venerdì 17 febbraio 2012

Isteria da freddo

La neve e il gelo hanno provocato disagi seri e qualche tragedia autentica. Ma ancora più grave dell’ondata di maltempo appare l’ondata di isteria che si è abbattuta sull’intero Paese. La capitale vive uno psicodramma ormai da una settimana. È nevicato un giorno e le scuole sono rimaste chiuse una settimana. La Protezione civile, terrorizzata dalle sfuriate di Gianni Alemanno, si cautela annunciando trenta centimetri per la notte tra oggi e domani, e come in una gara di zelo il sindaco chiude le scuole già stamattina: in totale fanno sei giorni di vacanza contro due di apertura. Roma attende la neve con un’angoscia da armata napoleonica nella steppa: viste code e risse ai supermercati per accaparrarsi generi di prima necessità tipo vigilia di guerra.Ma anche il Nord sta reagendo in modo strano. Ci si chiude in casa. Si attacca il riscaldamento al massimo, prosciugando le scorte di gas. Si reagisce con un misto di isteria e di ignavia, di paura e di rassegnazione: da una parte, l’incapacità di accettare le regole della natura, per cui vengono angosciosamente presentati come emergenza i rigori di stagione; dall’altra, la resa di fronte a disagi concepiti come sciagure ineluttabili. Così il maltempo diventa la grande moratoria, l’alibi collettivo, il pretesto per rinviare visite mediche, viaggi, affari, interventi chirurgici, e ovviamente lezioni in classe e interrogazioni, per la gioia degli studenti romani e non solo.

Intendiamoci: l’Italia in questi giorni deve fronteggiare anche sofferenze reali. I clochard morti di freddo non sono un’invenzione dei giornali. E L’Aquila, già offesa da un’operazione mediatica che la dava per ricostruita quando in realtà il lavoro nei cantieri languiva, si ritrova ora sepolta dalla neve, senza riscaldamento e senza acqua corrente. È giusto dare conto delle emergenze vere e delle tante piccole cose che non funzionano. Ma un Paese serio non reagisce così alle difficoltà.Si è sempre detto, e spesso con ragione, che l’Italia dà il meglio di sé nei momenti duri. I nostri padri e i nostri nonni ne hanno passati di peggiori rispetto alle intemperie del febbraio 2012. La situazione economica non induce certo all’ottimismo e al buonumore. Ma l’isteria da freddo non fa che peggiorare la gelata dei consumi e degli investimenti, e incide negativamente pure su quell’indicatore prezioso che è la fiducia, l’ottimismo, o almeno la serenità.Rispettiamo le regole dettate dalla prudenza, evitiamo i viaggi non necessari quando nevica sul serio, vigiliamo sui nostri bambini con le teste sotto le «spade di ghiaccio» e sui nostri vecchi con i piedi sul marciapiede gelato, come mostrano allarmatissimi servizi televisivi. Ma non perdiamo la misura della reale portata degli eventi. Ne abbiamo visti di più gravi, ne supereremo di più seri. Non possiamo limitarci a tirare su le coperte e aspettare che passi l’inverno.
“Travolti da un’ondata di gelo (e isteria)” di ALDO CAZZULLO dal Corriere della Sera del 10 febbraio 2012

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