giovedì 15 novembre 2012

Diagnosi preimpianto

I centri pubblici italiani specializzati in Procreazione medicalmente assistita (Pma) devono offrire la diagnosi pre-impianto alle coppie che la richiedono perché affette da malattie genetiche. Questo in sintesi è quanto intima il tribunale di Cagliari, che ha emanato un'ordinanza a seguito del ricorso di due aspiranti genitori, lei affetta da talassemia, lui portatore sano.

Si erano rivolti all'ospedale microcitemico del capoluogo sardo, vedendosi negare la possibilità di usufruire di questa tecnica. La sentenza è stata oggetto di una conferenza stampa organizzata oggi a Roma dall'associazione Luca Coscioni, legata ai Radicali.

"Da quanto si apprende dalla stampa, sembra che la sentenza del Tribunale di Cagliari sulla legge 40 stabilisca che le strutture pubbliche per la fecondazione assistita debbano 'necessariamente dotarsi delle attrezzature atte a svolgere la diagnosi preimpianto " Così ha commentato con un comunicato stampa l'ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che ha aggiunto: "Se questo fosse il contenuto della sentenza, sarebbe più semplice trasferire le competenze delle ASL e delle Regioni direttamente ai tribunali. Perché, infatti, stabilire i requisiti minimi quando ci pensano i tribunali, tanto più preparati in questa materia? Per quanto riguarda il merito della questione, rileviamo che il Tribunale di Cagliari ha sostanzialmente decretato che una persona affetta da talassemia ha meno diritto a nascere di una persona sana, affermando, così, non solo un chiaro presupposto eugenetico, ma anche un forte elemento di disuguaglianza tra i cittadini. Un criterio ingiusto e pericoloso che tradirebbe anche il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione". 

fonte: www.avvenire.it

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