei lavori.

L'Agenzia è l'asse portante operativo dell'Agenda, cioè di un pacchetto di norme (tra cui soprattutto il decreto Crescita 2.0 convertito in legge a dicembre 2012) con cui l'Italia intende introdurre il digitale a tutti i livelli nel Paese: con una rete banda larga onnipresente, una pubblica amministrazione che funziona e comunica tramite internet, senza carta; città ("smart city") dove il traffico e i consumi energetici sono regolati ed efficienti. E dove la strada è spianata per la crescita delle aziende innovative.

Per esempio, secondo il Crescita 2.0 che istituisce l'Agenzia, questa dovrà spingere le PA ad accettare i pagamenti con moneta elettronica a partire dai prossimi mesi. "Sentita la Banca d'Italia, definisce linee guida per la specifica dei codici identificativi del pagamento". Uno dei ruoli più importanti sarà di definire e sviluppare "grandi progetti strategici di ricerca e innovazione connessi alla realizzazione dell'Agenda digitale italiana e in conformità al programma europeo Horizon2020".  "Definisce strategie e obiettivi, coordina il processo di attuazione e predispone gli strumenti tecnologici ed economici per il progresso delle comunità intelligenti". "In sostanza si tratta di mettere a fattor comune, a livello nazionale, tutti i progetti di innovazione e smart cities che si aggiudicheranno i bandi Miur da 1,2 miliardi di euro", spiega Mario Calderini, responsabile di questi temi per il Miur (Ministero per l'istruzione, università e ricerca). E' in corso proprio in questi giorni il primo bando smart city nazionale, da 665,5 milioni di euro.

Ma se è importante che l'Agenzia sia finalmente operativa, dopo mesi di attese, il momento e le modalità di avvio sono giudicate inopportune da varie parti. Nei giorni scorsi hanno protestato le organizzazioni sindacali,  Fp Cgil, Fp Cisl, Falbi, Ugl, Fialp Cisal e la  Rsu Agenzia per l'Italia Digitale, con una missiva urgente a Ragosa, perché a loro dire l'approvazione dello statuto "non rientra nei poteri di "ordinaria amministrazione del governo dimissionario". Inoltre, accusano lo statuto di contenere "previsioni  in assoluto contrasto  con la stessa normativa  di risparmio e contenimento della spesa pubblica che ha ispirato la riforma e soppresso i vari enti che sono poi confluiti nella nuova Agenzia".

Protesta anche Oriano Giovanelli, presidente del Forum PA e Innovazione del PD, per una struttura definita troppo "pesante": "16 posizioni dirigenziali, 150 dipendenti per un soggetto regolatore non sono forse troppi? E poi che senso ha fissare nello statuto questa forte dotazione organica se non quella di irrigidire le scelte future?" Secondo Giovanelli "prevedere poi addirittura un articolo transitorio per dare al direttore il potere di conferire immediatamente 6 incarichi dirigenziali della durata di 24 (ventiquattro) mesi a pochi giorni dal voto" potrebbe tradire "l'intenzione di creare il fatto compiuto". Accuse anche dall'ex ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta: "Aumento della spesa, nessuna selezione per i nuovi dirigenti, rinuncia alla separazione del potere di indirizzo da quello di gestione, sterilizzazione delle strutture di controllo, strapotere del direttore".

Altre critiche denunciano invece una possibile debolezza della governance dell'Agenzia, perché è sottoposta a ben quattro ministeri: è quanto affermano Paolo Gentiloni (PD) e Antonio Palmieri (Pdl), tra gli altri. "Era ora che cominciassero a lavorare, visto che hanno tanto da fare", aggiunge Paolo Colli Franzone, dell'osservatorio specializzato Netics. "Ma oltre a un capo dell'Agenzia, che ha un ruolo tecnico, è necessario ci sia anche un referente unico politico per l'Agenzia. Altrimenti la governance per questi temi è troppo frammentata", aggiunge.

Piuttosto critico, sull'Agenzia, è stato anche Pierluigi Bersani, in un intervista al Corriere Comunicazioni: "Noi non ci siamo appassionati all'Agenzia Digitale. In Italia quando le cose non vanno si cambia il nome di organismi o si inventano strutture, invece di affrontare i problemi", ha detto il segretario del PD. "Il nodo è quello di avviare un progetto di riorganizzazione della PA che tiene conto delle necessità della società moderna. L'informatica nella PA è organizzata secondo linee dei primi anni '90, forse bisogna metterci mano. Qualche correzione alla Agenzia andrà fatta. Non servono tuttavia faraoniche riforme, servono chiari obiettivi e la possibilità di poter lavorare senza dipendere da fatti compiuti, pesanti condizionamenti di interessi".

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