Matthew Fox, americano, teologo ed ex domenicano, si era  fatto  conoscere in Italia con In principio era la gioia, un libro   felice tutto improntato alla riscoperta della tradizione  cristiana  dell'amore per la natura - da Tommaso a San Francesco a  Meister  Eckhart, contro l'ossessione del peccato originale. La  guerra del papa -  perché la crociata segreta di Ratzinger  ha compromesso la Chiesa (e  come questa può essere  salvata) (Fazi) è invece teso e oscuro. Qui Fox  smonta  pezzo a pezzo la vita e l'operato di Ratzinger, l'uomo che dopo   una disputa durata tutti gli anni Ottanta ha allontanato Fox   dall'insegnamento e dall'ordine domenicano nel 1993. Lei scrive  che  nella Chiesa è in corso uno scisma da  quarant'anni.
«Il rifiuto  del Concilio Vaticano II mette Roma in una  condizione scismatica. Sono  stati rifiutati alcuni insegnamenti  del Concilio: la  decentralizzazione della Chiesa con  l'affidamento di poteri decisionali  alle conferenze nazionali;  l'aumento del contributo dei laici  soprattutto nella liturgia; la  libertà di coscienza e di discussione  per i teologi. La  Chiesa ha represso il "sensus fidei" su questioni  come il  controllo delle nascite; ha eliminato la teologia della   liberazione; ha rimpiazzato la teologia del "popolo di Dio" con   un'ecclesiologia centrata sulla curia; ha chiuso all'ecumenismo   religioso. Tutto ciò soffoca completamente lo spirito e la  lettera del  Vaticano II. Perciò Roma è in stato di  scisma».
Partiamo  dall'aneddoto più suggestivo del suo libro. Un  suo amico, di fronte a  papa Giovanni XXIII e al giovane  Ratzinger, dice che secondo alcuni  studi Gesù non avrebbe  mai detto a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa  pietra  fonderò la mia Chiesa».
«Il papa rise e disse: "Be',  meglio se scendo da questo  trono, allora". Gran parte degli studi  biblici concorda che  Gesù non disse quelle parole, essendo esse un  gioco di  parole in greco e Gesù non sapeva il greco. Furono quasi   certamente aggiunte quando la questione dell'autorità  della Chiesa si  fece più urgente».
Lei sembra pensare che non si possa basare il  cristianesimo  solo sull'Europa. Può esserci unità, se ogni  continente  porta elementi così diversi? 
 «L'unità non è uniformità.Sulla  terra vediamo ovunque unità nella  diversità. Le piante e gli animali e  gli uccelli sono  diversi di regione in regione ma sono pur sempre  piante e animali  e uccelli. C'è unità nel riconoscimento che la   persona e gli insegnamenti di Gesù ruotano attorno alla  compassione e  alla giustizia; e che il Cristo Cosmico rappresenta  la presenza del  Divino in noi e in tutti gli esseri».
Lei sostiene che Ratzinger stia cercando di ridimensionare la  Chiesa, nel tentativo di renderla compatta e militante.
«L'ossessione  di controllare e di considerare  l'obbedienza come prima virtù è  pericolosissima.  Pensi a come 101 pensatori della chiesa sono stati  ridotti al  silenzio (li elenco tutti nel mio libro); consideri la  copertura  dei preti pedofili in molti paesi in nome della difesa   dell'istituzione».
Uno dei punti chiave del suo libro è il  rapporto fra  Ratzingere il '68.
«Ratzinger fu scioccato dalle rivolte   giovanili del '68: prima come teologo aveva espresso pensieri   progressisti al Vaticano II, dopo diventò molto rigido e  si concentrò  sulla propria ascesa.Dovrebbe domandarsi come mai era così a  disagio di  fronte al caos».
Secondo lei molti martiri cattolici   recenti sono stati lasciati soli dalla Chiesa. La teologia della   liberazione ne è un esempio. 
«Il vescovo Camera,  Romero, Casigalida,  Arns, Leonardo Boff: furono tutti campioni  dei diritti della gente, e  la gente lo sapeva.Non sarebbe stato meraviglioso se Roma si  fosse incontrata con  queste persone e avesse detto semplicemente: State  prendendo i  valori del Vaticano II, come la giustizia, e li state  applicando  a situazioni pericolose nei vostri paesi. Come possiamo   aiutarvi?».
 Il suo libro rivela un grande dolore. 
«Nel mio libro scrivo  della necessità di vivere un  lutto. Ogni cattolico e ogni cristiano  deve vivere il lutto per  ciò che è andato perso quando le speranze e le   promesse del Vaticano II sono state indebolite. E con il lutto  viene  una nuova nascita e una nuova creatività per far  rinascere la Chiesa».
La  sua posizione pare molto leggera sui dogmi. È un  bene per gente che ha  anche bisogno di struttura e obbedienza?  «Se la storia europea del  ventesimo secolo ci insegna  qualcosa è che dovremmo mettere in  discussione un bisogno  troppo profondo di struttura e obbedienza».  Ratzinger offre  ai cattolici una disciplina.
«La disciplina richiede discernimento, non è un  valore in sé.
Quando la disciplina serve a creare bellezza e giustizia e  amore, è buona e importante».
La  sua teologia, così, non diventa un po' soft?  «Forse chiamando la mia  teologia "soft" la gente tradisce  un pregiudizio contro il femminile,  visto che riconoscere  l'aspetto femminile della Divinità è importante  per  la mia teologia. Credo, piuttosto, che denunciare chi la pensa   diversamente sia un modo finto di essere duri che rivela una  mollezza  di fondo, una mancanza di autentica forza spirituale e  intellettuale».
Ratzinger sarebbe agostiniano mentre lei invece preferisce San  Tommaso.
«Ratzinger  ha fatto la sua tesi di dottorato su  Sant'Agostino. E Agostino ci ha  lasciato anche posizioni molto  pericolose: dalle tesi sul peccato  originale al sessismo ("l'uomo  ma non la donna è a immagine e  somiglianza di Dio"), fino  al dualismo ("lo spirito è ovunque non sia  la materia")...  Tommaso resiste al platonismo e preferisce Aristotele a  Platone  perché Aristotele non disprezza la materia. Tommaso  studiò la  scienza. Era un vero mistico della  creazione».
- FRANCESCO PACIFICO La Repubblica 05 aprile 2012 —             pagina 56            sezione: Cultura
 
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