I processi di revisione della spesa sono spesso visti in Italia come 
pure operazioni di riduzione della spesa. Certo, nello specifico 
contesto italiano il risparmio di spesa è un obiettivo di questa
 revisione della spesa (visto il bisogno, reiterato dal Presidente del 
Consiglio Letta anche nella conferenza stampa di fine anno, di rinvenire
 risorse per ridurre la tassazione sul lavoro senza sfasciare i conti 
pubblici). Ma le spending review (mi si consenta di utilizzare,
 al contrario di quello che faccio solitamente, questo e altri termini 
in inglese visto che farò riferimento a pratiche di bilancio 
internazionali) mirano in primo luogo ad una valutazione della qualità 
della spesa pubblica, di quello che nei paesi anglosassoni si chiama 
"value for money", l'uso delle risorse pubbliche per produrre servizi 
che servano davvero al cittadino e che valgano il carico che 
inevitabilmente essi richiedono per il cittadino-contribuente. L'enfasi è
 quindi sulla qualità della spesa e non necessariamente sul suo volume.
Valutare se interventi di spesa producono effettivamente valore per 
la collettività - e non solo per qualcuno - e se sono davvero delle 
priorità (rispetto ad altri utilizzi, compresa la riduzione del carico 
fiscale) richiede una analisi attenta che deve coinvolgere l'intera 
gestione del bilancio delle pubbliche amministrazioni. In effetti le 
spending review sono una componente di un nuovo approccio alla gestione 
della spesa pubblica che ha ormai preso piede in molti paesi avanzati. 
Mi riferisco al "performance budgeting", la preparazione del bilancio 
sulla base della performance, cioè dei risultati che si vogliono 
ottenere e non semplicemente dell'allocazione dei fondi a diversi 
percettori pubblici e privati. Questo approccio richiede di:
- definire - in modo chiaro e trasparente - gli obiettivi che si vogliono raggiungere con i vari programmi di spesa (da qui il termine di "program budgeting" che viene pure usato per descrivere questo processo);
- chiarire perché tali obiettivi sono importanti;
- definire degli indicatori (o altri processi equivalenti) per capire ex post se gli obiettivi sono stati raggiunti e se il programma di spesa è stato effettivamente utile.
La spending review è solo l'ultima fase di questo processo di 
gestione della spesa pubblica. E' la fase in cui si valuta se i 
programmi di spesa siano stati validi, se vadano continuati o se le 
risorse debbano essere destinate ad un miglior uso.
Seguendo questo approccio si evitano interventi di spesa che:
- definiscano il percettore delle risorse ma di norma non i risultati che ci si vogliono ottenere;
- non siano accompagnati da alcuna analisi comparata sull'uso alternativo delle risorse;
- non facciano parte di una strategia volta a risultati significativi ma sono "episodici";
- siano troppo piccoli per fare una differenza effettiva a livello collettivo (ma, nel loro complesso possano comunque avere un peso rilevante sul bilancio pubblico).
Vista la necessità di focalizzare le decisioni di spesa su una 
analisi, anche complessa, degli obiettivi che si intendono raggiungere, 
il performance budgeting è anche tipicamente accompagnato ad una 
riduzione della frequenza di interventi episodici: valutare la qualità 
della spesa è un esercizio che obbliga ad un intervento di elevata 
qualità ma parsimonioso in termini di frequenza degli interventi. In 
altri termini, fa premio la spesa di alta qualità in progetti strategici
 rispetto ad un approccio di continua aggiunta di nuovi programmi di 
spesa.
Si noti che, in linea di principio, la legge 196 del 2009 sul 
bilancio dello Stato introduceva il "performance budgeting" anche in 
Italia (in realtà i primi tentativi di introdurre indicatori di qualità 
della spesa risalgono al 1999, se non prima). Ma in pratica i processi 
di preparazione del bilancio, e i processi di spesa in generale, non 
sono cambiati e seguono ancora spesso la logica dell'individuazione 
della destinazione della spesa piuttosto che quella dei risultati che si
 vogliono ottenere. Il bilancio dello Stato viene presentato in termini 
di programmi, ai quali sono associati indicatori di risultato. Ma 
programmi e indicatori sono spesso definiti in modo inadeguato. Inoltre,
 i principi del performance budgeting dovrebbero essere applicati ad 
ogni decisione di spesa, anche a quelle che vengono prese al di fuori 
del ciclo regolare di bilancio (che dovrebbero comunque essere 
minimizzate per consentire una valutazione comparata del merito di vari 
programmi di spesa e per garantire l'unitarietà del bilancio). 
Come indicato nel mio programma di lavoro,
 approvato dal Comitato interministeriale per la Revisione della Spesa, 
l'attività di RS appena iniziata è anche volta a rendere effettiva la 
riforma del 2009. Non sarà facile, ma migliorare la gestione della spesa
 pubblica è essenziale perché servizi pubblici di alta qualità, forniti 
al più basso costo possibile, sono essenziali per la crescita.
Carlo Cottarelli
www.revisionedellaspesa.gov.it 
 
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