venerdì 24 gennaio 2014

Il miracolo degli agnelli devoti


Le Fonti francescane raccontano che
«durante un soggiorno a Roma, il Santo
aveva tenuto con sé un agnellino, mosso
dalla sua devozione a Cristo, amatissimo Agnello.

Nel partire, lo affidò a una nobile matrona,
madonna Jacopa dei Sette Soli, perché lo custodisse
in casa sua. E l’Agnello, quasi ammaestrato
dal Santo nelle cose dello spirito, non si staccava
mai dalla compagnia della signora, quando andava
in chiesa, quando vi restava o ne ritornava. Al
mattino, se la signora tardava ad alzarsi, l’agnello
saltava su e la colpiva con i suoi cornetti, la
svegliava con i suoi belati, esortandola con gesti
e cenni ad affrettarsi alla chiesa. Per questo
la signora teneva con ammirazione e amore
quell’agnello, discepolo di Francesco e ormai
diventato maestro di devozione. […]

Un giorno,
trovandosi San Francesco in cammino nei pressi
di Siena, incontrò un grande gregge di pecore
al pascolo. Secondo il suo solito, le salutò
benevolmente, e quelle, smettendo di brucare,
corsero tutte insieme da lui, sollevando il muso
e fissandolo con gli occhi alzati. Gli fecero tanta
festa che i frati e i pastori ne rimasero stupefatti,
vedendo gli agnelli e perfino gli arieti saltellargli
intorno in modo così meraviglioso. […]


In un’altra circostanza, 




a Santa Maria della Porziuncola, portarono in dono
all’uomo di Dio, una pecora, che egli accettò
con gratitudine, perché amava l’innocenza e la
semplicità che, per sua natura, la pecora dimostra.
L’uomo di Dio ammoniva la pecorella a lodare
Dio e a non infastidire assolutamente i frati.
La pecora, a sua volta, quasi sentisse la pietà
dell’uomo di Dio, metteva in pratica i suoi
ammaestramenti con grande cura. Quando sentiva
i frati cantare in coro, entrava anche lei in chiesa
e, senza bisogno di maestro, piegava le ginocchia,
emettendo teneri belati davanti all’altare della
Vergine, Madre dell’Agnello, come se fosse
impaziente di salutarla. Durante la celebrazione
della Messa, al momento dell’elevazione, si curvava
con le ginocchia piegate, quasi volesse,
quell’animale devoto, rimproverare agli uomini
poco devoti la loro irriverenza e volesse incitare i
devoti alla reverenza verso il Sacramento».


La sua carità si estendeva con cuore di fratello non solo agli uomini provati dal bisogno, ma anche agli animali senza favella, ai rettili, agli uccelli, a tutte le creature sensibili e insensibili. Aveva però una tenerezza particolare per gli agnelli, perché nella Scrittura Gesù Cristo è paragonato, spesso e a ragione, per la sua umiltà al mansueto agnello. Per lo stesso motivo il suo amore e la sua simpatia si volgevano in modo particolare a tutte quelle cose che potevano meglio raffigurare o riflettere l'immagine del Figlio di Dio.
Attraversando una volta la Marca d'Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre. In mezzo al branco c'era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l'erba. Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello: «Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti, doveva proprio apparire come quell'umile creatura. Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni ».

Frate Paolo si sentì trascinato dalla commovente pietà del beato padre; ma non possedendo altro che le due ruvide tonache di cui erano vestiti, non sapevano come effettuare l'acquisto; ed ecco sopraggiungere un mercante e offrir loro il prezzo necessario. Ed essi, ringraziandone Dio, proseguirono il viaggio verso Osimo prendendo con sé la pecorina. Arrivati a Osimo si recarono dal vescovo della città, che li accolse con grande riverenza. Non seppe però celare la sua sorpresa nel vedersi davanti quella pecorina che Francesco si tirava dietro con tanto affetto. Appena tuttavia il servo del Signore gli ebbe raccontato una lunga parabola circa la pecora, tutto compunto il vescovo davanti alla purezza e semplicità di cuore del servo di Dio, ne ringraziò il Signore. Il giorno dopo, ripreso il cammino, Francesco pensava alla maniera migliore di sistemare la pecorella, e per suggerimento del fratello che l'accompagnava, l'affidò alle claustrali di San Severino, che accettarono il dono della pecorina con grande gioia come un dono del cielo, ne ebbero amorosa cura per lungo tempo, e poi con la sua lana tesserono una tonaca che mandarono a Francesco mentre teneva un capitolo alla Porziuncola. Il Santo l'accolse con devozione e festosamente si stringeva la tonaca al cuore e la baciava, invitando tutti ad allietarsi con lui.
 

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