mercoledì 21 marzo 2012

Le 5 quaresime di Francesco

Nell’arco di un anno, S. Francesco viveva ben cinque Quaresime che distribuiva nei vari periodi, allo scopo di rivivere intensamente i misteri sacri dell’anno liturgico.

La Quaresima Grande, quella istituita dalla Chiesa per dar modo ai suoi figli di partecipare alla suprema azione salvifica di Cristo attraverso la sua Passione, Morte e Resurrezione, era per Francesco la Quaresima delle Quaresime, cioè il periodo in cui voleva corrispondere col massimo impegno all’amore di Gesù. In una di queste quaresime, Francesco si ritirò nell’Isola Maggiore sul Lago Trasimeno dove, ad esempio di Cristo, digiunò per quaranta giorni e quaranta notti e alla fine mangiò soltanto mezzo pane per non montare in superbia e cacciare via il veleno della vanagloria.

Oltre alla Quaresima Grande, S. Francesco celebrava quella di Avvento, che durava dalla festa di Ognissanti fino alla vigilia di Natale perché considerava importante prepararsi alla celebrazione del mistero dell’Incarnazione, tanto quanto prepararsi a quello della Pasqua.

Un’altra Quaresima vissuta da Francesco era quella dell’Epifania o Benedetta. Essa rappresentava un modo per ricongiungere il tempo di Natale a quello di Pasqua, che Francesco considerava strettamente legati, come due manifestazioni del mistero della salvezza e dell’amore di Cristo. Questa quaresima non veniva imposta ai frati, ma solo raccomandata. Tuttavia Francesco la arricchì di una speciale benedizione, per questo fu chiamata Benedetta.

Francesco celebrava, inoltre, la Quaresima dalla festa degli Apostoli Pietro e Paolo all’Assunta. L’inizio, fissato nella festa degli apostoli Pietro e Paolo, esprimeva il desiderio di comunione con il Papa e con la Chiesa. La conclusione, stabilita nel giorno della festa dell’Assunta, metteva invece in risalto la verità della devozione a Maria, figura della Chiesa.

Infine, una Quaresima particolare vissuta esclusivamente da Francesco era quella di San Michele. Essa iniziava il giorno dell’Assunta e terminava il giorno della festa di San Michele Arcangelo. Durante questo periodo, Francesco sprofondava nella meditazione del mistero di Cristo con la visione della Gerusalemme celeste, illuminata dal sole che non tramonta  nella gloria di Maria, degli angeli e dei santi. Francesco esortava ad onorare più solennemente San Michele perché egli è l’incaricato di presentare le anime a Dio. Perciò, Francesco viveva intensamente questi giorni, con la massima devozione. Fu proprio durante una di queste Quaresime, nel 1224, sul monte santo della Verna, che sul corpo di Francesco avvenne il miracolo delle stimmate, che realizzava la massima conformità dell’uomo Francesco a Cristo Crocifisso.

Attraverso queste cinque quaresime, Francesco trascorreva ogni anno circa duecento giorni in solitudine, preghiera, digiuno e  mortificazione, appartato dagli uomini e profondamente assorto in Dio. Potremmo perciò definire S. Francesco un uomo “fatto quaresima”, a ricordarci che la Quaresima non è soltanto un tempo opportuno per “fare” delle azioni come la preghiera, il digiuno e i gesti di carità ma un tempo per “essere” sempre più preghiera, sempre più digiuno e sempre più carità. Francesco non ha contato i giorni dei suoi sacrifici per Cristo ma, ad imitazione di Colui che amava, li ha moltiplicati, benedetti, resi fecondi.

Possiamo anche noi vivere intensamente questi quaranta giorni appartati da ciò che è banalità, vanità, effimero, col cuore tutto rivolto a Colui che non ha risparmiato la propria vita per noi.
Possiamo con S. Francesco anche noi ripetere le parole di San Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”.

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