sabato 7 gennaio 2012

Un'agenda per la bioetica

Comincia un anno nuovo e si aprono agende nuove. Prima di archiviare le vecchie si trascrivono sulle nuove, i compiti già annotati ma non svolti.
Che ne è dell'«agenda bioetica» che il ministro Sacconi aveva presentato?
Il timore grave è l'archiviazione. La crisi economica incombente assorbe tutte le attenzioni: non sembra esserci tempo, energia e risorse per pensare ad altro. L'anomala maggioranza che regge il governo è fragile e non deve essere disturbata ponendo sul tavolo questioni altamente dividenti, come quelle bioetiche che fanno scattare nel Pd il riflesso del partito radicale di massa. Così pensano molti.
Eppure non possiamo arrenderci. Anzi: proprio a causa della crisi economica e della precarietà dell'attuale assetto parlamentare e governativo occorre esigere l'iscrizione di alcuni precisi obiettivi bioetici nell'agenda politica del 2012.
Già Sacconi aveva assicurato l'approvazione definitiva della legge di fine vita. Sarebbe scandaloso abbandonare questo progetto. Per evitare la morte per fame e per sete di Eluana il governo redasse un decreto legge che supponeva la «necessità e l'urgenza» e, morta Eluana, promise l'approvazione di una legge in tre giorni. Poi il limite temporale annunciato è divenuto di qualche settimana, poi di mesi, ma, infine il Senato approvò il testo che dal nome del relatore, si chiamò testo Calabrò. Sostenni allora che quel disegno di bene comune Proprio la crisi economica esige di porre il diritto alla vita al centro della politica legge avrebbe dovuto essere approvato subito dalla Camera, senza cambiamenti. Ma prevalsero gli sforzi di insabbiamento e i tentativi di mediazione. Ci sono voluti quasi due anni per varare un testo che gli emendamenti introduttivi hanno imposto di rinviare al Senato. Nell'agenda va scritta la sua approvazione immediata, senza ulteriori rimpalli. Altrimenti vincerà l'eutanasia o comunque sarà vanificato il lavoro compiuto e le nuove elezioni, in qualunque momento dovessero avvenire, non garantiranno nella futura legislatura il raggiungimento di ciò che oggi è a portata di mano.
Nell'agenda di Sacconi c'era anche un accenno alla riforma dei consultori familiari. Da anni se ne parla e progetti ben elaborati giacciono in Parlamento. L'impressione è che l'opinione pubblica maggioritaria sia d'accordo.
Ogni ritocco però della legge 194/1978 sull'aborto, per quanto riferito alla sua parte asseritamente preventiva, fa paura ai politici e tutto dorme. E giunta l'ora di scuotersi dal sonno.
Poi vi sono i punti da aggiungere, primo tra tutti il più importante: stabilire che davvero tutti gli uomini sono uguali riconoscendo la capacità giuridica anche ai concepiti mediante un'adeguata integrazione dell'art. 1 del Codice civile. Per questo obiettivo Pdl, Lega e Udc hanno presentato solennemente una legge al Senato. Ma ora grava una coltre di silenzio. Che cosa si teme?
Infine matura nel 2012 una nuova aggressione contro la vita nascente. Il programma europeo per la ricerca, già approvato dalla Commissione, prevede ancora una volta il finanziamento europeo di ricerche su cellule staminali embrionali, il cui presupposto è l'uccisione di concepiti. Il progetto deve essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri, dove la posizione dell'Italia può essere decisiva. Lo fu - positivamente - quando nel 2005 il governo italiano si unì alla Germania e ad altre nazioni formando quella «minoranza di blocco» che parve impedire l'uso di denaro europeo per favorire le uccisioni embrionali. Lo fu - negativamente - quando nel 2006, cambiato il governo, il ministro Mussi revocò l'opposizione italiana e di conseguenza dal 2006 ad oggi un terzo delle risorse destinate alla ricerca biotecnologica sono state dedicate alla ricerca su staminali embrionali. Ed ora, quando si prepara il nuovo programma di ricerca denominato «Orizon 2020», (operativo dal 2013 al 2020) cosa c'è scritto sull'agenda politica del governo italiano?
Si noti che nessuna delle quattro questioni qui ricordate comporta spese, il che è piuttosto importante in relazione alla crisi economica. Più importante è però che il modo in cui esse saranno affrontate o non affrontate, risolte o non risolte potrà avere un'incidenza chiarificatrice e orientatrice nei nuovi assetti politici che usciranno da questa fase di fragilità politico-governativa.
Oggi si ripete che i cattolici devono alzarsi in piedi, assumere coraggiosamente responsabilità in vista del bene comune, contribuire a rigenerare la politica. Come potranno farlo se sulla loro agenda non è scritta la difesa della vita?


Carlo Casini, Avvenire, 5 gennaio 2012

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