domenica 18 marzo 2012

Le bianche caravelle

Esistono momenti nella vita in cui  le parole degli uomini, anche quelle degli amici e dei poeti e degli scrittori più cari sembrano di troppo e la giornata si fa silenziosa e assorta.
Confusamente allora può riemergere il ricordo di qualche breve frammento vecchio di secoli: Ritornate alla cittadella, prigionieri della speranza, dice il profeta Zaccaria.
La Chiesa custodisce la speranza degli uomini, proprio per i giorni in cui, dipendesse tutto da noi, ci sentiremmo nell’opacità della nebbia, senza punti chiari di riferimento.
Bisogna che la preghiera sia digiuno, prima di essere banchetto. Tu eviterai quindi di inventar preghiere. Tu canterai umilmente con il libro dei poveri di spirito. Ed aspetterai. L’abate esperto della vita insegna così all’irruenza  di Miguel Manara.
Anche questo è ritornare alla cittadella.
E c’è una via ancora più semplice, a cui invita la prossima festa dell’Annunciazione; la poesia di Péguy la suggerisce con parole di grande dolcezza:
Bisogna prendere il coraggio a due mani
E rivolgersi direttamente a colei che è al di sopra di tutto
Essere arditi. Una volta.
Rivolgersi arditamente a colei che è infinitamente bella
Perché è anche infinitamente buona.
A colei che intercede.
La sola che possa parlare con l’autorità di una madre.
Rivolgersi arditamente a colei che è infinitamente pura.
Perché è anche infinitamente dolce.
A colei che è infinitamente nobile.
Perché è anche infinitamente cortese.
Infinitamente accogliente.
A colei che è infinitamente grande.
Perché è anche infinitamente piccola.
Infinitamente umile.
Una giovane madre.
A colei che è infinitamente gioiosa.
Perché è anche infinitamente dolorosa.
A colei che è infinitamente commovente.
Perché è anche infinitamente commossa.

L’autore paragona la preghiera di Gesù, il Padre nostro, alla punta del vascello dell’immenso corteo di preghiere che sale verso Dio, con una scia che s’allarga fino a sparire. 



E’ una grande  nave da guerra che avanza gagliarda e sicura. E dopo di essa ecco le bianche caravelle delle  Ave Maria, umilmente raccolte sotto le loro vele a fior d’acqua; come bianche colombe che si prendessero nella mano.
Di tutti i vascelli sono le più opportune,
Cioè quelle che si presentano più direttamente davanti al porto.

Il Padre comprende che tutte le preghiere  come timidi passerotti si sono ammassati dietro colui che è forte, si nascondono dietro lo sperone della preghiera di Gesù e proprio per Lui accoglie la flotta di tutte le preghiere che non sono nemmeno dette, le parole che non sono pronunciate.
Colui che ne è la sede non se ne accorge nemmeno.
Ma io le raccolgo, dice Dio, e le conto e le peso.
Perché io sono il giudice segreto.

Il Sussidiario.net, 17 marzo 2012

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