giovedì 28 gennaio 2016

Tutti siamo nudi


I cimiteri monumentali, giganteschi, dove ti perdi tra tutte quelle statue che ti osservano enormi e severe, e ognuno se ne sta rinchiuso nel proprio loculo. I cimiterini di montagna o di campagna, che sembrano giardini a cui mancano soltanto i tavolini dove tutti quei vecchini con l'abito buono, qualche giovanotto e perfino qualche marmocchio possano sedersi per giocare a briscola o bere il tè o correre avanti e indietro, dando la caccia alle lucertole o sfidando gli angeli di pietra a volare, altrimenti che cosa se ne fanno di quelle ali? I cimiteri vanno elogiati perché ci ricordano chi siamo davvero, da dove veniamo e dove andremo. I cimiteri ci costringono a dire a noi stessi la verità, sempre. I cimiteri ci fanno ricordare e sospirare. I cimiteri ci rendono tutti uguali, monumentali o di campagna. I soldi che abbiamo in tasca e in banca, la casa e l'automobile, i titoli e le azioni, la nostra rispettabile posizione di cui andiamo fieri (se l'abbiamo) o il nostro cercare ancora un posto sul mercato, tutto svanisce e dalla terra lo sguardo sale fatalmente verso il cielo: credenti caldi e tiepidi, scettici e dubbiosi, agnostici miti e atei polemici. Al cimitero tutti facciamo i conti con il cielo. Tutti siamo nudi, e impariamo a esserlo: come all'inizio della vita, come alla fine.

fonte: Umberto Folena, Avvenire, 19 gennaio 2016

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