giovedì 5 giugno 2014

Gaffe


In più di un’occasione, un’elettrice critica del Movimento 5 Stelle come Fiorella Mannoia se l’è presa con la stampa italiana, eternamente impegnata nel “dare la caccia al grillino mezzo scemo”. Se gli altri partiti sbagliano si suole glissare, se l’inciampo è 5 Stelle parte subito la mitraglia. Vale per gli errori gravi e pure per le gaffe marginali, su cui oggettivamente il M5S svetta. Non in solitudine, però.
Luca Bottura, su Radio Capital, tratteggia la senatrice Paola Taverna come una Sora Lella 2.0. L’eloquio di non pochi parlamentari è però assai peggiore, basta pensare ai Razzi o alle frattaglie del gruppuscolo “Gal”. In questi mesi è poi emersa, comicamente stentorea, la figura della gaffeuse piddina Pina Picierno, che - dopo aver straparlato di “politica del dolce forno” – ha continuato a scivolare anche dopo la vittoria alle Europee.

Il 28 maggio ha twittato giuliva: “Approvato nostro emendamento su aumento pene. Vittoria!” (sì, lo ha scritto davvero). Sempre su Twitter ha esultato per una decisione della Commissione Europea. Peccato che la Commissione avesse appena bocciato il governo Renzi (“Servono sforzi aggiuntivi per rispettare il Patto di Stabilità”).

“Dolce Forno” Pina, ovviamente, non ha capito nulla: “Lo svolazzare inquieto dei soliti gufi è stato messo a tacere- oltre che dal voto degli italiani- anche da Bruxelles: piena fiducia al Governo!”. Idolo Pina. I suoi disastri, però, fanno meno notizia. E anche gli harakiri delle Lara Comi berlusconiane non paiono stimolare granché i giornalisti.
Il grillino gaffeur, invece, eccita di più. Sia perché sta antipatico a quasi tutti, sia perché è maggiormente incline alla bischerata. La lotta al “grano saraceno”, che in realtà era “straniero”, è l’ultimo errore a 5 Stelle. I primi a commetterlo, nel 2011, furono però esponenti Pd e Lega.
La propensione alle gaffe del M5S si palesa fin dall’inizio della legislatura, con la scelta raggelante di Lombardi e Crimi come portavoce. La prima, in uno streaming imbarazzante (per lei), ricorderà a Bersani che lei non contatta le parti sociali perché “noi siamo le parti sociali” (aiutatela).
Il secondo, tra una dormitina e un quieto perdersi nei corridoi (al punto da arrivare tardi a una votazione decisiva), si farà notare per vibranti j’accuse contro la Casta. All’acme della rabbia , Crimi si sfilerà “addirittura” la cravatta come gesto di protesta: roba forte. C’è quella che crede alle sirene, quell’altra che attribuisce poteri divinatori all’aloe. E c’è quello dei microchip.
Il deputato Paolo Bernini, a Ballarò, nel marzo scorso elogiò il documentario Zeitgeist e parlò di teorie cospirazioniste internazionali: “Non so se lo sapete, ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip nel corpo umano per registrare, per mettere i soldi, per il controllo della popolazione”.

Notevole anche Serenella “Tafazzi” Fucksia, l’unica a minimizzare l’insulto di Calderoli alla Kyenge: “Il ministro come un orango? Ma cos’ha detto Calderoli di così negativo? Io proprio non lo capisco. Anch’io sono convinta di assomigliare a una papera, Morra mi ricorda un camaleonte e la Gambaro una mucca”.
Strepitoso il “Sarò breve e circonciso” di Davide Tripiedi, peraltro corretto male dal presidente di turno Simone Baldelli (“Coinciso”). Rutilante anche Angelo Tofalo, che a volte le indovina (la musica di People have the Power alla Camera, con la Boldrini che ha impiegato mezzora a capire cosa stesse accadendo) e altre no (“Boia chi molla, Presidente!”).

In equilibrio precario tra naif e masochismo, M5S è giustamente associato anche alle “scie chimiche”. In realtà il tema, caro pure a Piero Pelù, è stato portato in Parlamento dal Pd e prim’ancora dai Ds con sei interrogazioni. Gli avversari usano le gaffes 5 Stelle come prova del loro essere impreparati e “turisti della democrazia”; i diretti interessati replicano sostenendo che le loro sono pagliuzze rispetto alle travi altrui. Il dibattito è aperto. E la “caccia al grillino mezzo scemo” continua.

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