Credo nel Gesù che ho amato sin da bambino, leggendolo nei Vangeli e 
vivificato da autentici testimoni - religiosi e laici cristiani – 
attraverso le loro opere buone, ma non credo più nella Chiesa. La mia 
conversione al cattolicesimo, avvenuta per mano di Benedetto XVI nella 
notte della Veglia Pasquale il 22 marzo 2008, la considero conclusa ora 
in concomitanza con la fine del suo papato. Sono stati 5 anni di 
passione in cui ho toccato con mano la vicissitudine del vivere da 
cattolico salvaguardando nella verità e in libertà ciò che sostanzia 
l'essenza del mio essere persona come depositario di valori non 
negoziabili, di un'identità certa, di una civiltà di cui inorgoglirsi, 
di una missione che dà un senso alla vita. 
 La mia è una scelta estremamente sofferta, mentre guardo negli occhi 
Gesù e i tanti amici cattolici che proveranno amarezza e reagiranno con 
disapprovazione. C'è stata un'improvvisa accelerazione nel far maturare 
questa decisione di fronte alla realtà di due Papi, che per la prima 
volta nella Storia s'incontrano e si abbracciano, entrambi depositari di
 investitura divina, dal momento che il grande elettore è lo Spirito 
Santo che si manifesta attraverso i cardinali, entrambi successori di 
Pietro e vicari di Cristo anche a prescindere dalla decisione umana di 
dimettersi.
 La Papalatria che ha infiammato l'euforia per Francesco I e ha 
rapidamente archiviato Benedetto XVI, è stata solo la goccia che ha 
fatto traboccare il vaso di un quadro complessivo di incertezze e dubbi 
sulla Chiesa che ho descritto correttamente e schiettamente già nel mio 
“Grazie Gesù” del 2008 e in “Europa Cristiana Libera” del 2009.
 Se proprio Benedetto XVI denunciando la “dittatura del relativismo” mi 
aveva attratto e affascinato, la verità è che la Chiesa è 
fisiologicamente relativista. Il suo essere contemporaneamente Magistero
 universale e Stato secolare, ha fatto sì che la Chiesa da sempre 
accoglie nel suo seno un'infinità di comunità, congregazioni, ideologie,
 interessi materiali che si traducono nel mettere insieme tutto e il 
contrario di tutto. Così come la Chiesa è fisiologicamente globalista 
fondandosi sulla comunione dei cattolici in tutto il mondo, come emerge 
chiaramente dal Conclave. Ciò fa sì che la Chiesa assume posizioni 
ideologicamente contrari alla Nazione come identità e civiltà da 
preservare, predicando di fatto il superamento delle frontiere 
nazionali. Come conseguenza la Chiesa è fisiologicamente buonista, 
mettendo sullo stesso piano, se non addirittura anteponendo, il bene 
altrui rispetto al bene proprio, compromettendo dalla radice il concetto
 di bene comune. Infine prendo atto che la Chiesa è fisiologicamente 
tentata dal male, inteso come violazione della morale pubblica, dal 
momento che impone dei comportamenti che sono in conflitto con la natura
 umana, quali il celibato sacerdotale, l'astensione dai rapporti 
sessuali al di fuori del matrimonio, l'indissolubilità del matrimonio, 
in aggiunta alla tentazione del denaro.
 Ciò che più di ogni altro fattore mi ha allontanato dalla Chiesa è il 
relativismo religioso e in particolare la legittimazione dell'islam come
 vera religione, di Allah come vero Dio, di Maometto come vero profeta, 
del Corano come testo sacro, delle moschee come luogo di culto. E' una 
autentica follia suicida il fatto che Giovanni Paolo II si spinse fino a
 baciare il Corano il 14 maggio 1999, che Benedetto XVI pose la mano sul
 Corano pregando in direzione della Mecca all'interno della Moschea Blu 
di Istanbul il 30 novembre 2006, mentre Francesco I ha esordito 
esaltando i musulmani che “che adorano Dio unico, vivente e 
misericordioso”. Sono invece convinto che, pur nel rispetto dei 
musulmani depositari al pari di tutte le persone dei diritti 
inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, l'islam sia 
un'ideologia intrinsecamente violenta così come è stata storicamente 
conflittuale al suo interno e bellicoso al suo esterno. Ancor di più 
sono sempre più convinto che l'Europa finirà per essere sottomessa 
all'islam, così come è già accaduto a partire dal Settimo secolo alle 
altre due sponde del Mediterraneo, se non avrà la lucidità e il coraggio
 di denunciare l'incompatibilità dell'islam con la nostra civiltà e i 
diritti fondamentali della persona, se non metterà al bando il Corano 
per apologia dell'odio, della violenza e della morte nei confronti dei 
non musulmani, se non condannerà la sharia quale crimine contro 
l'umanità in quanto predica e pratica la violazione della sacralità 
della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà 
religiosa, infine se non bloccherà la diffusione delle moschee.
 Sono contrario al globalismo che porta all'apertura incondizionata 
delle frontiere nazionali sulla base del principio che l'insieme 
dell'umanità deve concepirsi come fratelli e sorelle, che il mondo 
intero deve essere concepito come un'unica terra a disposizione di tutta
 l'umanità. Sono invece convinto che la popolazione autoctona debba 
legittimamente godere del diritto e del dovere di salvaguardare la 
propria civiltà e il proprio patrimonio.
 Sono contrario al buonismo che porta la Chiesa a ergersi a massimo 
protettore degli immigrati, compresi e soprattutto i clandestini. Io 
sono per l'accoglienza con regole e la prima regola è che in Italia 
dobbiamo innanzitutto garantire il bene degli italiani, applicando 
correttamente l'esortazione di Gesù “ama il prossimo tuo così come ami 
te stesso”.
 Sono stati dei testimoni - coloro che fanno sì che la verità che 
affermano corrisponde alla fede in cui credono e si traduca nelle opere 
buone che compiono - a persuadermi della bontà, del fascino, della 
bellezza e della forza del cristianesimo come dimora naturale dei valori
 non negoziabili, dei binomi indissolubili di verità e libertà, fede e 
ragione, valori e regole. Ed è proprio nel momento in cui attorno a me 
viene sempre meno la presenza di testimoni autentici e credibili, in 
parallelo alla conoscenza approfondita del contesto cattolico di 
riferimento, che è vacillata la mia fede nella Chiesa.
 Faccio questa scelta, nella sofferenza interiore e nella consapevolezza
 della disapprovazione che genererà nella patria del cattolicesimo, 
perché sento come imperativo il dovere morale di continuare ad essere 
coerente con me stesso e con gli altri nel nome del primato della verità
 e della libertà. Non mi sono mai rassegnato alla menzogna e non mi sono
 mai sottomesso alla paura. Continuerò a credere nel Gesù che ho sempre 
amato e a identificarmi orgogliosamente nel cristianesimo come la 
civiltà che più di altre avvicina l'uomo al Dio che ha scelto di 
diventare uomo e che più di altre sostanzia l'essenza della nostra 
comune umanità. Continuerò a difendere laicamente i valori non 
negoziabili della sacralità della vita, della centralità della famiglia 
naturale, della dignità della persona, della libertà religiosa. 
Continuerò ad andare avanti con la schiena dritta e a testa alta per 
dare il mio contributo alla rinascita valoriale e identitaria degli 
italiani. Lo farò da uomo integro nell'integralità della mia umanità. 
Magdi Allam, Il Giornale, 25 marzo 2013
 
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