domenica 27 maggio 2012

Superare la Babele

Secondo il Tempo, il corvo non canta
 
Dopo che il Vaticano ha aperto un'istruttoria formale a carico di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI arrestato con l'accusa di furto aggravato, è ora caccia ai possibili complici sulla vicenda della fuga di documenti riservati. Si indaga su tabulati telefonici e conti correnti. Per gli inquirenti resta aperto il capitolo dei possibili moventi. Il papa oggi alla messa di Pentecoste: vincere il fascino di seguire le nostre verità, ed accogliere la verità di Cristo, trasmessa dalla Chiesa. Il card.Martini: ora la Chiesa recuperi fiducia, il papa tradito come Gesù duemila anni fa, ora chiedere perdono.

PAPA: SUPERARE BABELE VUOL DIRE AGIRE COME CRISTIANI - "Agire come cristiani" oltre "il proprio io" ma "nel tutto e a partire dal tutto", per il Papa vuol dire "superare la Babele" della divisione e della incomunicabilità, grazie allo Spirito. Benedetto XVI lo ha detto nella omelia di Pentecoste, introducendo anche il tema della unità della Chiesa. Ha sviluppato poi il tema delle "opere della carne", tra cui "egoismo, violenza e inimicizia", contrapposte a quelle dello Spirito. Quindi l'invito a vivere in "unità e verità".

PAPA: VINCIAMO IL FASCINO A SEGUIRE NOSTRE VERITA' 
- "Lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire le nostre verità, ed accogliere la verità di Cristo, trasmessa dalla Chiesa". Così Benedetto XVI ha concluso l'omelia della messa di Pentecoste che celebra in San Pietro con 90 tra cardinali e vescovi.

"La Pentecoste - ha detto celebrando in San Pietro con 90 tra cardinali e vescovi il rito solenne con cui la Chiesa ricorda la discesa dello Spirito Santo tra gli apostoli - è la festa dell'unione, della comprensione e della comunione umana. Tutti possiamo constatare - ha aggiunto - come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l'uno all'altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone è spesso superficiale e difficoltosa. Permangono - ha proseguito - squilibri che non di rado portano a conflitti; il dialogo tra le generazioni si fa faticoso e a volte prevale la contrapposizione; assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. In questa situazione, - si è chiesto Benedetto XVI - possiamo veramente trovare e vivere quell'unità di cui abbiamo tanto bisogno?". Il Papa ha quindi fatto riferimento al racconto biblico della costruzione della torre di Babele che, ha commentato, "contiene una sua perenne verità; lo possiamo vedere lungo la storia, ma anche nel nostro mondo". Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati "al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano". Così la preghiera sembra un fatto "sorpassato", "perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo". Il mondo di oggi rivive la sua Babele: "abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno?"

"Agire come cristiani" oltre "il proprio io" ma "nel tutto e a partire dal tutto", per il Papa vuol dire "superare la Babele" della divisione e della incomunicabilità, grazie allo Spirito. Benedetto XVI ha cosi' introdotto il tema della unità della Chiesa
. Ha sviluppato poi il tema delle "opere della carne", tra cui "egoismo, violenza e inimicizia", contrapposte a quelle dello Spirito. Quindi l'invito a vivere in "unità e verità".

"La Pentecoste è la festa dell'unione, comprensione e comunione umana" e lo è anche nel nostro mondo in cui le persone sono più vicine ma "la comprensione e la comunione è spesso superficiale e difficoltosa". Lo dice il Papa, aggiungendo che talora viviamo una "nuova Babele", e "fatti quotidiani in cui sembra che gli uomini stiano diventano più aggressivi e scontrosi, comprendersi sembra troppo impegnativo, e si preferisce restare in se".

"La Pentecoste - ha detto celebrando in San Pietro con 90 tra cardinali e vescovi il rito solenne con cui la Chiesa ricorda la discesa dello Spirito Santo tra gli apostoli - è la festa dell'unione, della comprensione e della comunione umana. Tutti possiamo constatare - ha aggiunto - come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l'uno all'altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone è spesso superficiale e difficoltosa. Permangono - ha proseguito - squilibri che non di rado portano a conflitti; il dialogo tra le generazioni si fa faticoso e a volte prevale la contrapposizione; assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. In questa situazione, - si è chiesto Benedetto XVI - possiamo veramente trovare e vivere quell'unità di cui abbiamo tanto bisogno?". Il Papa ha quindi fatto riferimento al racconto biblico della costruzione della torre di Babele che, ha commentato, "contiene una sua perenne verità; lo possiamo vedere lungo la storia, ma anche nel nostro mondo". Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati "al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano". Così la preghiera sembra un fatto "sorpassato", "perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo". Il mondo di oggi rivive la sua Babele: "abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno?"

di Giovanna Chirri
La "casa costruita sulla roccia" della fede non cade. Il Papa ha usato questa citazione dal Vangelo di Matteo durante l'udienza in piazza San Pietro ai circa 40 mila di Rinnovamento dello Spirito. Una citazione che ha colpito quanti guardavano a Benedetto XVI per coglierne lo stato d'animo dopo l'arresto del suo maggiordomo, accusato di aver sottratto documenti riservati dall'appartamento papale. Accolto festosissimamente e con affetto in piazza, il Papa è apparso sereno anche se un po' affaticato e non ha fatto alcun accenno alle cronache recenti e dolorose. Per la prima volta dal 2006, il posto in prima fila sulla papamobile, accanto all'autista, non era occupato da Paolo Gabriele, detenuto a pochi metri dall'emiciclo berniniano, nella cella di sicurezza del palazzo del Tribunale. Nel pomeriggio invece l'Osservatore romano, ricordando i 35 anni dell'elezione episcopale di Joseph Ratzinger che cadono lunedì, ha significativamente stralciato una frase di un discorso del 2001 in cui l'allora cardinale spiegava che il vescovo deve essere uomo di pace ma non può venire a patti con la corruzione. Piccoli segni, da un universo criptico di suo, e arroccato in questi giorni nello "stupore e sconcerto" per l'arresto di quello che se colpevole sarebbe un ladro dentro le stanze del Papa. Un ladro con non si sa quali intenzioni e che fino a qualche giorno fa era considerato buon cristiano. Il fatto è gravissimo, e ovviamente turba l'opinione pubblica e i fedeli. Di stupore e sconcerto ha parlato il direttore della sala stampa padre Federico Lombardi, che ha espresso anche la speranza che la famiglia del maggiordomo, "amata" in Vaticano, possa "superare questa prova". Nel suo editoriale per Octava Dies, inoltre, padre Lombardi ha rilanciato il discorso che Benedetto XVI ha fatto lunedì scorso ai cardinali sul fatto che é importante avere amici di fronte alle prove della vita e che lui si sente sicuro tra i cardinali suoi amici. Padre Lombardi ha aggiunto di suo che nella lotta contro il male, anche quello nascosto e insidioso, bisogna scegliere da che parte stare. Se poco è filtrato sugli stati d'animo e sentimenti, notevole invece lo sforzo informativo circa l'inchiesta. Appena chiusa l' "istruttoria sommaria" il Vaticano ha confermato il nome dell'arrestato e fornito una serie di chiarimenti: l' "istruttoria formale" è ora nelle mani del giudice istruttore Piero Antonio Bonnet e proseguirà fino a quando avrà acquisito un quadro preciso, verso il proscioglimento o il rinvio a giudizio. Il detenuto ha già incontrato i due avvocati di sua fiducia che ha nominato per la difesa. E' confermato che gli indizi sono pesantissimi: nella sua casa, in territorio vaticano, sono stati trovati "documenti riservati" del cui "possesso illecito" Gabriele è accusato. L'indagine si svolge a tutto campo, non si escludono altre complicità e nessuna pista. Se il Vaticano parla poco, opera però molto, con in prima fila la Gendarmeria guidata dal comandante Domenico Giani. Viene tenuta al corrente dell'indagine penale contro Gabriele anche la commissione dei tre cardinali, Herranz, De Giorgi e Tomko, incaricata lo scorso aprile dal Papa di coordinare l'inchiesta a in tutti gli organismi della curia romana, per stanare i responsabili della fuga di documenti, verificatasi a partire da gennaio. Prime a finire in tv, alcune lettere di mons. Carlo Maria Viganò, attuale nunzio a Washington, contro la "corruzione" nel Governatorato vaticano, poi appunti sullo Ior del card. Nicora, un appunto riservato di padre Lombardi sul caso Orlandi. Fino, ed è stato troppo, alla pubblicazione nel libro di Gianluigi Nuzi di lettere indirizzate direttamente al Papa e documenti riservatissimi.

fonte: Ansa


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